12 Luglio 2022

Gas: puntare sul senso di responsabilità degli italiani

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La prospettiva di un azzeramento delle forniture russe di gas si fa sempre più ravvicinata e critica. Putin sta strangolando l’intero Continente, soprattutto interrompendo le forniture attraverso il gasdotto Nord Stream 1. Se il ritmo di riempimento delle scorte non si rivelerà sufficiente per coprire la domanda invernale, perché non affidarsi al senso di responsabilità degli italiani?

“Prepararsi al peggio” è il monito espresso dal Ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck e dall’omologo Ministro francese Bruno Le Maire. Mosca ha ridotto le forniture anche verso l’Italia.

Alcuni giorni fa, il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ha dichiarato che se malauguratamente si azzerassero le importazioni di gas russo l’Italia entrerebbe in recessione per un biennio tornando a crescere solo nel 2024. Vi contribuirebbero, a suo dire, l’impatto negativo sulle industrie a più elevata intensità energetica (molte cartiere stanno bloccando la produzione), ulteriori rialzi nei prezzi delle materie prime, un più deciso rallentamento del commercio estero, un peggioramento della fiducia e un aumento dell’incertezza.

Da Nord Stream 1 nel 2021 sono passati 60 dei 155 miliardi di metri cubi esportati in Europa dalla Russia

All’impatto macro e microeconomico dovrebbe poi aggiungersi quello sui conti delle famiglie e sulla loro situazione nel prossimo inverno. Negli ultimi trenta giorni, i prezzi spot del gas sulla piattaforma negoziale italiana (PSV) sono aumentati del 113%, passando da 25,9 a 55,2 doll/MBtu dell’8 luglio. Balzo che si riverbererà sui prezzi finali del gas a famiglie e imprese e per contagio diretto su quelli dell’elettricità.

Se il Governo vorrà anche questa volta lenire il costo per i consumatori, dovrà impegnare molti altri miliardi in aggiunta agli oltre 30 già stanziati. Al costo monetario del possibile azzeramento del gas russo devono aggiungersi le conseguenze nel mercato del gas. Assumendo, dal lato dell’offerta, la possibilità di rimpiazzare almeno in parte le quantità mancanti di gas russo con un ricorso realistico alle fonti alternative attuali (Algeria, Azerbaigian, Nord Europa) e assumendo una leggera contrazione della domanda (al di fuori della termoelettrica), potrebbe verificarsi su base annua un ammanco grosso modo di 5 miliardi di metri cubi.

Le scorte copriranno i picchi di domanda nella stagione invernale?

L’aspetto più critico è dato comunque dalla consistenza delle scorte e dalla loro capacità di coprire le punte di domanda nella stagione invernale. Ragionando sull’andamento delle immissioni nei siti di stoccaggio – aumentate dopo le acquisizioni realizzate da Snam (a cui ora è stato affiancato anche il GSE) a prezzi peraltro molto elevati (e causa degli aumenti di prezzo di cui si è detto) – si arriverebbe a un livello di riempimento, nel caso di azzeramento delle forniture russe, sensibilmente inferiore a quello ritenuto normale. Non vi sarebbe, se così fosse, sufficiente disponibilità per le necessità di stoccaggio di modulazione.

Sarebbe a quel punto inevitabile ricorrere a un ‘piano di razionamento’ specie negli usi civili (poco più del 40% dei consumi totali), che è quanto di più difficile sia tecnicamente che politicamente, specie alla vigilia di una campagna elettorale. Per riuscirvi, bisognerebbe conquistare il maggior coinvolgimento della popolazione.

Il Governo tende quotidianamente a rassicurar gli italiani sostenendo che il nostro Paese è messo meglio degli altri e che non vi è alcun rischio di dover ricorrere a politiche di razionamento. Quel che non può dirsi supportato dall’evidenza dei numeri.

Il razionamento “al momento è escluso”, eppure nella permane “un’imprevedibilità di fondo” – Roberto Cingolani

Il Ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, ha sostenuto il 23 giugno in un’intervista a Rai News24 che il razionamento “al momento è escluso”, aggiungendo tuttavia che: “la variabile della guerra e quello che fa la Russia in questo momento è imprevedibile, c’è un’imprevedibilità di fondo, oggi dico che lo escludo domani chissà che succede”. Parole che dicono tutto e niente e che comunque non possono in alcun modo dirsi rassicuranti.

Anziché spiegare alla popolazione come stanno realmente le cose, così da coinvolgerla in un’azione collettiva di contrasto – 1 grado in meno di riscaldamento potrebbe consentire un taglio dei consumi del 5-10% – si tende a rassicurarla, quasi che dire le cose come stanno possa ritorcersi contro il Governo. Semmai è esattamente l’opposto!

Il Piano di Emergenza Gas Nazionale è vecchio di alcuni anni e comunque è inadatto a fronteggiare una situazione di mercato e geopolitica del tutto diversa e molto più drammatica come l’attuale. Per contrastare scenari che potrebbero dimostrarsi estremamente gravi è necessario muoversi con gran urgenza, sensibilizzando l’opinione pubblica e facendo leva sul senso di responsabilità ampiamente dimostrato nella tragica stagione della pandemia.


Alberto Clô è direttore della rivista Energia e del blog RivistaEnergia.it


Foto: Twitter

1 Commento
Steve 

Egregio Dott. Clo’ , come pensa che si possa far leva sul senso di responsabilità del popolo italiano quando lo stesso governo (appena dimissionario) non l’ha dimostrato e continua a perseverare negli errori? Come non fare valutazioni serie (e quantitative) delle conseguenze che questo coinvolgimento indiretto nella questa guerra in Ucraina hanno sull’economia italiana, particolarmente debole dal punto di vista energetico? Come non aver consultato esperti del settore (come la vostra Rivista) ma affidarsi a ideali yes-(wo)men di cui oramai sono intrise le istituzioni nazionali ed europee? Sono riusciti furbescamente solo ad indire delle elezioni “al caldo”, ben prima di quando lo tsunami possa arrivare. Spero di sbagliarmi ma, purtroppo, trovo conferma nei vostri articoli. Speriamo, come al solito, nello stellone italiano.


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