Qual è il contributo del settore della componentistica alla transizione energetica? Quali sono le prospettive per lo sviluppo del gas e delle innovazioni low-carbon? Lo abbiamo chiesto a Paolo Noccioni, presidente di Nuovo Pignone, TPS, Baker Hughes, co-host della prossima edizione di Gastech (dal 5 all’8 settembre a Milano).
1. L’Italia è dotata di un settore della componentistica e una filiera di supporto alle attività del mondo dell’energia. Quali opportunità di sviluppo per queste aziende ritiene più promettenti a fronte delle esigenze di transizione energetica?
É vero, il nostro Paese dispone di un settore di componentistica e servizi per la filiera energetica altamente competente e specializzato, di grande esperienza e capace di lavorare globalmente e Baker Hughes (che in Italia opera principalmente attraverso la storica realtà di Nuovo Pignone) ne è parte significativa. Un settore che sta giocando da tempo un ruolo determinante nel favorire il percorso di transizione energetica, ulteriormente accelerato dal varo del PNRR, e che può anche aiutare il nostro Paese ad assumere un ruolo di leadership tecnologica globale in questa sfida.
Baker Hughes ha da sempre operato come protagonista nel settore dell’energia in tutto il mondo, proponendo soluzioni sempre più efficienti e a emissioni ridotte e sviluppando tecnologie innovative ed alternative in grado di accelerare il percorso di decarbonizzazione, rendendo l’energia più sostenibile, sicura e accessibile. Ad esempio, le nostre macchine sono il cuore di gran parte degli impianti di liquefazione del gas naturale (GNL) in tutto il mondo, contribuendo alla diversificazione degli approvvigionamenti, tema di grande attualità in queste settimane. Abbiamo anche maturato una grande esperienza – di oltre 60 anni – sull’utilizzo dell’idrogeno, che sappiamo comprimere, trasportare e utilizzare come combustibile per le nostre turbine.
Possiamo contare su un settore che, storicamente, ha dimostrato di sapersi innovare e che sta continuando a farlo approcciando le nuove sfide della transizione energetica. Abbiamo le competenze e adesso anche importanti opportunità legate al PNRR. Grazie alle risorse stanziate, le aziende hanno infatti l’opportunità di svilupparsi tecnologicamente e mettere in atto un cambiamento, impegnandosi da un lato a ridurre le proprie emissioni di CO2 puntando sull’ efficientamento energetico e fonti di energia più pulite, dall’altro investendo risorse sulla ricerca e sviluppo di nuove tecnologie alternative sostenibili.
Importante sarà la capacità delle imprese di fare sistema e muoversi con un approccio di filiera. Inoltre, intervento pubblico e capacità di fare sistema sono determinanti nel sostenere la ricerca e sviluppo e per incentivare i progetti pilota, riducendo i rischi iniziali per le aziende.
Siamo convinti che, con queste premesse, l’Italia possa davvero giocare un ruolo fondamentale nella transizione energetica, ad esempio nello sviluppo e messa a punto di tecnologie per l’idrogeno e per la cattura e l’utilizzo della CO2 (CCUS), essenziali per raggiungere l’obiettivo futuro della neutralità carbonica, contribuendo a guidare la transizione energetica a livello globale.
2. Un tempo indicata come “fonte ponte” verso un sistema energetico low-carbon, tanto da essere inclusa nella cosiddetta Tassonomia verde europea, le prospettive del gas appaiono incerte e sempre più forti si levano le voci di chi sostiene sia necessario un immediato abbandono. Quale ruolo attribuisce al gas nel contesto della transizione energetica e quale profilo di domanda ritiene prefigurabile in Europa da qui al 2030 e alla metà del secolo?
La transizione energetica è un percorso di lungo periodo che, nonostante quanto fatto fino ad oggi, ha bisogno di un’ulteriore accelerazione, perché ai ritmi attuali l’industria non raggiungerà gli obiettivi di neutralità carbonica entro il 2050. Tuttavia, le intere filiere dell’energia e dell’industria non potranno che muoversi in modo graduale, passando a o integrando progressivamente soluzioni e combustibili più efficienti e meno inquinanti e inserendo poi nuove tecnologie e processi industriali innovativi via via che la ricerca li renderà disponibili a costi sostenibili. Per i prossimi 30 anni, i combustibili fossili – e in particolare il gas naturale – continueranno a giocare un ruolo importante nel soddisfare la domanda globale di energia. Sarà quindi fondamentale lavorare fin da subito sull’efficientamento degli attuali sistemi energetici e industriali, sull’integrazione con le fonti rinnovabili e sulla cattura della CO2, per eliminare gli sprechi, aumentare la sicurezza e l’affidabilità degli approvvigionamenti energetici, e ridurre le emissioni inquinanti e di gas serra, rendendo la filiera energetica e l’industria sempre più sostenibili. É quello che facciamo in Baker Hughes già da tempo.
