I prezzi del litio stanno segnando un record dopo l’altro, ma cosa c’è nel loro futuro? Un trend ribassista, come sostiene Goldman Sachs, o proseguirà la sua corsa al rialzo, come invece sostengono le principali agenzie di settore?
Le previsioni sugli sviluppi della catena di approvvigionamento del litio stanno acquisendo sempre più rilevanza strategica visto il potenziale di questo mercato che, secondo alcuni, potrebbe rivelarsi importante quanto quello del petrolio negli anni a venire.
Era inevitabile quindi che anche le banche d’affari come Goldman Sachs decidessero di entrare in una discussione fino ad oggi riservata ad un ristretto gruppo di esperti, il più noto è Benchmark Mineral Intelligence, con un loro studio dal titolo profetico: Battery Metals Watch: The end of the beginning.
Il mercato dei battery minerals ha caratteristiche e prodotti assolutamente nuovi e non esiste uno storico di esperienze
Ad accendere la discussione è stata la loro ipotesi ribassista circa l’evoluzione del prezzo del litio che disegna un quadro futuro in netta antitesi rispetto a quello descritto da Benchmark Mineral Intelligence.

Ciò che è importante comprendere è che siamo di fronte a un mercato, quello dei battery minerals, con caratteristiche e prodotti assolutamente nuovi dove non esiste uno storico di esperienze che possa supportare la validità dei modelli proposti, in particolare quando si tratta di errori non tanto analitici quanto fisici come grado di purezza del metallo o i tempi di sviluppo dell’impianto estrattivo.
Secondo Goldman Sachs l’offerta aumenterà per le espansioni minerarie cinesi
Dunque secondo la visione degli analisti di Goldman è in arrivo, nel prossimi due-tre anni, un’ondata di offerta di litio che comporterà un brusco calo dei prezzi, del 70% nel prezzo del carbonato di litio e del 67% per quello dell’idrossido nel 2023, ben evidenziato nella loro previsione.

