Più grave è la crisi, più grande l’opportunità. Gli aiuti stanziati da Biden rivelano un coinvolgimento molto attivo degli Stati Uniti nella guerra in Ucraina, che ha fornito agli USA l’occasione per rinsaldare l’Alleanza Atlantica e riaffermare la leadership internazionale, soprattutto in Asia. Su ENERGIA 2.22, Gaetano Di Tommaso analizza la crisi dal punto di vista di Washington.
“Nel 2019 il Presidente francese Emmanuel Macron definì la NATO «cerebralmente morta». Oggi, a meno di tre anni da quella costatazione di decesso istituzionale, l’Organizzazione non solo si è risvegliata ma ha riacquisito forza, ritrovando un ruolo centrale per la difesa europea”.
Su ENERGIA 2.22, Gaetano Di Tommaso analizza come il conflitto russo-ucraino abbia ridefinito le priorità di Washington, in particolare la volonta di anticipare e scoraggiare qualsiasi proposito revisionista dell’ordine internazionale, in particolare da parte della Cina. Sullo sfondo, il rischio che il rinsaldato rapporto tra le due sponde dell’Atlantico si vada deteriorando col prolungarsi del conflitto e l’incognita delle elezioni di medio termine.
54 mld $ nei primi 3 mesi di guerra: il supporto di Washington a Kiev, 5 volte meno l’intero budget annuale dell’Environmental Protection Agency
“L’invasione russa dell’Ucraina ha riordinato le priorità di Washington nel giro di poche settimane, avvicinando cambiamenti che potrebbero lasciare conseguenze durature a livello politico, economico e strategico. Se è impossibile prevedere con esattezza l’esito del conflitto, riavvolgendo il nastro di questi primi mesi di scontro si può vedere la strada tracciata dall’Amministrazione Biden, sempre più coinvolta, assieme ai paesi europei, in un complesso, duro e per molti versi pericoloso muro contro muro con Mosca”.
“Sebbene l’Amministrazione Biden non abbia evidentemente istigato il conflitto, le crescenti risorse messe a disposizione di Zelensky dagli Stati Uniti (e dagli alleati), in termini di intelligence e di aiuti economici, civili e militari, hanno dato e daranno alle forze ucraine la possibilità di proseguire la loro azione di contenimento e respingimento dell’esercito russo”.
“Il grande investimento nella guerra ucraina rispecchia i nuovi obiettivi di Washington, che ormai punta apertamente a neutralizzare l’esercito russo in Est Europa. Come dichiarato dal Segretario della Difesa Lloyd Austin a fine aprile, il governo statunitense vuole «vedere la Russia indebolita a tal punto da non essere più in grado di ripetere ciò che ha fatto in Ucraina» (7)”.
Stati Uniti ed Europa, quel che si è rinsaldato potrebbe allentarsi
“La risolutezza nell’isolare Putin ed aumentare esponenzialmente i costi umani e materiali dell’invasione per il Cremlino funge anche da avvertimento per altri antagonisti strategici di Washington, Cina in primis, di cui si tenta di anticipare e scoraggiare qualsiasi proposito revisionista dell’ordine internazionale”.
“Il tentativo di rendere la Russia uno Stato paria ha in realtà incontrato serie resistenze a livello internazionale, dato che oltre a Pechino e una lunga serie di regimi illiberali anche alcune delle più popolose democrazie dal mondo (India, Indonesia, Sudafrica, Brasile, Messico) hanno mantenuto un atteggiamento ambiguo e quanto più possibile neutrale sul conflitto (9)”.
“La situazione è completamente diversa in Europa, fortemente dipendente dalle forniture russe. Nonostante l’impegno statunitense, tra cui l’accordo sulla fornitura di 15 miliardi di metri cubi extra di gas naturale liquefatto (circa il 10% di quanto l’Europa riceve attualmente dalla Russia), al momento è impossibile per i paesi del Continente sostituire totalmente e velocemente (cioè prima della fine del decennio) le importazioni dall’Est (11). Anche per questo, il rischio che si aprano crepe nel fronte atlantico, nel corso di un conflitto che si prospetta molto lungo, non sono da escludere”.
Elezioni di metà mandato: segnali poco rassicuranti per Biden
“La capacità di gestire ricadute economiche della guerra sarà un elemento cruciale nel determinare il successo o meno, anche a livello domestico, della linea statunitense. In questo senso, i segnali di avvicinamento alle elezioni congressuali di metà mandato di novembre, dove si voterà per il rinnovo di tutti i 435 seggi della Camera e un terzo di quelli del Senato (oltre che per scegliere i governatori di più di 30 Stati), non sono molto rassicuranti per Biden. Le sanzioni alla Russia raccolgono un ampio consenso – bipartisan – negli Stati Uniti. A giudicare dai sondaggi, però, l’Amministrazione finora non ha beneficiato del forte sentimento antirusso presente nel Paese (13)”.
“Al netto di quello che sarà l’esito – tragico, già adesso, in termini di distruzione e vite umane – del conflitto sul campo, la guerra in Ucraina rappresenta inevitabilmente un banco di prova per Biden e il suo internazionalismo di matrice atlantica, soprattutto in considerazione dell’aumento di responsabilità e funzioni che l’alleanza registrerà nel prossimo futuro”.
Il post presenta l’articolo di Gaetano Di Tommaso Gli Stati Uniti alla prova ucraina (pp. 38-41), pubblicato su ENERGIA 2.22
Gaetano Di Tommaso è ricercatore post-doc al Roosevelt Institute for American Studies
Fonte: Unsplash
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