2 Maggio 2022

La Russia può abbandonare l’Europa per la Cina?

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Molto si parla di se, come e con quali tempistiche l’Europa possa fare a meno del gas russo, ma la Russia può fare a meno del mercato europeo? Se per l’Europa la risposta è guardare a sud e a ovest (Africa e USA), per la Russia l’ovvia “giravolta” è verso est: la Cina. Ma anche in questo caso prima di trarre conclusioni affrettate sarebbe meglio dare un’occhiata ai numeri. Lo facciamo con un’analisi in 4 parti: le mosse dell’UE e dagli Stati membri; i limiti e le potenzialità di gasdotti e GNL russi verso la Cina; per chiudere, un epilogo.

Tra tubi e GNL, l’ammontare di gas esportato dalla Russia verso l’Europa (compresi Gran Bretagna e Turchia, secondo la catalogazione Eurostat) è all’incirca 200 mld mc annui. Prima di guardare alle possibilità della Russia di dirottarli verso la più promettente alternativa al mercato europeo – la Cina – diamo un’occhiata a quel che sta succedendo in Europa, dove prosegue il lunghissimo e poco decifrabile sciame sismico di mosse e contromosse di politica energetica generate dallo shock brutale dell’invasione dell’Ucraina da parte di Mosca.

In primo luogo, fiorisce la “diplomazia dell’energia” da parte dei singoli governi: dopo la girandola di missioni del duo Di Maio-Descalzi tra Algeria, Angola, Congo-Brazzaville, Qatar e Azerbaijan, è stato Draghi in persona a volare ad Algeri per fare di Sonatrach il primo esportatore di metano verso l’Italia (qui la rubrica di Francesco Sassi sulla diplomazia energetica italiana).

L’Italia e le sue sorelle: diplomazia, infrastrutture e strumenti di mercato

La Germania (con il suo ministro delle Finanze Habeck) fa la spola tra Oslo e Doha per trovare il modo in poche settimane di scardinare la linea Schröder-Merkel di appeasement commerciale e di matrimonio energetico verso Mosca: una linea ininterrotta e durata 30 anni, il cui ultimogenito più eclatante è un gasdotto lungo 1.215 km, già completato, che rischia di arrugginire sul fondale del Mar Baltico.

Da un lato Berlino vuole trarre il massimo dal fast-tracking delle relazioni energetiche europee con la Norvegia: l’output di gas dalla piattaforma continentale scandinava verrà incrementato quanto più possibile e si tornerà a parlare della cenerentola “idrogeno blu” (prodotto dal gas ma con sequestro del biossido di carbonio) e di come veicolarlo sul Continente dai campi di estrazione norvegesi dove già si pratica CCS. Dall’altro lato Scholz va rispolverando i vecchi piani accantonati per tre rigassificatori mobili e porta a casa dal Qatar già ora la promessa di deliveries dedicate di GNL attraverso il terminal olandese di Rotterdam-Gate.

Quanto detto è per stare ai soli due primatisti dei consumi di gas in Europa, Roma e Berlino: allargando lo spettro si scoprono iniziative altrettanto rivoluzionarie – se consideriamo lo standard dei dibattiti tra gli addetti su transizione e riforma dei mercati fino al 23 febbraio scorso, pur a crisi dei prezzi già tangibilissima.

Le cancellerie baltiche uniscono le forze per chiudere da subito gli esigui – ma non irrilevanti – rubinetti che le lega(va)no a Mosca, facendo leva sulla gestione comune del terminal regas lituano e dello storage lettone (che da solo avrebbe spazio per coprire il 57% dei consumi annui dei tre paesi).

Un confuso ma clamoroso nulla osta

Spagna e Portogallo ottengono un confuso ma clamoroso nulla osta da Von der Leyen per esplorare la fattibilità di un cap sui prezzi del gas per la generazione termoelettrica (a 40 €/MWh!), argomentando come i propri mix di generazione siano sensibilmente meno sbilanciati verso la molecola fossile e le reti iberiche isolate dal resto del Continente.

Intanto, si profila la messa in cantiere di acquisti congiunti del gas necessario a riempire gli stoccaggi per il prossimo inverno, sotto lo scacco perenne di un’interruzione totale o parziale dei flussi dalla Russia in caso di nuove escalation (nuove atrocità scoperte nei territori liberati? La guerra totale nell’oblast di Donetsk ancora sotto il controllo di Kiev? L’ingresso della Finlandia nella NATO?).

Scoccata la mezzanotte del 27 aprile, in Polonia e Bulgaria è arrivato improvviso l’annuncio di Gazprom sulla sospensione delle forniture dirette (sebbene i transiti rimangano attivi).

Un’accelerazione formidabile

Il presidente del Consiglio dell’UE Michel in visita a Kiev si è detto “personalmente certo” che su petrolio e gas si adotteranno nuovi e incisivi blocchi: l’Unione sembrerebbe voler mettere davvero a frutto la sua imponenza di consumatore e procurarsi congiuntamente quella strategic pool per riempire lo storage almeno all’80% entro il 1° novembre 2022, al miglior prezzo negoziabile e con il minor contributo russo possibile.

Sebbene divisioni e faglie nord-sud ed ovest-est permangano, si tratta di un’accelerazione formidabile rispetto alla storica ritrosia nell’adottare misure coordinate in campo energetico e rispetto alla mancanza di sincronia tra il realismo del fabbisogno giornaliero di energia e i target ambientali sempre più ambiziosi. È questa la terza e decisiva tappa di un brusco risveglio, passato per COVID-19 e per la crisi dei prezzi dell’energia nel quarto trimestre del 2021?

I dubbi e le polemiche non solo si addensano, com’è ovvio, attorno all’enorme problema dell’abbandono del gas di Mosca e della stabilizzazione di un mercato sottoposto a tali sforzi. Il momento è spartiacque e siamo comprensibilmente concentrati sul nostro ombelico, ma varrebbe la pena di chiedersi cosa farebbero i russi di tutto quel gas che da un trimestre all’altro andremmo a decurtare e poi a salutare per sempre.

La risposta che compare immancabilmente a tali quesiti è una sola: “la Cina”. Ma quali sono le reali possibilità di sostituzione dell’Europa con Pechino per i flussi di gas russo che il nostro continente importa ogni giorno? I numeri cui prestare attenzione non sono poi molti ed è giusto concentrarsi su di quelli.

[seconda parte: focus gasdotti]
[terza parte: focus GNL]
[quarta parte: epilogo]


Michele Soldavini è analista dei mercati energetici presso FEDABO S.p.A.


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Foto: Unsplash

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