PNRR e agricoltura: incongruenze, illogicità e scarsa conoscenza del comparto in Italia, ma soprattutto mancata sinergia col comparto energia. Queste alcune delle criticità che emergono dall’analisi fatta da GB Zorzoli nel suo articolo su ENERGIA 3.21 dedicato al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e di cui di seguito si riporta un estratto.
Il PNRR assegna all’agricoltura un ruolo importante nel percorso di transizione energetica. Al settore primario destina risorse per 6,8 miliardi a cui si devono sommare fondi provenienti da progetti trasversali che incideranno anche sull’agricoltura. Di questi, 1,9 miliardi sono stati stanziati per biogas e biometano, mentre altri 2,6 miliardi di euro riguardano altre due progettualità: il parco agrosolare e l’agrovoltatico.
Già il fatto che tre comparti (le bionergie, parco agrosolare e l’agrovoltaico), fortemente interconnessi, siano trattati separatamente pone qualche interrogativo sulle scelte fatte in materia e sull’efficacia delle misure intraprese. L’attenta analisi di GB Zorzoli comparsa sulle pagine di ENERGIA 3.21 ci aiuta a capire perché.
“Per quanto poco logico, l’accoppiamento di «economia circolare» e «agricoltura sostenibile» nella componente 1 della Missione 2 si giustificherebbe se, a giudizio degli estensori, le più rilevanti prospettive dell’economia circolare riguardassero il settore agricolo. Non è così. Il PNRR si limita ad affermare che «la componente si prefigge l’obiettivo di una filiera agroalimentare sostenibile, migliorando la competitività delle aziende agricole e le loro prestazioni climatico-ambientali, rafforzando le infrastrutture logistiche del settore, riducendo le emissioni di gas serra e sostenendo la diffusione dell’agricoltura di precisione e l’ammodernamento dei macchinari» (PNRR, p. 120).
L’illogicità di accoppiare economia circolare e agricoltura sostenibile e disaccoppiare attività agricola e produzione di energia
Poiché i progetti relativi al biometano fanno parte di un’altra ammucchiata (Energia rinnovabile, idrogeno, rete e mobilità sostenibile), chi ha scritto la parte sull’agricoltura ignorava che in Italia una quota cospicua della produzione di biogas è localizzata all’interno di aziende agricole gestite secondo i criteri dell’economia circolare e per di più non sapeva che, secondo la Commissione europea, la politica agricola comunitaria deve sfruttare il potenziale dell’economia circolare e favorire la multifunzionalità dei sistemi agricoli, quindi anche l’integrazione fra attività agricola e produzione di energia.
Tipico esempio di mancata sinergia tra progetti, si ignorano pertanto sia le indicazioni europee, sia la loro applicazione concreta nell’esperienza italiana del Biogasfattobene®, modello di economia circolare realizzato grazie anche all’integrazione tra produzione agricola ed energetica, collocata a terra (Rossi et al. 2020).
Conseguentemente, per l’agricoltura sostenibile è previsto soltanto il progetto di un parco agrisolare, che incentiverà l’installazione di moduli FV, con una potenza di circa 0,43 GW, sui tetti di edifici ad uso produttivo nei settori agricolo, zootecnico e agroindustriale (PNRR, p. 122), mentre altrove, tra i progetti relativi alle energie rinnovabili, si parla invece di sviluppo agro-voltaico, con un investimento per la produzione di energia FV in misura molto limitata – a regime saranno installati 1,04 GW – per non compromettere l’utilizzo dei terreni dedicati all’agricoltura (PNRR, p. 129).
Agrisolare e agrivoltaico: se trattati separatamente si rinuncia alle loro possibili sinergie
A parte l’assurdità di rinunciare, trattando separatamente i due investimenti, alle possibili sinergie tra progetti basati sulla medesima tecnologia e destinati alla stessa attività produttiva, la mancata valorizzazione dell’esperienza del biogas in agricoltura e delle indicazioni del Piano europeo per l’economia circolare non contribuisce a mitigare un ingiustificabile eccesso di cautela, esistente in Italia nei confronti dell’integrazione di impianti rinnovabili in agricoltura.
Morale della favola: i due progetti consentiranno di installare complessivamente circa 1,5 GW, una cifra irrisoria nei confronti dei 70 GW di capacità aggiuntiva da realizzare entro il 2030. Si priva così l’agricoltura della sua gamba energetica, senza la quale manca alla produzione agricola un sostegno economico, che tra l’altro può fornire le risorse per renderla più sostenibile.
Un’analoga cautela caratterizza anche gli investimenti finalizzati alla promozione di energie rinnovabili per le comunità energetiche e l’autoconsumo che, essendo destinati esclusivamente a Pubbliche Amministrazioni, famiglie e microimprese in Comuni con meno di 5.000 abitanti, escludono le comunità realizzabili in distretti industriali e in quartieri cittadini, dove è più agevole costituirle.
Troppi pochi GW fotovoltaici previsti provenire dall’agricoltura, così come da autoconsumo e comunità energetiche
Oltretutto, gli investimenti previsti consentiranno di installare soltanto 2.000 MW entro il 2026 (PNRR, p. 129): grosso modo la stessa capacità indicata al 2025 (cioè un anno prima) dall’Energy & Strategy Group (2020) del Politecnico di Milano nello scenario di diffusione moderato, poco più di metà dei 3.600 MW nello scenario di diffusione medio e poco più di un terzo dei 5.400 MW nello scenario di diffusione alto (Fig. 3).
Anche in questo caso si tratta di un trend incompatibile con gli obiettivi da realizzare entro il 2030, dato che, per i vantaggi economici che ne conseguono, le forme di autoconsumo collettivo rappresentano lo strumento maggiormente in grado di creare consenso alla realizzazione di impianti a fonti rinnovabili (Zorzoli 2020).
Non deve dunque stupire che, nella speranza di risolvere il nodo cruciale della localizzazione dei nuovi impianti di produzione elettrica, il Piano a più riprese proponga il ricorso a impianti offshore (PNRR, pp. 21, 30, 117, 127).”
Il post riporta un estratto dall’articolo di GB Zorzoli PNRR: un piano con scarse sinergia (pp. 50-57) pubblicato su ENERGIA 3.21
GB Zorzoli è Presidente AIEE e membro Comitato Scientifico «Energia»
Foto: Pixabay
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