12 Ottobre 2022

Crisi energetica: un meccanismo-scudo per l’Italia

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L’emergenza Security of Supply rischia di passare dal livello arancione (prezzi) a quello rosso (prezzi e volumi). È quindi oggi ancor più impellente la necessità di integrare un meccanismo ‘scudo’ in grado di prevenire e/o correggere gli stati acuti del problema security of supply. Un meccanismo che, in assenza di solidarietà europea, può essere sviluppato a partire dal solo contesto italiano, non prevede forti innovazioni normative regolatorie e la sua predisposizione è a portata di mano.

In ottobre 2021, all’esordio del caro-prezzi, scrivevo alla fine del post Serve uno ‘scudo’ per affrontare la prossima crisi per le colonne di questa rivista: “La materia da sviluppare resta – a mio giudizio – l’individuazione di meccanismi cooperativi lato domanda europea che mettano in concorrenza le diverse fonti gas esterne all’UE sul medio termine e che siano addizionali rispetto alle ordinarie dinamiche di mercato. (…) In buona sostanza, un meccanismo ‘scudo’ in grado di prevenire e/o correggere gli stati acuti del problema security of supply at affordable prices in Europa.”

Ad un anno, resta ancora assai attuale quell’affermazione e, se possibile, la sua validità risulta addirittura accresciuta dal fatto che nessun passo concreto in tal senso è nel frattempo intervenuto ad opera delle Istituzioni europee e che l’intensità dei probabili stati acuti del problema Security of Supply (SoS) passa dal livello arancione “at affordable prices” a quello rosso “at affordable prices & reliable volumes”.

Chiaramente qui intendo riferirmi ai futuri possibili stati acuti del problema SoS, a prescindere dagli attuali mesi di morbida dei prezzi gas/elettrici (ottobre e forse novembre 2022) caratterizzati da una forte riduzione della domanda (-21% settembre-su-settembre) che influisce beneficamente sui prezzi.

Solidarietà europea: una dolorosa assenza di cui occorre prendere atto

Rispetto a quell’affermazione, ribadisco oggi la necessità di integrare in meccanismi-scudo ogni concetto là contenuto, ad eccezione di quell’aggettivo “europea” che mi sento di dover qui rivedere. Occorre – credo – prendere dolorosamente atto della quasi totale assenza di solidarietà europea tra Stati membri nel gestire la crisi.

Sembra infatti che, nell’energia, il nobile principio di solidarietà teoricamente improntato al do ac dabis (oggi do io, in un momento di maggiore possibilità relativa;  domani darai tu, quando il contesto dovesse reciprocarsi) scada verso un più ordinario do ut des (di reciproca convenienza contestuale), pur chiamato cooperazione rafforzata, come è il caso dell’accordo franco-tedesco gas for electricity ’22 ovvero scada verso i più semplici “Ognun per sé” e “Ognuno si salva da solo”, che avvantaggia solo i singoli Stati membri dall’economia forte ed in salute.

Riporto quindi realisticamente quel meccanismo-scudo da sviluppare in un contesto italiano, in attesa di tempi migliori per la sua estensione all’ambito europeo.

1. riconoscere forme di rassemblement dei tanti consumatori (grandi e piccoli) stabiliti sul territorio nazionale cui provvedere livelli adeguati di SoS tramite forniture garantite nel medio-termine

Per disegnare uno scudo adatto ai livelli rossi di SoS, è necessario in primis dotarsi di meccanismi cooperativi lato domanda, vale a dire riconoscere forme di rassemblement dei tanti consumatori (grandi e piccoli) stabiliti sul territorio nazionale cui provvedere livelli adeguati di SoS tramite forniture garantite nel medio-termine, cioè per un periodo pluriennale.

Nel caso del gas naturale, ad esempio, questo si potrebbe fare predisponendo procedure competitive per l’approvvigionamento di forniture per alcuni anni che coprano parte dei consumi gas dei rassemblement, mettendo tra loro in concorrenza le fonti esterne all’UE.

Il valore aggiunto di questa opzione risiede tutto nella stabilità dei consumi gas dei rassemblement per la durata delle predette forniture parziali che conferisce allo scudo le necessarie garanzie, a prescindere dall’andamento futuro delle ordinarie dinamiche di mercato a pronti.

