4 Marzo 2022

La crisi del gas è anche una crisi del sistema di pricing

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Il sistema di formazione dei prezzi del gas è andato mutando a partire dal 2009-10. Quanto ha contribuito all’attuale crisi energetica? Su ENERGIA 1.22, Giovanni Goldoni e Gian Paolo Repetto ricostruiscono in un ampio saggio l’evoluzione del mercato del gas e il suo impatto sul sistema gas europeo fino all’attuale grave crisi energetica.

Siamo di fronte alla prima grave crisi del mercato del gas globalizzato e del sistema dei prezzi a breve termine basato sulla gas to gas competition. Giovanni Goldoni e Gian Paolo Repetto propongono su ENERGIA 1.22 una puntuale disamina delle vicende del mercato internazionale del gas naturale nell’ultimo biennio, approfondendo in particolare le modifiche intervenute nella struttura del mercato europeo, nella dinamica della domanda e dei flussi di approvvigionamento, nei criteri di fissazione dei prezzi finali sempre più ancorati ai volatili valori spot.

Ma andiamo per ordine, partendo dal quadro del mercato del gas che gli autori ci illustrano nel primo paragrafo da cui emerge una cornice profondamente mutata negli ultimi anni “sia sotto il profilo dei flussi commerciali che su quello delle modalità̀ di formazione dei prezzi all’ingrosso e al consumo”.

Dall’oil-linked alla gas to gas competition: dal 2009-10 cambia il modello di pricing

Fino agli anni 2009-10, il modello prevalente di pricing nel mercato del gas sono “contratti a lungo termine contenenti prezzi indicizzati sulla base di medie mobili a quelli dei prodotti petroliferi e clausole take-or-pay”.

In seguito, questo modello inizia a indebolirsi a causa di diversi fattori (tra i quali, le pressioni dei regolatori) che spingono ad una revisione del sistema dei prezzi verso quella che viene definita gas-to-gas competition e “introducendo nelle formule di prezzo riferimenti alle quotazioni agli hub.”

Un nuovo sistema di prezzi orientato al breve termine che ha “funzionato per diversi anni in un contesto caratterizzato prevalentemente (…) da sovrabbondanza di offerta e che ha raggiunto il suo culmine nel 2020 con la pandemia, quando le quotazioni hanno toccato i loro minimi storici”.

Il nuovo sistema di prezzi orientato al breve termine ha funzionato fintanto che c’è stata sovrabbondanza di offerta, ma dal 2021 tutto cambia

Il meccanismo inizia a scricchiolare dal 2021, quando l’economia torna a crescere e con essa i consumi di gas, gli operatori vengono colti impreparati dal lato degli approvvigionamenti e le quotazioni spot intraprendono una corsa al rialzo senza freni, con prezzi che si quadruplicano.

“quel che era stato «risparmiato» negli anni grazie alla gas-to-gas competition (rispetto ai vecchi contratti oil linked, NdR) rischia di essere interamente «perso» in poco tempo”.

Il mancato adeguamento dell’offerta alla domanda pesa inesorabilmente sull’andamento dei prezzi anche alla luce della crescente correlazione tra prezzi asiatici ed europei e della forte dipendenza del sistema gas continentale dalle “importazioni via gasdotto che hanno coperto il 67% del consumo”.

L’analisi del sistema gas europeo è l’oggetto del secondo paragrafo, mentre il terzo mette sotto la lente la produzione interna e gli stoccaggi.

Il forte declino della produzione europea di gas “priva il sistema di una flessibilità utile a fronteggiare le oscillazioni stagionali della domanda e rende il ricorso agli stoccaggi ancora più prezioso nei mesi invernali”.

Dal canto loro, i siti di stoccaggio conoscono un rallentamento delle iniezioni per una primavera fredda che ha dirottato ai consumi volumi destinati a essere stoccati e in seguito per la ritrosia degli operatori a iniettare gas data l’estrema volatilità dei prezzi. “Al 31 gennaio 2022 il livello di riempimento resta sui minimi storici”.

La domanda aumenta, la produzione interna cala, gli stoccaggi si svuotano, la Russia riduce l’export, la concorrenza asiatica si fa spietata

Non va molto meglio sul fronte delle importazioni dalla Russia, qui è dedicata la quarta parte dell’analisi (Il ruolo delle importazioni dalla Russia). “Dal mese di settembre, in particolare, Gazprom ha ridotto significativamente le sue esportazioni verso l’Europa, dando priorità̀ alle forniture al mercato interno, contrariamente al consueto aumento stagionale dei flussi verso l’Europa”.