A trainare la crescita dell’offerta saranno le espansioni minerarie cinesi nel litio coniugate ad un’offerta sempre più stabile di spodumene di provenienza australiana che numericamente si tradurranno, nel triennio 2022-25, in una crescita media del 33% all’anno.
A guidare la domanda sarà la forte crescita del settore delle auto elettriche che comporterà una domanda di batterie non ciclica, ma strutturalmente sostenuta anche da forti incentivi politici. Inoltre la relativa insensibilità della domanda di litio rispetto al cambiamento della chimica catodica riduce i rischi per gli investimenti futuri nel suo approvvigionamento.
Pertanto il game changer, a giudizio di Goldman Sachs, saranno le riserve di lepidolite, spodumene e salamoia dell’Impero di Mezzo che garantiranno una nuova offerta pari al 64% della domanda globale del 2021 contribuendo con il 32% alla crescita dell’offerta globale totale nel triennio 2022-2025.
L’antitetica visione di Benchmark Mineral Intelligence: qualità del minerale e tempi di sviluppo
Ed è proprio su questo punto che le opinioni con le società di consulenza come Benchmark Mineral Intelligence divergono.
Le considerazioni di Benchmark Mineral Intelligence (Lithium oversupply? Not likely – five main reasons why) si basano prevalentemente su due aspetti: la mineralogia e la storica difficoltà del settore a rispettare i tempi previsti nello sviluppo dei progetti.
Il primo aspetto si fonda sul tenore molto basso delle riserve cinesi di spodumene che spiega la crescente dipendenza, nel passato, dal minerale australiano.
Mentre i depositi cinesi di lepidolite possono avere il potenziale per aiutare a colmare il deficit dei prossimi anni, ma la loro scarsa qualità difficilmente può portare ad un eccesso di offerta. Con un tenore che si attesta sotto lo 0,5% spesso più vicino allo 0,3% i costi di smaltimento dei rifiuti e di lavorazione, rendono questa risorsa una fonte marginale di litio.
Il secondo aspetto verte sul fatto che la pianificazione non è sempre uguale alla realtà e, nel settore minerario, questo è particolarmente vero. Anche se la IEA, per le miniere di litio, stima un periodo da 4 ai 7 anni per la loro messa a regime questo in molti casi risulta ottimistico perché spesso l’intervento delle popolazioni locali ne rallenta, quando non ne blocca, l’apertura.
Ne è un esempio l’importante il giacimento di Jadar in Serbia dove Rio Tinto ha dovuto rinunciare al progetto per l’opposizione degli abitanti di quei luoghi. Inoltre, come nel caso del Cile e del Messico, il nazionalismo delle risorse (tema approfondito in un altro post) sta ponendo nuovi vincoli allo sviluppo dei depositi di litio.
Personalmente ritengo ci siano ulteriori aspetti da considerare per dare una stima corretta delle effettive capacità di risposta dell’offerta cinese. Innanzitutto va considerato che le salamoie rappresentano oltre l’80% delle riserve di litio in Cina eppure nel corso degli anni gli ostacoli tecnologici hanno portato scarsi risultati pur essendo, il Dragone, il principale raffinatore di litio chimico a livello globale.
La spiegazione viene dal rapporto magnesio-litio (Mg-Li) presente nelle salamoie: più questo è basso più facile è lo sfruttamento della risorsa. Per contestualizzare questo dato basti considerare che nelle salamoie del Salar de Atacama in Cile il rapporto Mg/Li vale circa 6 e nei depositi argentini questo valore scende ulteriormente fino a 3. In Cina questo valore supera facilmente il 90, fa eccezione il deposito di Zabuye in Tibet la cui produzione però è limitata a 9.600 tonnellate/anno di carbonato di litio per batterie e 2.400 tonnellate/anno di carbonato di litio di livello industriale.
Il diavolo è nei dettagli
Inoltre le principali risorse di salamoia sono situate in zone geografiche, come le alte quote dell’altopiano tibetano, che presentano forti complessità sia per la logistica che per i problemi ambientali connessi.
In Cina, recentemente c’è stato un moltiplicarsi di tecnologie di nuova concezione con l’obiettivo di estrarre il litio da salamoie e lepidoliti in modo più efficiente e superare le difficoltà precedenti; tuttavia rimane ancora da dimostrare la loro efficacia e competitività economica rispetto allo spodumene per la raffinazione chimica del litio per batterie.
Comunque le salamoie, pur essendo meno idonee per la produzione di carbonato e idrossido di litio per batterie, possono essere utilizzate per produrre i medesimi composti di livello industriale che possono mitigare la mancanza di fornitura in altri segmenti di mercato.
Per quanto attiene alla raffinazione della lepidolite questa è ancora in fase di sviluppo per quanto l’intento della Cina di diversificare le risorse di materie prime abbia accelerato il processo di ricerca e sviluppo. In un recente passato elevati livelli di impurità hanno ostacolato la lavorazione della lepidolite a causa di un elevato consumo di energia ed alti costi di produzione e ambientali.
Oggi nella provincia di Jiangxi la produzione di litio dalla lepidolite, data per scontata nello studio di Goldman Sachs, è ancora ad uno stadio evolutivo e non ha ancora raggiunto la maturità tecnologica che le viene attribuita.
Inoltre, come evidenziato da Benchmark Mineral Intelligence le riserve di lepidolite cinesi non raggiungono più dello 0,8% di Li2O e le rese sono molto basse: con tenori medi di 0,3%-0,4% di Li2O, produrre 1 tonnellata di carbonato di litio richiede circa 200 tonnellate di lepidolite.
Se poi osserviamo la politica ambientale del governo cinese per altre materie prime è facilmente intuibile che le preoccupazioni manifestate possano costituire un limite all’espansione indiscriminata delle attività estrattive di lepidolite in Cina.
Pertanto sentiamo di condividere le perplessità di Benchmark Mineral Intelligence anche in considerazione di un recente studio del Fondo Monetario Internazionale che evidenzia come i prezzi del litio potrebbero aumentare di diverse centinaia di punti percentuali rispetto ai livelli medi del 2020 in uno scenario a zero emissioni nette.

Il prezzo del metallo aumenterebbe ai massimi storici in termini reali, ma per rimanerci per un periodo di tempo senza precedenti, circa un decennio, nello scenario “Net-Zero” dell’IEA.
Inoltre, sebbene a pensare male si faccia peccato molto spesso, si individuano le concrete ragioni di molte azioni, pertanto, visto che da mesi il governo cinese continua la sua campagna contro gli speculatori che si accaniscono sul mercato del litio forse non è così lontana dalla realtà una possibile collaborazione con Goldman Sachs per cercare di porre un freno alla corsa dei prezzi che, per l’appunto, danneggiano il mercato: quello cinese.
Giovanni Brussato è ingegnere minerario e autore del volume Energia verde? Prepariamoci a scavare, ed. Montaonda
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Foto: Unsplash
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