18 Ottobre 2022

I mercati dell’elettricità necessitano di una revisione, ma non ora

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Dopo nove mesi di intenso dibattito, l’UE non ha assunto proposte legislative concrete di contrasto alla crisi energetica. Con queste tempistiche, pensare di intervenire sul disegno del mercato elettrico è inverosimile, se non controproducente. Più efficace intervenire in maniera specifica, operativa e definita: una proposta è l’istituzione di un nuovo mercato per i contratti a lungo termine (o Power Purchasing Agreements, PPA).

Nel tentativo di contrastare gli aumenti vertiginosi dei prezzi dell’energia, l’Unione Europea si è dovuta spingere in territori finora inesplorati, adottando una serie di decisioni senza precedenti. Tra queste si contano gli obiettivi vincolanti di riduzione del consumo di gas ed elettricità, un tetto ai ricavi dalle tecnologie inframarginali, un “contributo di solidarietà” da parte del settore dei combustibili fossili e nuove misure sui prezzi regolamentati.

È impossibile sottostimare la gravità della crisi energetica europea. Stando ai contratti a termine di elettricità e gas nell’UE, gli attuali livelli dei prezzi sono destinati a rimanere ancora a lungo. Alla riunione informale dei ministri dell’energia a Praga, l’11 e 12 ottobre, le discussioni si sono incentrate sui i prezzi dell’energia, sui meccanismi di price cap, su possibili parametri di riferimento alternativi per i prezzi spot del gas e sul futuro disegno del mercato dell’elettricità.

Molti Stati membri e la stessa Commissione hanno chiesto ripetutamente un radicale intervento nell’ assetto del mercato elettrico europeo. Ma nonostante numerosi ‘non-papers’ e svariate opinioni siano stati avanzati da agenzie dell’UE, da Stati membri e dalla Commissione, finora – dopo nove mesi di intenso dibattito – nessuno di questi ha portato a proposte legislative concrete.

Il mercato elettrico in evoluzione

C’è davvero bisogno di una fondamentale revisione del mercato dell’elettricità, che ha servito bene l’UE finora? L’attuale assetto dei mercati elettrici ha ridotto con successo i costi di sistema forzando la concorrenza, attraverso i prezzi marginali, tra un paniere di tecnologie che – con l’eccezione del nucleare – storicamente hanno avuto caratteristiche operative e finanziarie comparabili. L’assetto odierno del mercato è stato inoltre molto efficace nell’ottimizzare la gestione degli asset di produzione e delle infrastrutture, e nel far emergere i prezzi di scarsità durante i periodi di picco della domanda.

Tuttavia, l’attuale mix produttivo (ed ancor più quello futuro) sarà sempre più dettato dalla policy; quando la policy prevale sulle forze di mercato, il sistema elettrico diventa vincolato da un obbligo collettivo di realizzare investimenti specifici, in tecnologie specifiche e con volumi e tempistiche predefiniti.

L’aspettativa generale è che il settore elettrico sarà in futuro dominato da tecnologie ad alta intensità di capitale, cioè assets con una forte componente di CAPEX: rinnovabili, nucleare, storage, gestione della domanda e rete elettrica. Per questo motivo, l’attuale disegno di mercato rischia di essere sempre più disallineato con il mix generativo sottostante. Inoltre, incentrare la metodologia di formazione dei prezzi sulla marginalità lascia l’intero sistema esposto alla dinamica dei prezzi del gas, sulla quale l’UE ha poco o nessun controllo.

Presupposti per una revisione efficace del mercato elettrico dell’UE

Cambiare l’assetto del mercato elettrico significa modificare la costituzione stessa dei mercati elettrici di tutta l’Unione Europea. Ciò non deve essere confuso con le misure eccezionali e transitorie che il Consiglio ha adottato finora, e che continuerà ad adottare sulla base dell’Articolo 122.

Qualsiasi tentativo di riformare strutturalmente l’assetto del mercato elettrico richiederà consenso sulla direzione di marcia, e un tempo sufficiente per elaborare, discutere e approvare una proposta legislativa. L’UE è ancora lontana dal consenso sui contenuti di un’eventuale riforma; per esempio, su come disaccoppiare efficacemente i prezzi dell’elettricità dai prezzi delle materie prime nei mercati internazionali (ed in particolare dal gas), o ancora sugli strumenti per garantire gli investimenti necessari, per citare solo due elementi.

