Con l’Opec Plus in difficoltà a sostenere l’offerta prevista e l’incorrere di imprevisti tecnici (Caspian Pipeline), i prezzi del greggio potrebbero portarsi fino a 150 doll/bbl., ben oltre la soglia già toccata di 120 doll/bbl. Tensioni di mercato e annunci spesso improvvisati accrescono l’incertezza e la confusione acuendo la volatilità dell’intera gamma dei prezzi energetici.
Temo che quando finirà il gentil dono del governo di una riduzione di 25 centesimi di euro al litro per benzina e gasolio (ampiamente pagato coi nostri soldi), gli automobilisti troveranno l’amara sorpresa di prezzi ancor superiori a quelli precedenti la riduzione.
In ragione del fatto che quelli all’origine del petrolio sono nel frattempo aumentati dai circa 100 dollari al barile (greggio di riferimento Brent) dei giorni precedenti il decreto-legge a 120 dollari il 25 marzo per poi ripiegare a circa 112 dollari.
Le prospettive sono comunque tutt’altro che buone col rischio, evidenziato da analisti e banche, che la robusta ripresa post-pandemia possa rovesciarsi con una sensibile riduzione della crescita prima prevista per il combinato disposto delle tensioni nei prezzi energetici, delle interruzioni di molte supply chains, della scarsità di materiali e prodotti alimentari con diretto riverbero sui prezzi di beni primari, degli effetti di ritorno delle sanzioni economiche (per lo scenario macroeconomico 2022-23 si veda Sergio De Nardis su ENERGIA 1.22).
Verso i 150 doll/bbl?
L’invasione dell’Ucraina ha causato un’immane crisi umanitaria in termini di persone uccise e di rifugiati in paesi limitrofi (ad oggi tre milioni). Nello svolgersi del conflitto, nelle conseguenze che va determinando, nelle loro prospettive, l’energia assume un ruolo centrale.
Nel recente studio War in Ukraine: Lives and livelihoods, lost and disrupted, McKinsey sostiene che l’acuirsi della crisi bellica combinato con l’aggravarsi delle sanzioni fino a intaccare il regolare flusso delle forniture energetiche dalla Russia, potrebbe portare ad un raddoppio dei prezzi del gas a 70 doll/Mil.Btu e ad un balzo di quelli del petrolio a 150 doll/bbl.
Anche a prescindere da questo peggiore, pur non escludibile, scenario, la tensione va aumentando su tutti i mercati energetici. Del gas si parla ampiamente, meno del petrolio.
L’Opec Plus formalmente non ha modificato l’impegno a immettere mensilmente sul mercato 400 mila bbl/g addizionali, ma di fatto non riesce a rispettarlo, mentre ha confermato la sua alleanza anche politica con Mosca.
Tensioni lato offerta: Russia e guasti tecnici
Energy Intelligence stima che a febbraio vi sia stato un minor rifornimento del mercato da parte di Opec Plus per 1,05 mil. bbl/g (circa 1% domanda). Calo che potrebbe aumentare per le minori esportazioni dalla Russia e l’interruzione dei flussi di petrolio, per 1,5 mil. bbl/g, dal Kazakistan per la rottura del Caspian Pipeline.
Qualora i due fatti dovessero acuirsi – con una produzione totale di Opec Plus che potrebbe ad aprile essere inferiore di 3,3 mil. bbl/g rispetto ai 40 attesi – i prezzi potrebbero balzare a 150 doll/bbl.
La capacità inutilizzata di petrolio è d’altra parte ridotta ai minimi (tutta localizzata in Arabia Saudita ed Emirati Arabi) e solo un drastico calo della domanda – per effetto prezzi e rallentamento dell’economia – potrebbe riportare in equilibrio il mercato. Domanda che secondo l’Agenzia di Parigi dovrebbe crescere nel 2022 meno del previsto, ma comunque crescere superando nel terzo trimestre i 100 mil.bbl/g.
In caso di ulteriori tensioni lato offerta, solo un drastico calo della domanda potrebbe riportare in equilibrio il mercato
Da quanto detto, si comprende come siano palesemente prive di senso e autolesionistiche le ‘minacce’ formulate il 7 marzo dal presidente americano Joe Biden e dal premier inglese Boris Johnson di voler decretare un embargo verso il petrolio e gas russi, dai quali peraltro dipendono quasi niente. Trovando una pronta piccata risposta dal cancelliere tedesco Olaf Scholz che ha sostenuto che un simile boicottaggio getterebbe l’economia tedesca in una profonda crisi. E non solo, aggiungiamo, quella tedesca.
Una risposta da parte europea non si è comunque avuta, a dimostrazione del flop del Consiglio Europeo del 25 marzo che ha certificato la divergenza di interessi tra i paesi su ogni questione trattata, e nell’illusa speranza che Biden desse seguito all’impegno di accrescere entro fine anno le forniture di GNL all’Europa di 15 miliardi di metri cubi, quasi avesse la possibilità di disporne direttamente.
Alle ‘minacce’ di Biden i mercati hanno immediatamente reagito con un balzo dei prezzi prossimo al 20% a una punta di 139 doll/bbl che non si toccava da 14 anni, per poi ripiegare a 123 doll/bb. Fornendo inoltre un assist formidabile al primo ministro russo Alexander Novak che ha affermato di attendersi un prezzo a 300 doll/bbl se la proposta anglo-americana fosse andata avanti.
Tensioni di mercato e annunci spesso improvvisati accrescono l’incertezza e la confusione sui mercati acuendo una volatilità dell’intera gamma dei prezzi energetici, già di per sé elevata, che rende altamente difficoltosa ogni decisione specie dal lato degli investimenti.
Tornando al nostro automobilista, si affretti a fare il pieno non confidando sul fatto che il Governo ci faccia trovare nell’uovo di Pasqua un rinnovo della riduzione dei prezzi.
Alberto Clô è direttore del trimestrale ENERGIA e del blog RivistaEnergia.it
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