Unico fornitore di gas russo via gasdotto all’Europa, Gazprom, ha sempre affermato di “aver continuato a rispettare i propri impegni contrattuali a lungo termine”. Quel che non le ha impedito di ridurre di molto la propria offerta sul mercato spot. Varie le ragioni di tale scelta, comprese complesse questioni geopolitiche.

Un quadro continentale complicato cui si aggiunge la concorrenza dei buyer asiatici, come analizzato nel quinto paragrafo (L’evoluzione del mercato GNL). “Negli ultimi anni, la domanda di gas in Asia è stata particolarmente vivace (attraendo) circa il 70% dei volumi di GNL, legati nella maggior parte dei casi a contratti con scadenza nel medio-lungo periodo e prezzi indicizzati al petrolio”.

Quando il restante 30% offerto sui mercati spot diventa essenziale per la copertura della domanda sia in Asia sia in Europa, “la concorrenza si accende e può̀ portare i prezzi alle stelle”, come avvenuto “tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021, quando un’ondata di freddo intenso che investì le regioni asiatiche settentrionali causò un primo spike dei prezzi nei mercati dell’area (20)”.

“In seguito è stata soprattutto l’uscita dal lockdown di una Cina affamata di energia ad alimentare la domanda asiatica di GNL”. La decisa volontà di acquistarlo a qualsiasi prezzo ha causato “ripercussioni pesanti sui mercati europei”.

I contratti a lungo termine pesano per circa l’80% sul totale dell’approvvigionamento dell’UE, ma non se ne conoscono i dettagli

I riflessi sui prezzi costituisce l’oggetto di analisi della sesta parte dello studio, in particolare come non sia chiaro “l’impatto reale che hanno i prezzi fissati nei mercati spot sul costo degli approvvigionamenti alla frontiera degli importatori”.

“l’80% del gas consumato in Europa è prezzato in riferimento (diretto o indiretto) ai valori a breve termine e solo meno del 20% è rimasto indicizzato al petrolio, mentre i contratti a lun­go termine pesano per circa l’80% sul totale dell’approvvigionamen­to dell’UE (Commissione europea 2021)”.

Contratti di lungo termine di cui non si conoscono nel dettaglio le formule di prezzo – “alcune di esse sono rimaste esclusivamente indicizzate a petrolio e derivati sulla base di medie mobili (es. importazioni dall’Algeria), nella maggior parte dei casi sono applicate formule ibride, con crescenti riferimenti ai prezzi degli hub” – ma solo che “sono quasi sempre previsti «argini» e ammortizzatori alle variazioni eccessive dei prezzi in entrambe le direzioni”.

Quel che trova conferma sia nell’andamento del prezzo BAFA – “una media tra i prezzi del gas importato in Germania sotto le varie formule” – significativamente inferiore negli ultimi mesi ai prezzi all’hub, sia “nell’ultimo rapporto trimestrale dell’osservatorio della Commissione europea sul mercato del gas” che conferma prezzi alla frontiera dei contratti di importazione a lungo termine minori di quelli spot.

Nelle conclusioni (par. 7) gli autori evidenziano come quest’ultimo non sia per nulla marginale, ma che anzi dovrebbe portare a un’approfondita riflessione sull’efficienza degli attuali meccanismi di formazione dei prezzi incentrati sui valori spot. Se non altro “per individuare soluzioni equilibrate atte a ridurre la volatilità dei prezzi ed esborsi tanto elevati per i consumatori”.

Tanto più che “si rischia di trovarsi frequentemente in situazioni di scarsità̀ di offerta di una fonte che nel lungo termine si vorrebbe abbandonare, ma che risulta ancora non sostituibile per un tempo indeterminato”.


Il post presenta l’articolo di Giovanni Goldoni e Gian Paolo Repetto La crisi dei prezzi del gas, tra mercati e politica (pp. 22-31) pubblicato su ENERGIA 1.22.

Giovanni Goldoni è professore presso l’Università di Verona e membro del Comitato Scientifico della rivista ENERGIA.

Gian Paolo Repetto è economista dei mercati energetici. Collabora con Rie-Ricerche Industriali ed Energetiche.

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Foto: Unsplash

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