È inoltre lecito dubitare del fatto che la Commissione Europea possa contare una adeguata dotazione di tempo per preparare il dibattito e redigere il testo legislativo. È, infine, incerto se i co-legislatori avrebbero il tempo necessario per gestire una riforma di tale portata, visto che il Parlamento sarà sciolto nel marzo 2024.

Per questo motivo, una riforma affrettata rischia di erodere il mercato interno dell’energia, portando – come estrema conseguenza – ad una completa ri-nazionalizzazione della regolamentazione e della politica energetica. Ciò potrebbe portare ad un inasprimento delle tensioni sul mercato interno dell’UE e tra Stati membri, e riaccendere le divisioni del 2012 sull’Unione Fiscale e sui meccanismi di solidarietà intra-UE. Un esempio calzante è la recente controversia sul pacchetto di 200 miliardi annunciato dalla Germania per proteggere consumatori ed imprese dai prezzi dell’energia.

Infine, se il Consiglio e il Parlamento non dovessero raggiungere un accordo prima dello scioglimento dell’Assemblea, qualsiasi tentativo di riavviare il processo nella prossima legislatura potrebbe risultare fatalmente compromesso, per non parlare del rischio che le attuali misure a breve termine contraddicano quelle a lungo termine e viceversa.

Le prossime tappe

C’è un modo per preservare l’integrità del mercato elettrico e concentrarsi su un intervento più specifico, operativo e definito: istituire un nuovo mercato per i contratti a lungo termine. Tale mercato andrebbe a vantaggio sia delle imprese che dei consumatori, perché questi contratti possono fornire prezzi inferiori a quelli stabiliti dall’attuale sistema basato sui prezzi marginali.

I contratti di lungo termine, o Power Purchasing Agreements (PPAs), possono essere scollegati dai prezzi spot, a condizione che paghino per l’intero costo della fornitura, compresi i costi per la flessibilità di sistema, i costi per i servizi accessori etc. Standardizzazione e strumenti di ‘de-risking’ dei PPAspotrebbero contribuire sia ad aumentare i volumi, sia a dare un solido segnale di prezzo e di investimento di lungo periodo per le rinnovabili.

Una piattaforma ad hoc dell’UE potrebbe dare l’avvio a questo mercato. Lo scollegamento dai prezzi spot potrebbe anche essere ottenuto attraverso l’introduzione di una quota obbligatoria di acquisto di energie rinnovabili a livello dell’UE, abbinata ad un obbligo di contratti per differenza. In questo modo, il prezzo del gas non avrebbe alcun impatto sul prezzo concordato nei contratti.

Per proteggere i consumatori vulnerabili dagli effetti del mercato spot, gli Stati membri potrebbero acquistare i volumi di energia elettrica necessari nel lungo termine a questi consumatori direttamente dai produttori di energia. Nonostante anche questa opzione richiederebbe un notevole lavoro preliminare, sarebbe decisamente inferiore a quello richiesto da una vera e propria riforma del mercato.

Un mercato dell’elettricità funzionante è una precondizione fondamentale per accelerare la transizione energetica. È difficile immaginare come l’UE possa gestire gli investimenti necessari per l’altissimo livello di energia rinnovabile di cui avrà bisogno in futuro in assenza di un mercato elettrico funzionante. E questo è ancora più vero ora di quanto non lo fosse prima dell’invasione russa dell’Ucraina. Basti guardare a quello che i cambiamenti retroattivi nei sistemi di sostegno in alcuni Stati membri – presunti o effettivi – hanno fatto agli investimenti per capire come i mercati tendono a reagire ad interventi drastici.

Un mercato elettrico non funzionante non è un buon punto di partenza per la prossima Commissione per riformare il mercato e completare la transizione energetica.


L’articolo è stato pubblicato nella sezione Expert Commentaries del sito del CEPS col titolo Electricity markets will need an overhaul, but not now. La traduzione è stata a cura di Edoardo Righetti e Francesco Gazzoletti.

Christian Egenhofer è Associate Senior Research Fellow al Centre for European Policy Studies (CEPS) e Senior Research Associate alla School of Transnational Governance, European University Institute (EUI)

Francesco Gazzoletti è Managing Partner di FortyEight Brussels

Edoardo Righetti è Research Assistant al Centre for European Policy Studies (CEPS)


Foto: Pixabay

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