18 Ottobre 2022

Finalmente una buona notizia!

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Crollano i prezzi del gas! La ragione è da ricercare nei fondamentali di mercato più che nelle aspettative di un fantomatico price cap. 4 le ragioni del crollo. Ma il calo dei prezzi non va dato per assodato. Per evitare repentine inversioni di rotta bisogna continuare ad agire sui fondamentali, specie lato domanda.

Va bene che una buona notizia non fa notizia, ma anche a questo aforisma dovrebbe esserci un limite. Venerdì 14 ottobre i prezzi spot del gas sulla piattaforma italiana PSV sono crollati di un altro 23,6% a 69,5 euro/MWh (corrispondenti a poco meno di 20 doll/MBtu) con un calo dell’80% rispetto alle punte che si registrarono a fine agosto. Anche nei giorni successivi, fino al 18 ottobre, le quotazioni si sono mantenute su bassi livelli.

Della notizia incredibilmente non ne ha riferito nessun quotidiano, telegiornale, commentatore. Che, imperterriti, hanno anzi continuato a inveire contro il ‘caro bollette’ e chiedere nuovi sussidi al governo, riservando tutta l’attenzione alla remota possibilità che i paesi europei riescano a fissare un price cap a livello internazionale al gas russo (o di tutti i fornitori). Un tetto tecnicamente ancora indefinito, al di là delle ultime improvvisate proposte, che avrebbe costituito un assist a Putin per rivendicare la rottura dei contratti in essere.

4 (fondamentali) ragioni del crollo

Se miracolosamente questo price cap fosse stato deciso lo si sarebbe forse fissato a un livello superiore a quelli di mercato osservati nei giorni scorsi, a dimostrazione che per ridurli è sui fondamentali di mercato che bisognava soprattutto agire.

Il loro ripiegamento è in atto da alcune settimane, a riprova della solidità delle ragioni che ne sono all’origine. Quattro in particolare:

  1. l’emergere di un buon equilibrio domanda-offerta a livello europeo grazie da ultimo al riempimento dei siti di stoccaggio a livelli superiori al 90%;
  2. il venir meno della pressione al rialzo dei prezzi prima esercitata dall’immissione di gas nei siti;
  3. le buone condizioni climatiche che le previsioni metereologiche stimano anche nelle prossime settimane;
  4. l’avvio dell’accordo di collaborazione tra Francia e Germania per l’esportazione di gas dalla prima alla seconda e viceversa di elettricità, a dimostrazione che la collaborazione intra-europea avrebbe consentito di fronteggiate la guerra energetica molto meglio dell’agire isolato di ogni paese.

Per evitarle repentine inversioni di rotta continuare ad agire sui fondamentali

Tornando ai prezzi del gas, nulla ci garantisce che in un mercato così volatile e in perenne tensione come quello del gas il gioco delle aspettative, sfavorevoli condizioni climatiche, ulteriori riduzioni delle residue forniture russe (ridottesi a livello europeo al 7% delle importazioni rispetto al 40% dello scorso anno, da noi al 10%), difficoltà di rifornimento da altri paesi (come la Nigeria), non ne provochino nuovi incrementi. Ma continuare ad agire sui fondamentali di mercato è il modo più efficace per evitarli.

Intervenendo soprattutto, non potendo fisicamente riempire ulteriormente gli stoccaggi, sul versante della domanda non sussidiandola con ulteriori interventi governativi, col nostro governo che ha già stanziato oltre 60 miliardi di euro (tutti a debito).

Se i cali perdureranno si avranno finalmente dopo molto tempo riduzioni dei prezzi finali tutelati per le famiglie sia del gas che dell’elettricità (che dipendono dal primo) definiti da Arera, l’autorità di regolazione. E di questa buona notizia si darà finalmente informazione.

Anche le buone notizie potrebbero non venire da sole

Non ultimo: la caduta dei prezzi fa franare il terreno sotto i piedi di Putin e questa è la migliore notizia. Alla caduta delle quantità Putin vede ora associarsi anche quella dei prezzi, non potendo con l’aumento di questi più che compensare le minori forniture.

Il nervosismo del dittatore russo manifestato nei giorni scorsi dal palco della Russian Energy Week – in cui ha minacciato il blocco totale delle forniture all’Europa nel caso dovesse introdurre un price cap – deriva forse dal timore che alla perdita di terreno sulla guerra guerreggiata possa associarsi ora anche quella sulla guerra energetica.  


Alberto Clô è direttore della rivista Energia e del blog RivistaEnergia.it. Ha di recente pubblicato il saggio Il ricatto del gas russo.


Foto: Unsplash

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