La migliore approssimazione dei rassemblement già oggi operativa in Italia è la consistenza di portafogli di clienti finali nella disponibilità dei diversi venditori al mercato retail. Questi portafogli possono costituire un valido presupposto per l’accesso alle procedure competitive dello scudo.

2. una straordinaria infrastrutturazione del Paese (rigassificatori, stoccaggi, produzioni domestiche) per sostituire il gas russo favorendo la concorrenza

Secondo elemento essenziale per lo scudo gas. Per far sì che si materializzi una vera concorrenza nel medio-termine tra fonti esterne all’UE è imprescindibile una straordinaria infrastrutturazione del Paese sia in termini di rigassificatori, stoccaggi e produzioni domestiche per il nuovo gas da approvvigionare, in sostituzione di quello russo e per la massima diversificazione delle fonti nel portafogli del ns Paese.

Si badi che con il termine “nuovo gas” non si vuole in alcun modo riferirsi a gas “addizionale” rispetto ai consumi odierni, nel pieno rispetto delle traiettorie di decarbonizzazione concordate in Europa. Ci tornerò tra poco.

Dunque, in termini di infrastrutturazione, lo Stato deve fare la sua parte mettendo a disposizione – se non risorse economiche – quantomeno opportuni strumenti regolatori con le adeguate garanzie di remunerazione degli investimenti in infrastrutture “regolate”, oltre ad una fluidità nei processi autorizzativi. Non occorre introdurre nuove idee, bensì utilizzare le discipline regolatorie vigenti di accesso di terzi a rigassificatori e stoccaggi, purché adeguate a favorire l’allocazione delle capacità in ragione di portafogli di clienti finali e con la durata pluriennale di cui dicevo poc’anzi.

Come è evidente, il disegno dello scudo nel gas non prevede forti innovazioni normative regolatorie e la sua predisposizione è a portata di mano. Ciò è essenziale se si vuole che lo scudo possa affrontare tempestivamente gli stati acuti della crisi energia.

Lo scudo compromette gli obiettivi di sostenibilità?

Resta una domanda. Come si pone lo scudo nel gas nei confronti degli obiettivi di sostenibilità climatico-ambientale e della competitività dei prezzi dell’energia? Insomma, incide negativamente sul triangolo o trilemma dell’energia (sostenibilità-sicurezza-competitività)?

A mio avviso scudo è ben compatibile con il trilemma e non richiede deroghe anche temporanee ad esso. Sulla sicurezza ho già detto, essendo l’obiettivo primario dello scudo. Anche sulla sostenibilità, come detto supra, le forniture pluriennali via rigassificatori non portano gas addizionale nel Paese ma, sostituendo volumi esistenti a parità delle traiettorie di consumi gas già previste nei piani al 2030-40-50, non incrementano le emissioni di CO2. Le produzioni nazionali di gas addirittura dovrebbero ridurre le emissioni climalteranti perché evitano corrispondenti quantità di methane-emission grazie ai migliori standard europei dell’industria metanifera.

Infine, sulla competitività dei prezzi del gas nel mercato nazionale, grazie alla pluriennalità degli approvvigionamenti via rigassificatori si dovrebbero realizzare i migliori prezzi possibili delle nuove importazioni, senza contare che con un incremento degli stoccaggi oltre alla SoS vi potrebbe essere anche una ottimizzazione del profilo di prezzi del gas nel mercato.

Una misura future-proof coerente con gli interessi generali del Paese

Un’ultima notazione sullo scudo: trattasi di una misura future-proof coerente con gli interessi generali del Paese e non già una misura a perdere. Ciò proprio perché esso, nelle sue linee essenziali, opta per una maggiore infrastrutturazione del Paese, la massima diversificazione degli approvvigionamenti di medio termine per i consumatori e l’allineamento del mercato europeo a quelli delle aree economiche globali.

Forse ci siamo dimenticati di crearlo prima, confidando in iniziative proattive da parte dell’UE; ma gli stati acuti (livello rosso) della SoS, pur augurandoci che non si manifestino effettivamente in Europa, ci avvertono: meglio tardi che mai.


Guido Bortoni è esperto di regolazione dei mercati energetici


Foto: Vecteezy

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