Abbandonare l’attuale meccanismo “pay-as-cleared” di formazione dei prezzi all’ingrosso di gas ed elettricità? Secondo Pippo Ranci e Alberto Pototschnig che affrontano il tema su ENERGIA 1.22 potrebbe avere ripercussioni negative su efficienza e concorrenza senza raggiungere gli obiettivi sperati.
Prezzi record di elettricità e gas hanno riacceso il dibattito in Italia su quale sia il migliore meccanismo di determinazione dei prezzi nei mercati all’ingrosso dell’energia elettrica e del gas.
Su ENERGIA 1.22, Pippo Ranci e Alberto Pototschnig (Florence School of Regulatoin) discutono la proposta tornata in auge col deflagrare della crisi energetica di passare da un sistema basato su meccanismi di offerta pay-as-cleared, “in cui tutte le offerte di vendita accettate sul mercato all’ingrosso vengono remunerate al prezzo indicato dall’offerta a prezzo più alto tra quelle accettate per coprire la domanda”, ad uno su meccanismo pay-as-bid, “in cui ciascuna offerta di vendita accettata sul mercato viene remunerata al prezzo dalla stessa indicato”.
Questo passaggio, nell’intenzione di chi lo propone, “dovrebbe ridurre la remunerazione totale delle offerte di vendita accettate” per la copertura della domanda. Eppure, sostengono gli autori, non solo questo è irrealistico ma addirittura un ipotetico passaggio dal sistema pay-as-cleared a uno pay-as-bid potrebbe avere ripercussioni negative su efficienza e concorrenza.
Quali rischi del pay-as-bid?
Ma quali sarebbero i rischi associati all’adozione di un meccanismo pay-as-bid? Gli autori prevedono alcune conseguenze: “il prezzo finale potrà anche essere più elevato di quello prodotto da un sistema pay-as-cleared (…); il meccanismo di integrazione tra zone di mercato diverse sarà meno efficiente (…) e la maggiore complessità delle strategie di offerta potrebbe scoraggiare l’ingresso nel mercato, soprattutto da parte di operatori di dimensioni minori, con un impatto negativo in termini di concorrenza”.
Inoltre, “dato che, a differenza delle normali commodity, l’energia elettrica non è facilmente ed economicamente immagazzinabile, l’esito del mercato influenza grandemente la produzione di energia elettrica” rischiando di causare “inefficienze nella generazione di energia elettrica a copertura di tale domanda”.
Vantaggi dubbi, rischi certi
Un discorso a parte, invece, va fatto per il mercato del gas che per natura è più vicino a quello di commodity energetiche diverse dall’elettricità. “I mercati delle altre commodity sono generalmente organizzati a contrattazione (bilaterale) continua, in cui non avviene – come nel caso di mercati basati su aste (come quello elettrico, ndr) – una comparazione tra le offerte di vendita al fine di individuare quelle che riflettono costi minori di produzione”.
Queste ragioni portano gli autori a dubitare degli effetti positivi di un possibile cambiamento del meccanismo di formazione dei prezzi elettrici nel mercato all’ingrosso e invitano a riflettere sulle altre cause del caro energia.
Il post presenta l’articolo di Pippo Ranci e Alberto Pototschnig Meccanismi di mercato per l’elettricità e il gas (pp. 32-34) pubblicato su ENERGIA 1.22
Pippo Ranci, già professore all’Università Cattolica
Alberto Pototschnig, World of Practice in Florence School of Regulation e Direttore di DFC Economics
Foto: Geograph
Per aggiungere un commento all'articolo è necessaria la registrazione al sito.
0 Commenti
Nessun commento presente.
Login