Quanto hanno inciso gli interventi del governo sulla domanda di elettricità e gas e sulla spesa delle famiglie? La risposta nei risultati del modello di microsimulazione presentato da Ivan Faiella e Luciano Lavecchia su ENERGIA 1.22.
La seconda metà del 2021 registra un’impennata dei prezzi del gas. Un rialzo imputabile a una combinazione di fattori tanto lato domanda quanto lato offerta, che “si è trasmessa anche ai prezzi all’ingrosso dell’elettricità, in particolare europei, per il ruolo rilevante che il gas naturale svolge nella produzione termoelettrica e nella determinazione del prezzo su tali mercati”.
Su ENERGIA 1.22, Ivan Faiella e Luciano Lavecchia (Banca d’Italia) propongono “un nuovo metodo per stimare le quantità e l’elasticità della domanda di elettricità, riscaldamento e carburanti per il trasporto privato delle famiglie italiane” con cui stimano l’impatto sulla spesa delle famiglie e la domanda energetica degli interventi governativi per calmierare i prezzi di elettricità e gas.
“Per contenere il prezzo finale di elettricità e gas pagato da famiglie e piccole imprese alimentate in bassa tensione” a partire dal secondo trimestre 2021 e fino al primo trimestre 2022 il governo è intervenuto con diversi provvedimenti su oneri generali di sistema, IVA, bonus sociali, stanziando complessivamente oltre 9,3 miliardi di euro (1. Gli interventi governativi per calmierare i prezzi energetici).
Misure che hanno permesso una mitigazione degli aumenti dei prezzi. ARERA stima che “nel corso del 2021 il prezzo finale sia cresciuto, complessivamente, del 12,0% per l’elettricità e del 9,7% per il gas (contro il 18,3% e il 13,6% che si sarebbero verificati in assenza di interventi)” (2. Gli aumenti di prezzo al netto degli interventi di mitigazione).
La contrazione della domanda di energia elettrica ha colpito maggiormente le famiglie meno abbienti, mentre il contrario è avvenuto per il gas
Ai dati a cui giunge ARERA, Ivan Faiella e Luciano Lavecchia affiancano i risultati di un modello di microsimulazione, che “analizza i microdati mensili dell’Indagine sulla spesa delle famiglie italiane per il periodo 1997-2018 arricchiti con varie fonti esterne sui prezzi e le quantità aggregate dei diversi usi energetici delle famiglie” e che “consente di osservare gli effetti distributivi sia degli aumenti sia delle misure di mitigazione dei prezzi adottate” (3. Un modello per simulare come la domanda di energia reagisce agli aumenti di prezzo).
“Applicando le variazioni di prezzo con e senza intervento del Governo al modello di microsimulazione” si giunge ai risultati dell’analisi (par. 4) che“indicano una riduzione dei consumi e un aumento della spesa inferiore rispetto a quanto sarebbe avvenuto in assenza di interventi”.
Si riscontra inoltre un impatto maggiore, in termini sia di riduzione dei consumi sia di crescita della spesa energetica, per le famiglie meno abbienti.
L’aumento dei prezzi è stato superiore alla riduzione della domanda: è quindi cresciuta la spesa energetica
Gli autori “suggeriscono cautela nel valutare i risultati” a fronte di due limiti dell’analisi: “non si tiene conto dell’aumentata platea dei percettori del bonus elettricità e gas” e che “gli aumenti dei prezzi imputati riguardano le sole famiglie nel mercato tutelato”.
“Le variazioni dei prezzi avvenute effettivamente nel corso dell’anno sono probabilmente inferiori a quelle considerate e quindi i risultati presentati andrebbero considerati come «un limite superiore». Solo la disponibilità di dati migliori sui consumi e i prezzi potrà far superare i limiti di questo tipo di esercizi”.
Il post presenta l’articolo di Ivan Faiella e Luciano Lavecchia, Contenimento dei prezzi dell’energia e spesa delle famiglie (pp. 36-39) pubblicato su ENERGIA 1.22.
Ivan Faiella e Luciano Lavecchia, nucleo cambiamenti climatici e sostenibilità, Banca d’Italia
Foto: PxHere
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