L’embargo petrolifero ‘graduale’ contro la Russia proposto da Ursula von der Leyen fatica ad ottenere l’adesione degli Stati Membri. La decisione richiederebbe l’unanimità dei 27 paesi, ma per alcuni di essi non sarà una scelta facile.
A nulla sono serviti i viaggi diplomatici della Commissione europea: il sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia, che contiene anche l’embargo petrolifero, fatica ad essere accettato dall’insieme dei paesi UE.
Il discorso pronunciato da Ursula von der Leyen il 4 maggio proponeva il blocco, entro sei mesi, di tutte importazioni di greggio proveniente dalla Russia, ed entro nove mesi per i prodotti raffinati. Davanti alle difficoltà della politica, il mercato del greggio intanto è tornato a salire.
L’iniziativa della Commissione segue la linea tracciata da USA e Regno Unito. Alcuni osservatori sottolineano però le differenze tra questi paesi e l’Unione Europea, spiegando perché attori con diversi interessi non dovrebbero adottare politiche energetiche simili.
Dopo la decisione di bloccare le importazioni di carbone, i 27 paesi dovrebbero dunque raggiungere l’unanimità per mettere al bando anche greggio e prodotti petroliferi russi. Gli Stati maggiormente dipendenti, tuttavia, chiedono di essere esclusi o aiutati nel caso l’UE volesse proseguire con la linea dell’embargo.
Ma quanto conta la Russia nelle importazioni energetiche dei paesi europei? Eurostat ha fornito un quadro aggiornato ai decisori politici, ricostruendo il peso delle relazioni con Mosca in termini percentuali.
La Russia è il primo fornitore di petrolio e gas dell’Unione Europea. Ma mentre per il gas le importazioni sono meno diversificate (principalmente Norvegia, Algeria, Regno Unito, Stati Uniti, Qatar e Nigeria), nel caso di greggio e prodotti petroliferi il numero di fornitori è più elevato.
In proporzione, i volumi di greggio e prodotti petroliferi importati in UE dalla Russia nel 2021 superano un quarto del totale. I restanti paesi fornitori, con quote al di sotto del 10%, sono Norvegia, Stati Uniti e Libia, che ha accresciuto i volumi verso l’Europa di quattro volte rispetto al 2020.
Nel 2021, la Russia ha ricoperto oltre il 75 % delle importazioni petrolifere di quattro Stati membri (Bulgaria, Slovacchia, Ungheria e Finlandia).
La quota di gas naturale importato dalla Russia supera il 75% in dieci paesi UE, cioè Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Ungheria, Austria, Romania, Slovenia, Slovacchia e Finlandia.
La Russia riveste un ruolo importante come fornitore di petrolio e gas, con evidenza, soprattutto per i paesi geograficamente più vicini.
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