Non è ancora l’ora di chiudere col gas. Secondo l’Organizzazione dei paesi esportatori di gas, la sua quota nel mix energetico globale è destinata a crescere e saranno necessari investimenti per almeno 8.700 miliardi di dollari al 2050 per garantire stabilità al sistema energetico globale ed evitare nuovi rally dei prezzi.
In un momento di forti tensioni – domanda/offerta e geopolitiche – che vanno attraversando il mercato del gas riteniamo utile pubblicare i principali punti del Global Gas Outlook 2050, gli scenari previsivi del Gas Exporting Countries Forum (GECF) pubblicati lo scorso 28 febbraio.
L’associazione ritiene che la fonte sia ancora lontana dal tramonto. Al 2050, la sua quota sul mix globale è prevista aumentare fino al 27% rispetto all’attuale 23%. In tandem con le rinnovabili, assorbiranno oltre il 90% della domanda globale di energia alla fine del periodo di proiezione.
Secondo il GECF il gas mantiene quindi il ruolo di ponte nel percorso di decarbonizzazione a suo tempo prospettato anche dall’Agenzia Internazionale dell’Energia contribuendo a garantire una transizione energetica bilanciata. In particolare, il gas sarà la principale alternativa al carbone, specie nella generazione elettrica dando flessibilità a un sistema sempre più caratterizzato dalle rinnovabili intermittenti.
Senza rapidi e decisi investimenti i prezzi non potranno che continuare la loro corsa al rialzo
Per soddisfare una domanda in crescita, è necessario continuare a investire e farlo rapidamente e con decisione. 8.700 miliardi di dollari è l’ammontare di capitali, a livello globale, da impiegare nel settore upstream e midstream. Senza questi i prezzi non potranno che continuare la loro corsa al rialzo.
Un rialzo, come afferma il segretario generale di GECF Mohammed Hamel, che sommato a quotazioni sempre più elevate del prezzo del carbonio, innescheranno pressioni inflazionistiche insostenibili e tali da disincentivare i paesi sviluppati e ancora di più quelli in via di sviluppo a percorrere il percorso della transizione energetica.
Vediamo più nel dettaglio alcuni risultati cui giungono i paesi esportatori di gas. Lato domanda, i consumi dovrebbero aumentare di un 46%, passando dai 3.840 mld mc del 2020 a 5.625 del 2050, lontani dall’aver raggiunto il picco.
+ 46% la domanda di gas al 2050
A sostenere i consumi, oltre una maggiore richiesta da parte degli Stati, un framework normativo sempre più attento al contenimento delle emissioni derivanti dalla combustione di questa fonte, nonché da un sempre maggiore switch da carbone e gas e lo sviluppo della tecnologia CCUS.
Ad assorbire buona parte dei volumi aggiuntivi (45%) sarà l’Asia Pacifico, seguita da Medio Oriente e Africa. Tra i settori, invece, il key driver della crescita sarà la generazione elettrica che in ragione di una sempre più massiccia elettrificazione dei consumi finali conterà per un 42% della domanda addizionale di gas.
Ampie potenzialità di crescita della domanda anche nel settore dei trasporti e dell’idrogeno, specie quello blu, prodotto ricorrendo al gas associato a sistemi di cattura e stoccaggio della CO2.
Lato offerta, la produzione dovrebbe crescere ad un tasso dell’1,2% all’anno e sarà il Medio Oriente a garantire un terzo dei volumi incrementali di gas. Seguono l’Eurasia, il Nord America e l’Africa. Un ruolo di rilievo spetterà alle risorse deepwater, il cui output è stimato quintuplicare rispetto ai valori attuali e a quelle non convenzionali, il cui share dovrebbe passare dal 25% del 2020 al 30% del 2030, floor che manterrà ancora almeno fino alla fine del periodo di proiezione.
L’offerta sarà sempre più mediorientale e non convenzionale
In calo invece le risorse di gas associato convenzionale che al 2050 copriranno solo un 7% dell’offerta vs il 12% segnato nel 2020. Qui a pesare è la riduzione della produzione di petrolio a cui queste risorse di gas sono legate in fase di estrazione. I paesi GECF manterranno una quota di circa 50% dell’offerta globale di gas, per una previsione di crescita ad un tasso medio annuo dell’1,4%.
Chiudiamo con un dato sul commercio internazionale di gas, che raggiungerà quota 1.815 mld mc, pari a 1/3 della domanda globale: indice di una maggiore integrazione, interconnessione e globalizzazione del mercato.
Verso una maggior globalizzazione del mercato grazie al GNL
Il gas sarà movimentato soprattutto via nave in forma liquefatta e ancora una volta sarà l’area dell’Asia Pacifico la principale destinataria di questi volumi (80%). Nuovi importatori di GNL sono attesi entro il 2050.
Lato esportatori, al 2050 la capacità di liquefazione dovrebbe essere superiore alla domanda, garanzia che il mercato rimarrà ben fornito. Tra i principali esportatori, Mozambico, Qatar, Russia, membri del GECF.
È utile tener presente una volta di più che queste previsioni incorporano il punto di vista dei principali paesi esportatori di gas e pertanto risultano più ottimistiche circa il ruolo di questa fonte rispetto ad altri scenari pubblicati in questi mesi (come quelli dell’AIE o della Shell).
Al di là del dato puntuale, più o meno vicino a quello fornito in altri sedi, quel che rileva è una duplice considerazione. La prima, è che nonostante gli sforzi e le aspettative, il gas ancora a lungo sarà rilevante nel mix energetico globale e gli eventi degli ultimi giorni non fanno che avvalorare questa tesi. La seconda, è che soddisfare una domanda ancora così sostenuta di gas richiederà uno sforzo oneroso in termini economici e duraturo nel tempo per ricostruire la capacità estrattiva del metano, oggi sostanzialmente satura.
Il GECF nasce nel 2008 sulle orme dell’OPEC, ma per molteplici ragioni, per lo più legate alle differenze tra le due commodity, non ha mai raggiunto la fama e la rilevanza della controparte petrolifera.
Include 11 membri – Algeria, Bolivia, Egitto, Guinea Equatoriale, Iran, Libia, Nigeria, Qatar, Russia, Trinidad & Tobago e Venezuela – e otto paesi osservatori – Angola, Azerbiagian, Iraq, Malesia, Mozambico, Norvegia, Peru, e EUA.
Il 30 settembre 2021, in pieno rialzo dei prezzi del gas, RivistaEnergia.it ha pubblicato il comunicato stampa del GECF sulla necessità di garantire sicurezza delle forniture sia della domanda che dell’offerta attraverso contratti a lungo termine col prezzo del gas indicizzato al petrolio, per garantire investimenti stabili nello sviluppo delle risorse di gas naturale.
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Foto: Pixabay
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