L’Unione Europea, anche se con delle correzioni nel passaggio al Consiglio, ha confermato l’obiettivo emissivo per i trasporti leggeri al 2035, non tenendo conto che la crisi energetica in atto modifica molte delle assunzioni sulla convenienza e sulla penetrazione dell’auto elettrica. In Italia, terzo mercato e secondo parco circolante dell’Unione, la domanda resta non solo fiacca, ma addirittura in flessione, anche con l’arrivo degli incentivi.
Dopo la risicata maggioranza dei parlamentari europei, il 55%, anche il anche il Consiglio Ambiente, alla fine di un’estenuante trattativa di quasi 17 ore, ha approvato la proposta della Commissione, contenuta nel mastodontico pacchetto “Pronti per il 55%” (ormai noto come FIT for 55), di portare al 100% la riduzione della CO2 emessa da automobili e veicoli commerciali leggeri (i furgoni) venduti dal 2035 in poi.
L’assemblea dei Ministri dell’Ambiente dei 27 paesi dell’Unione ha tuttavia aperto a biocarburanti, e-fuels (i carburanti sintetici climaticamente neutri) ed evoluzioni dell’ibrido plug-in, prevedendo che nel 2026 verranno valutati i progressi compiuti verso l’azzeramento della CO2 e l’eventuale necessità di riesaminare gli obiettivi tenendo conto degli sviluppi tecnologici e dell’importanza di una transizione praticabile e socialmente equa.
Vedremo cosa accadrà nei prossimi anni, tuttavia spiace costatare che i nostri policymaker non paiono aver preso in considerazione la grande Crisi Energetica che attanaglia il mondo intero, modificando molte delle assunzioni su cui si basavano gli scenari verdi del futuro.
La crisi dei prezzi energetici impatta sugli scenari di elettrificazione dei consumi finali
Già a gennaio, prima che le cose peggiorassero ulteriormente con il degenerare in guerra aperta del conflitto tra Russia e Ucraina, proprio a proposito di auto elettrica scrivevamo che prenderne atto sarebbe stato opportuno per evitare scelte costose che avrebbero potuto peggiorare le cose.
Notavamo che l’impressionante aumento dei prezzi dell’elettricità, oltre a durare a lungo, avrebbe impattato sulle prospettive generali di elettrificazione dei consumi, compresi quelli nei trasporti ad iniziare proprio dal passaggio all’auto elettrica.
Non credo che i potenziali acquirenti di vetture elettriche abbiano letto quell’articolo, ma è un fatto che nel primo semestre del 2022 le immatricolazioni di automobili elettriche segnano una flessione del 17,5%, un valore ancor più significativo se si considera che si tratta di una fetta molto piccola del mercato (il 3,6%) di un torta che si sta sempre più riducendo: –22,3% su un 2021 che non ha affatto recuperato i volumi persi durante il 2020, funestato dal dilagare della pandemia di Covid-19.
– 17,5% le immatricolazioni di auto elettriche nel primo semestre 2022
Anche a giugno, nonostante gli incentivi in vigore dal 16 maggio, le vendite di auto elettriche hanno segnato una diminuzione prossima al 12%. Un valore ancor più sconfortante se si considera che da giugno 2021 a giugno 2022 il numero di modelli offerti è passato da 63 a 81, con l’arrivo di versione con prezzi d’accesso relativamente abbordabili: non molto superiori ai 20 mila euro. Ma evidentemente non sufficienti per andare incontro ai bisogni degli automobilisti italiani, come dimostrato anche dall’andamento degli incentivi erogabili per le autovetture acquistate dopo il 16 maggio 2022.
Mentre i 170 milioni destinati alle auto non elettriche – nonostante gli importi unitari inferiori e l’obbligo della rottamazione – sono terminati in tre settimane, l’utilizzo dei fondi per le elettriche e le ibride plug-in procede a rilento, tanto che con i ritmi attuali – secondo le stime UNRAE – a fine 2022 ne avanzerebbe il 60% per le prime e l’80% per le seconde. La vulgata è che però le auto elettriche si vendono negli altri paesi, in particolare quelli del Nord Europa, e che siamo in ritardo.