L’attualità pone inoltre il cosiddetto trilemma energetico, e cioè la combinazione tra sicurezza degli approvvigionamenti, accessibilità in termini di costi e sostenibilità. Un aumento significativo degli investimenti nelle infrastrutture per il GNL è ora ancora più urgente nel contesto della sicurezza energetica globale, tenendo anche presente che i gasdotti e le infrastrutture costruiti oggi per il gas naturale potrebbero in seguito essere utilizzate per idrogeno e altre fonti a emissioni ridotte o nulle.
Su scala globale, il gas naturale e il GNL sono, nella nostra visione, soluzioni dai molteplici vantaggi ambientali ed essenziali per la transizione energetica, fondamentali per muoversi verso l’obiettivo della neutralità carbonica, sia come fonti di transizione che di destinazione. Oggi esistono tecnologie per aumentare l’efficienza, ridurre le emissioni e catturare la CO2; quindi, non c’è motivo per cui il gas naturale debba essere escluso dalle fonti energetiche pulite da utilizzare.
All’importante appuntamento del Gastech mostreremo alcune nostre soluzioni innovative in questo senso.
3. La carbon capture and sequestration è una tecnologia che da tempo promette di contribuire in maniera rilevante alla riduzione della CO2, ma che tuttavia stenta a dare i risultati sperati. Quale ritiene possa essere il contributo di questa tecnologia nella transizione energetica e con quali tempistiche?
In Baker Hughes stiamo perseguendo diverse traiettorie di sviluppo tecnologico per la transizione verso la decarbonizzazione, soluzioni su cui stiamo lavorando per aiutare i nostri clienti a raggiungere gli obiettivi ambientali desiderati. Abbiamo già accennato all’idrogeno e alle rinnovabili, tuttavia a livello globale per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione sarà necessario anche investire massicciamente in soluzioni di cattura, utilizzo e stoccaggio della CO2 (CCUS).
Questa soluzione ha lo scopo di togliere dall’atmosfera l’anidride carbonica prodotta sia dai processi industriali che dalle centrali elettriche e resta un elemento fondamentale del percorso di transizione, di cui non si può fare a meno. È parte essenziale del percorso più economico e diretto verso il raggiungimento degli obiettivi climatici su scala globale, ed è vitale se il mondo vuole raggiungere l’obiettivo della neutralità carbonica entro il 2050.
Nella nostra visione, infatti, la CCUS è una tecnologia di transizione destinata ad essere applicata fino a quando non si svilupperanno su larga scala metodologie di produzione energetica alternative sostenibili e programmabili. In Baker Hughes stimiamo che siano necessari oltre 5 miliardi di tonnellate di capacità CCUS installata entro il 2050 per raggiungere l’obiettivo e ci stiamo muovendo da tempo stringendo partnership e collaborazioni strategiche per lo sviluppo di soluzioni a livello sia nazionale che internazionale.
Ad oggi, però, vi sono ancora pochissimi progetti CCUS su larga scala in tutto il mondo. Ciò succede perché i Paesi si muovono in ordine sparso e sono pochi quelli che prevedono meccanismi di incentivazione, lasciando lo sviluppo di questi progetti su larga scala alla responsabilità sociale delle imprese, con benefici a lungo termine e costi a breve termine. Dobbiamo però muoverci velocemente, focalizzarci sulla riduzione delle emissioni e avere sempre a mente gli obiettivi collettivi di lotta ai cambiamenti climatici in modo da raggiungerli il prima possibile.
4. Oltre alle fonti, vi sono due vettori energetici attesi contribuire in maniera decisiva alla transizione: l’elettricità e l’idrogeno. Sebbene da un lato questi possano funzionare in maniera complementare (gas-to-power e power-to-gas), dall’altro sono in forte concorrenza, come nel caso dei trasporti. Ritiene questa ambivalenza potenzialmente fruttuosa per lo sviluppo di entrambi i settori o al contrario intravede un rischio di cannibalizzazione?
Sia l’elettrificazione che l’idrogeno sono fondamentali nel percorso di transizione energetica e vanno considerati come tecnologie complementari tra loro. É necessario, infatti, tenere a mente i vantaggi di entrambi i vettori nei diversi campi di applicazione dell’industria, dei trasporti e dell’energia, senza generare pregiudizi e significativi rischi di cannibalizzazione.
In Baker Hughes siamo da decenni in prima linea nell’ambito dell’idrogeno, un vettore energetico che – ricordiamolo – consente lo stoccaggio laddove domanda e offerta non sono bilanciati. Grazie a una tecnologia completamente sviluppata in Italia, abbiamo costruito il primo compressore di idrogeno nel 1962 e nel 2008 abbiamo prodotto la prima turbina alimentata 100% a idrogeno. Da allora abbiamo continuato a macinare risultati e a investire, come dimostra la recente acquisizione di una significativa quota di minoranza di Nemesys, start-up toscana specializzata nella ricerca e nello sviluppo di tecnologie innovative per l’intera catena del valore dell’idrogeno, dalla produzione, al trasporto, allo stoccaggio e utilizzo finale. Questo investimento permette a Baker Hughes di beneficiare delle attività di ricerca e sviluppo della start-up nell’ambito dell’idrogeno, contribuendo a consolidare la creazione di una filiera tutta italiana in questo settore.
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