A pochi giorni dall’uscita del nuovo rapporto IPCC e a qualche mese dalla COP 27 che si terrà in Egitto, ENERGIA propone un nuovo dibattito a più voci sui limiti delle COP e sulle proposte di un loro superamento, ritenuto da molti necessario per imprimere una svolta nell’azione globale di mitigazione dei cambiamenti climatici. Con i contributi di Alberto Clò, GB Zorzoli ed Enzo Di Giulio.
27 anni dopo la prima COP (Berlino, 1995) le notizie dal fronte climatico sono tutt’altro che rassicuranti. Lo ribadisce ancora una volta l’IPCC nel suo secondo volume del 6th Assessment Report, la cui pubblicazione il 28 febbraio ha suscitato meno clamore del dovuto solo a causa di notizie ancor più tragiche provenienti dal fronte di guerra ucraino.
Gli impatti dei cambiamenti climatici sono già più diffusi e gravi di quanto previsto; toccano tutti quanti, non solo, anche se in particolar modo, le comunità più vulnerabili; alcuni di questi effetti sono ormai irreversibili.
Eppure, a fare da contraltare a una compatta e risoluta comunità scientifica, una comunità internazionale che non riesce ad imprimere una svolta reale ed adeguata alla gravità della situazione, nonostante l’occasione ricorra puntualmente ogni anno nella forma delle sempre più partecipate COP.
Oltre le COP: il nuovo speakers’ corner di ENERGIA
“Le grandi aspettative alimentate per il duplice appuntamento del G20 di fine ottobre 2021 a Roma e della COP26 di Glasgow di inizio novembre non hanno trovato riscontro, checché se ne dica, nella pochezza dei loro risultati, al di là di quelli mediatici” ha scritto il direttore Alberto Clò nella presentazione del nuovo numero di ENERGIA.
“Molti auspici, molti vaghi impegni ma nessuna decisione operativa, mentre non si è potuto che (ri)constatare la grande divergenza di interessi tra i paesi, specie sulla questione cruciale della riduzione degli usi di carbone”.
E allora, che fare? Confidando non sia mai troppo tardi per aggiustare l’approccio ad un problema di portata epocale, riteniamo sia quantomai opportuno riflettere con maggior attenzione se il nocciolo del problema dell’inazione è racchiuso esclusivamente nel contenuto del problema stesso o anche nel metodo che si è scelto per farvi fronte.
“Il cammino verso l’obiettivo net-zero richiede (…) – scrive ancora Alberto Clò – una fortissima cooperazione internazionale (non solo nel fissare comuni obiettivi, ma soprattutto nel comune operare) ostacolata anche da potenziali conflitti geopolitici legati alle nuove filiere produttive (e controllo dei relativi materiali critici), al consolidarsi di nuove potenze energetiche, al ridursi del commercio energetico internazionale (19)”.
Senza la partecipazione di industria O&G e nucleare, il vero scontro sul «che fare» in ambito climatico avviene all’esterno e non all’interno delle COP
“Merita allora riflettere se la responsabilità del poco che si è ottenuto nell’ultima COP – e d’altronde le emissioni dalla prima di Berlino del 1995 ad oggi sono aumentate del 50% – sia da addebitarsi all’oggettiva complessità della transizione energetica; alla difficoltà a individuare punti di convergenza tra i distanti e divergenti interessi delle parti; ovvero alla stessa configurazione organizzativa e alla governance delle Conferenze delle Parti, ove l’eccessivo numero di partecipanti ha contribuito a rendere impossibile la condivisione all’unanimità del testo finale, mentre l’impedimento anche solo a partecipare agli interessi costituiti, quali le industrie degli idrocarburi e nucleare, le rendeva sostanzialmente vuote di contenuto”.
Su come andare oltre le COP superandone i limiti e mettendo la comunità internazionale su un vero cammino di contrasto ai cambiamenti climatici ENERGIA inaugura nel suo ultimo trimestrale un nuovo dibattito a più voci.
All’analisi e alla proposta di riforma delle COP con cui Alberto Clò apre la riflessione rispondono GB Zorzoli ed Enzo Di Giulio, da una parte confermando la necessità di un superamento dell’attuale conformazione, dall’altra aggiungendo, modificando e rafforzando alcuni punti della proposta.
