È possibile che un paese diventi energeticamente indipendente? E se lo fosse, siamo sicuri che sarebbe una buona strategia? Su ENERGIA 2.22, Daniel Raimi (Resources for the Future) esamina il caso degli Stati Uniti, che inseguono questa chimera ogni volta che i mercati sono in crisi.
“L’invasione russa dell’Ucraina ha spinto i prezzi mondiali dell’energia alle stelle, sollevando ovunque enormi sfide economiche. Le compagnie petrolifere internazionali e l’Amministrazione Biden hanno, come altri, interrotto gli acquisti di energia dalla Russia, inviando un forte messaggio: una cruda aggressione militare è inaccettabile nel mondo odierno.
Per contrastare l’effetto dell’aumento dei prezzi del petrolio, Joe Biden – come ogni altro presidente americano dalla fine degli anni 1960 – ha esposto la necessità che il Paese diventi energeticamente «indipendente». (…) Ma, come molti esperti hanno evidenziato(1), è sbagliato puntare all’indipendenza energetica”.
Indipendenza energetica: un concetto tanto allettante quanto fuorviante
In questo articolo pubblicato su ENERGIA 2.22, Daniel Raimi (Resources for the Future) spiega perché è finalmente giunto il momento di abbandonare il concetto di indipendenza energetica – “tanto allettante quanto fuorviante”. L’analisi parte dal contesto dei prezzi energetici (par. 1), soprattutto quelli petroliferi, dopo lo scoppio della guerra in Ucraina.
“Il recente andamento ha avuto un forte impatto sull’opinione pubblica, più di quanto sia avvenuto per eventi simili a partire dagli anni 1970. Come risposta, i policymaker hanno promesso per l’ennesima volta l’indipendenza energetica” (par. 2. L’illusione dell’indipendenza energetica).
“Se un paese taglia le importazioni di petrolio dalla Russia, ne diviene quindi «indipendente»? Assolutamente no (…). Essendo il mercato del petrolio globale, una minore offerta (o una maggior domanda) ne aumenterà ovunque i prezzi, a prescindere da quanto e da dove lo si import”.
Isolarsi dal mercato internazionale rischia di far aumentare e non ridurre i prezzi interni
“Di conseguenza, gli alti prezzi che i consumatori si trovano comunque a subire sono la dimostrazione di come gli Stati Uniti – al pari di ogni altra nazione – siano dipendenti da decisioni prese a Mosca, Riyad, Pechino o altrove”.
“Gli Stati Uniti potrebbero aumentare la produzione al punto da divenire indipendenti, come alcuni sostengono? No”.
“Se quindi tagliare le importazioni di petrolio dalla Russia e aumentare la produzione interna non rende indipendenti, cosa potrebbe renderlo? E se anche si trovasse un modo, siamo sicuri di volerlo davvero?”
“Si può divenire «indipendenti» per una commodity di rilevanza globale, come il petrolio, a grandi linee in due modi” (3. Come dovrebbe essere una vera indipendenza energetica?).
La transizione energetica non renderà i paesi più indipendenti
“La prima opzione (altamente teorica) è quella di consumare solo quanto viene prodotto internamente. In questo modo, i prezzi interni si formerebbero nel punto di incontro tra domanda e offerta nazionale”.
“La seconda opzione per attenuare la dipendenza per una commodity dall’estero è più attrattiva e prevede di ridurne il consumo. (Ma) anche negli scenari in cui il mondo cerca di limitare l’aumento della temperatura a 1,5°C entro il 2100, la domanda petrolifera è prevista ancora resistere per decenni nella petrolchimica e nel trasporto pesante”.
“Gli Stati Uniti e il mondo intero muovono verso un futuro energetico più pulito. Di conseguenza, i rischi associati al petrolio si ridurranno.” (4. Interdipendenza nella transizione energetica).
“Bisogna, però, essere chiari. La transizione energetica non renderà i paesi più indipendenti. Si tratti del nichel russo, del cobalto della Repubblica Democratica del Congo, delle terre rare cinesi, del litio cileno, dei metalli e minerali che servono per le batterie, le turbine eoliche o i moduli del solare fotovoltaico, tutte queste risorse dipendono da supply chain mondiali e sono soggette, come il petrolio, alle pressioni geopolitiche e di mercato”.
“fino a quando gli Stati Uniti saranno parte dell’economia globale beneficiando dell’accesso a minerali, metalli, combustibili prodotti all’estero a basso costo, non possono – e non dovrebbero – puntare all’indipendenza dal sistema energetico mondiale” .
Il post presenta l’articolo di Daniel Raimi Per piacere, smettiamola di parlare di indipendenza energetica (pp. 24-26), pubblicato su ENERGIA 2.22.
Daniel Raimi, Resources for the Future, Direttore del programma ‘Equity in the Energy Transition’.
Foto: Unsplash
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