21 Giugno 2022

L’Italia e l’auto elettrica: come recuperare il ritardo ed evitare una drammatica crisi economica e sociale

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La configurazione di Stellantis implica che il futuro dell’indotto auto italiano, con il 20% della produzione esportato in Germania, dipenderà da decisioni prese da aziende estere. Il governo non può pertanto ritardare ulteriormente il varo di un piano auto per la riconversione produttiva. L’articolo di GB Zorzoli su ENERGIA 2.22.

L’articolo di GB Zorzoli Per una riconversione eterodiretta dell’industria automotive pubblicato su ENERGIA 2.22 esamina i fattori che hanno determinato lo sviluppo dell’auto elettrica da parte delle case automobilistiche europee, le cause della crisi del gruppo Fiat e della sua successiva fusione con Chrysler in FCA, il cui risanamento ha assorbito i finanziamenti disponibili, impedendo di investire nell’auto elettrica.

Per ricuperare il ritardo, FCA negoziò la fusione con PSA, ma, nonostante le sue superiori dimensioni economiche, il top executive di Stellantis è di fatto Tavares, proveniente da PSA. Il futuro dell’indotto auto italiano, con il 20% della produzione esportato in Germania, dipenderà quindi da decisioni prese da aziende estere.

Per una riconversione eterodiretta dell’industria automotive

Il governo non può pertanto ritardare ulteriormente il varo di un piano auto, che gli consenta di negoziare con l’UE adeguati finanziamenti alla riconversione produttiva e la relativa tempistica con i costruttori stranieri presenti in Italia. Ne proponiamo l’introduzione e la presentazione dei paragrafi.

Il 31 marzo 2022 l’Ammini­stratore Delegato di Stellan­tis, Carlos Tavares, a Torino Mirafiori incontra i sinda­cati italiani di categoria. Le sue parole sono molto diverse da quella espresse due mesi prima, in un’intervista rilasciata ad alcuni quotidiani europei:

«L’elettrificazione è una tecnologia scel­ta dai politici, non dall’industria. Per­ché c’erano modi più economici e velo­ci di ridurre le emissioni». Tra qualche anno si vedrà «quali produttori saranno sopravvissuti» e «tra dieci o quindici anni conosceremo anche i risultati reali dell’elettrificazione in termini di riduzio­ne delle emissioni di gas serra. Per dirla semplice, non guardare l’intero ciclo di vita delle auto elettriche è molto ridutti­vo (…). Alla fine, è meglio accettare auto ibride termiche molto efficienti in modo che rimangano accessibili e forniscano un beneficio immediato in termini di CO2, o è necessario avere veicoli al 100% elettrici che le classi medie non potran­no permettersi, chiedendo intanto ai go­verni di continuare ad aumentare i loro deficit di bilancio per fornire incentivi? Questo è un dibattito sociale che mi pia­cerebbe avere, ma per ora non lo vedo» (Murgida 2022).

Anche se con i sindacati non as­sume nessun impegno sui volumi produttivi in Italia, Tavares annun­cia che non sarà chiusa nessuna fab­brica, ma ricorda che la produzione annuale d’auto in Italia è inferiore al milione di esemplari (1), soglia sotto la quale i costi di produzione non sono competitivi, e che molto dipenderà dal futuro andamento del mercato automobilistico.

FCA nessuna garanzia oc­cupazionale nelle unità produttive esistenti

In soldoni, nessuna garanzia oc­cupazionale nelle unità produttive esistenti, anche se un’imprecisata compensazione verrà dalla realiz­zazione a Termoli della megafab­brica di batterie, che rappresente­ranno tra il 20 e il 25% della catena di valore di un’auto elettrica, quan­do quest’ultima sarà pienamente competitiva.

Tavares è invece esplicito sugli obiettivi a medio-lungo termine. Ogni fabbrica italiana avrà un pia­no di riconversione all’elettrico, ma si procederà «step by step», in ac­cordo con i team locali dei diversi stabilimenti nel quadro del piano industriale «Dare Forward», che fissa gli obiettivi – vendite di mo­delli elettrici al 100% in Italia al 2030 – e gli impegni industriali del gruppo, a cominciare dai 75 mo­delli a zero emissioni al 2030.

Il messaggio ai sindacati di Ta­vares vale anche per l’indotto italia­no del settore auto: vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare.

Inoltre, Tavares chiede al gover­no italiano «stabilità nella normati­va, un piano di aiuti governativi per un lasso di tempo di 4-5 anni, per compensare i maggiori costi pro­duttivi delle vetture elettriche e in­vestimenti per incrementare la rete di infrastrutture di ricarica» (Gre­co 2022). Richiesta ribadita pochi giorni dopo, incontrando i giornali­sti in occasione dell’E-Prix di Roma di Formula E (Signoretti 2022).

Cronaca di una morte an­nunciata?

I sindacati presenti all’incontro di Torino si sono limitati a solle­vare le obiezioni di prammatica. I principali quotidiani hanno ri­portato queste notizie senza parti­colari commenti. Se vi sono state reazioni da parte del mondo poli­tico, il tono era troppo flebile per riuscire a emergere dal rumore di fondo.

Prendendo a prestito il titolo di un romanzo di García Márquez, questa cronaca di una morte an­nunciata ha implicazioni econo­miche e sociali così gravi da richie­dere una ricostruzione del perché siamo arrivati a questo punto”.

L’articolo procede ripercorrendo la storia della Fiat sino alla fusione con Chrysler (1. Cronaca di una morte annunciata) “Vittima predestinata della politica romitiana fu l’innovazione tecnologica, come testimoniano due casi eclatanti, uno noto, l’altro mai emerso alla luce della cronaca”.

Prende in analisi il rapporto incestuoso che condiziona le scelte europee (par. 2) “I tempi dello sviluppo dell’auto elettrica in Europa sono stati governati principalmente da tre fattori”.

Presenta le ragioni del ritardo di FCA sull’auto elettrica (3. L’insostenibile leggerezza di FCA) “Marchionne è stato costretto a dichiararsi scettico sulle prospettive dell’auto elettrica (Spini 2017), non potendo esternare le ragioni dei mancati investimenti per lo sviluppo della filiera elettrica, perché avrebbero indebolito l’immagine di FCA”.

Per giungere alle considerazioni sul futuro e su ciò che bisognerebbe fare affinché il Sistema Italia non perda il treno della transizione verso l’auto elettrica (4. E adesso, povero indotto?). “Anche se le dichiarazioni di Tavares ai sindacati italiani fossero flatus vocis, l’indotto auto italiano sarebbe messo in difficoltà senza il 20% di componentistica attualmente esportato in Germania. Dovrà pertanto essere supportato dal governo in una difficile riconversione produttiva, che gli consenta di soddisfare la nuova domanda tedesca”.

“Questi i problemi da affrontare subito (siamo già in ritardo) per evitare una drammatica crisi economica e sociale”.


Il post presenta l’articolo di GB Zorzoli Per una riconversione eterodiretta dell’industria automotive (pp. 64-69) pubblicato su ENERGIA 2.22

G.B. Zorzoli, Presidente AIEE e Comitato Scientifico «Energia»


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Foto: Pixabay

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