Nella sostanza, Alberto Clò propone di istituire «tavoli tecnici» su specifiche tematiche in cui coinvolgere tutti i principali stakeholder con l’impegno di individuare soluzioni e tempi per loro vincolanti per abbattere le emissioni da sottoporre poi alla Conferenza delle Parti per una loro ratifica (Limiti delle COP e proposte di riforma).
Scomporre il problema
Una proposta che richiama il celebre climate model del premio Nobel William Nordhaus – che “non ha ottenuto tuttavia l’accoglienza che la sua indiscussa autorevolezza avrebbe meritato” – ma volto a superare quell’“esclusione dalle Conferenze di un gran numero di soggetti (che) susciterebbe tuttavia reazioni tali da rendere questa soluzione difficilmente perseguibile”.
L’istituzione di gruppi ristretti – «tavoli tecnici» – ricalcherebbe invece l’esempio di quelli esistenti tra paesi con interessi similari (quali l’Umbrella Group tra paesi avanzati e G7 e Cina tra quelli in via di sviluppo) e consentirebbe di affrontare “tematiche ben circoscritte di cui dovrebbero far parte tutte le componenti e competenze industriali, scientifiche, climatiche relative”.
Su quali tematiche puntare e costruire questi tavoli tecnici? “In prima battuta vien da pensare a settori industriali ad elevata intensità carbonica, quali aviazione, grandi trasporti, raffinazione-petrolchimica, cemento”.
Coinvolgere in prima battuta la grande finanza
Proposta condivisa da G.B. Zorzoli, che tuttavia la riterrebbe più efficace se ad avviarla fosse un tavolo tecnico tra le grandi società di investimento, i cui indirizzi influenzerebbero i principali settori produttivi in numero elevato di paesi, non solo occidentali (Il ruolo delle grandi società di investimento).
Tavolo tecnico che secondo Zorzoli già esiste in nuce. Si tratta del Portfolio Alignment Team, messo in piedi dall’inviato speciale dell’ONU per il clima e la finanza, Mark Carney.
Puntare quindi sì sui settori industriali ad elevata intensità emissiva, ma tenendo presente che il successo della transizione a una società net-zero dipende in misura rilevante dalla capacità di indirizzare gli investimenti verso attività industriali in linea con il processo di decarbonizzazione.
Costruire sull’esistente
Anche secondo Enzo Di Giulio “occorre (…) migliorare nei limiti del possibile il meccanismo negoziale” (Dopo Glasgow: verso un nuovo inizio). Non bisogna tuttavia trascurare le criticità insite nel modello dei climate clubs da cui Clò parte nella sua proposta per superare l’attuale stallo delle COP.
Da una parte, “vi è una dimensione ideologica, politica e morale che lo schema di Nordhaus tende a sottovalutare”. Dall’altra, “la creazione dei climate clubs richiede un ammontare di tempo di cui oggi non disponiamo”.
“Di qui l’ipotesi di costruire sull’esistente, semplificando il processo attraverso la riduzione del numero dei paesi coinvolti nel negoziato. Il ragionamento è semplice: i 20 paesi più ricchi del mondo producono circa l’85% del PIL mondiale, generando l’80% delle emissioni globali. Dunque, perché non ipotizzare un G20 del clima che, riducendo di un ordine di grandezza il numero delle parti coinvolte nel negoziato, lo semplifichi considerevolmente? Di certo, saremmo di fronte a un indebolimento della condivisione della decisione, ma mai come in questo caso si applica la massima «il meglio è nemico del bene»”.
“Certo, le Conferenze delle Parti continueranno ad esistere ma il driver del processo sarà il G20. E non si può escludere che in seno a questa istituzione possano maturare decisioni di rilievo sugli strumenti delle policy, aspetto del tutto assente nelle COP”.
E tu cosa ne pensi? Il dibattito è aperto!
Il post presenta il trittico di articoli che compone lo speakers’ corner: oltre le COP proposto su ENERGIA 1.22.
Leggi gli articoli in versione integrale:
Limiti delle COP e proposte di riforma (pp. 40-43)
di Alberto Clô (Direttore responsabile «Energia»)
Il ruolo delle grandi società di investimento (pp. 44-46)
di G.B. Zorzoli (Comitato Scientifico «Energia»)
Dopo Glasgow: verso un nuovo inizio (pp. 47-49)
di Enzo Di Giulio (Comitato Scientifico «Energia»)
Foto: Unsplash
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