La domanda cala anche se arrivano sul mercato nuovi modelli e prezzi
Argomentazioni che, in verità, significano ben poco, visto che le auto circolanti per esempio in Danimarca, Finlandia, Paesi Bassi e Svezia sommate arrivano alla metà di quelle circolanti in Italia (dati ANFIA). Senza contare che in tutta Europa parrebbe proprio che all’aumentare degli acquisti di vetture con la spina si riduca il totale venduto; anche a maggio 2022 nei 30 mercati nazionali d’Europa (UE, EFTA e Regno Unito) vi è stato un calo del medio del 12,5% sul mese di maggio 2021 e di ben il 34,3% rispetto a maggio 2019 (dati dell’Associazione Europea dei Costruttori di Auto, ACEA). Si tratta del decimo mese consecutivo in terreno negativo, con tutti i principali mercati in flessione.
Le immatricolazioni di auto elettriche e ibride plug-in sono quindi lungi dal compensare la flessione di quelle di auto endotermiche, in particolare diesel, la cui offerta si è notevolmente ridotta, mentre le vendite spopolano nel mercato dell’usato. In Italia sono il 49% del totale, seguite dalle vetture a benzina al 40%.
Il mercato dell’usato trova spinta nella fiacchezza del nuovo, la cui offerta è strozzata dai colli di bottiglia delle forniture di microchip e cablaggi, ma anche dalle stesse regole europee, che per esempio penalizzano oltremodo le piccole vetture da città svantaggiate nel calcolo sulle emissioni di una massa contenuta.
La ridotta offerta di nuove auto endotermiche fa crescere il mercato dell’usato diesel e benzina
I consumatori, dunque, non trovando soddisfazione e convenienza nel nuovo optano per l’usato, mentre è evidente che la maggior parte di loro non percepisce l’automobile elettrica come un perfetto sostituto di quella endotermica e, nonostante la tanta pubblicità, così sarà per parecchi anni.
Nel 2021, escludendo i noleggi, per ogni auto di nuova immatricolazione ne sono state acquistate 2,5 usate, nel 2010 il medesimo rapporto era pari a 1,5.
Ancor più rilevante è che poco più della metà degli acquisti di auto usate ha riguardato auto ultradecennali; risulta in crescita la fascia tra quattro e sei anni (il 12% del totale); mentre resta stabile al 15% quella delle vetture tra sei e dieci anni; in contrazione, invece, i passaggi delle vetture quasi nuove, quelle immatricolate nell’ultimo anno o biennio (al 3,4% del totale).
Mentre perdurano le incertezze dei consumatori, le radiazioni crollano del 32,6%
Da notare che nel primo semestre di quest’anno, a dimostrazione della crisi profonda in versa il settore, le vendite di vetture usate sono diminuite del 10,7%, ma le radiazioni – e quindi le uscite dal parco circolante – sono diminuite addirittura del 32,6% (dati ACI).
Si dirà che nei prossimi anni pian piano, ineluttabilmente, arriveranno nel mercato anche le vetture elettriche; può darsi e probabilmente avverrà per le vetture quasi nuove. Ma chi mai sarà disposto a comprare una vettura elettrica ultradecennale quando, per esempio, la garanzia sulle batterie, che rappresentano il grosso del valore dell’auto, sarà scaduta da oltre due anni?
Temi che oggi paiono sfuggire ai policymaker europei e forse anche alle strutture che li supportano, come molto è sfuggito nei mercati dell’energia elettrica, del gas naturale e del petrolio e anche delle rinnovabili.
Antonio Sileo è esperto di mercati energetici, politiche energetiche e ambientali, automotive
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