I paesi dell’OPEC+ hanno deciso il 5 ottobre di ridurre la produzione per sostenere i prezzi del petrolio scesi, per il Brent, sotto la soglia dei 90 doll./bbl. Una mossa rischiosa secondo Philip Verleger, in quanto favorendo la Russia li spinge indirettamente a prendere posizione sul conflitto ucraino sul quale fino ad ora avevano sorvolato. Ma le reazioni dirette ed indirette dell’Occidente potrebbero rivelarsi più dannose.
“There is only one cardinal sin in the energy business: Never, ever, ever make yourself an unreliable supplier. No one will ever trust you again.”
Queste parole sono state scritte dal mio amico Tom Friedman, editorialista del New York Times, il 30 settembre nell’editoriale intitolato Putin is trying to outcrazy the West (“Putin sta cercando di far impazzire l’Occidente”) nel quale sottolinea come le ultime mosse di Putin fossero simili a quelle dell’imprevedibile Kim Jong-un della Corea del Nord.
Ha affermato che Putin ha dovuto affrontare una vera sfida economica perché “stava erodendo la più grande fonte, forse la sua unica fonte, di reddito sostenibile a lungo termine”, aggiungendo che i suoi vecchi clienti potrebbero ancora acquistare un po’ di energia dalla Russia, ma non faranno mai più totale affidamento sulla Russia. E la Cina lo spremerà per ottenere enormi sconti.
Nell’aria il taglio della produzione OPEC+ per sostenere i prezzi
Ora, i ministri dei paesi esportatori di petrolio sembrano voler “superare la pazzia” di Putin. Ieri mattina (2 ottobre, ndr), le principali testate finanziarie hanno riferito che l’OPEC+ stava valutando un taglio alla produzione per sostenere i prezzi. Ad esempio, i giornalisti del Wall Street Journal Benoit Faucon e Summer Said hanno osservato che l’OPEC+ considererà mercoledì il taglio della produzione più netto dall’inizio della pandemia per aiutare a sostenere il calo dei prezzi del petrolio, una mossa che potrebbe mettere sotto pressione la crescita economica globale.
Dopo aver spiegato la preoccupazione dei paesi esportatori per il calo dei prezzi, gli autori hanno osservato che qualsiasi mossa dell’OPEC+ per aumentare i prezzi del petrolio potrebbe esercitare ulteriore pressione sui consumatori occidentali già colpiti dagli elevati costi energetici, aiutando anche la Russia, uno dei maggiori produttori di energia al mondo, a riempire le sue casse statali mentre fa guerra all’Ucraina. Altri commentatori hanno notato come l’Arabia Saudita, il leader dell’OPEC+, non abbia preso posizione circa l’invasione russa dell’Ucraina.
Con noi o contro di noi
Dall’editoriale di Friedman è chiaro il messaggio rivolto dall’Occidente ai produttori di petrolio: il mondo è sull’orlo della terza guerra mondiale; o sei con noi o contro di noi; se scegli di schierarti con la Russia, vedrai il tuo mercato del petrolio ridursi rapidamente.
Nel suo messaggio del 14 settembre sullo Stato dell’Unione, anche la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha notato come i produttori di petrolio abbiano girato troppo attorno alla questione:
“Ecco un punto importante. Mezzo secolo fa, negli anni ’70, il mondo ha dovuto affrontare un’altra crisi dei combustibili fossili. (…) Non ci siamo sbarazzati della nostra dipendenza dal petrolio. E peggio, i combustibili fossili sono stati anche massicciamente sovvenzionati. Questo era sbagliato, non solo per il clima, ma anche per le nostre finanze pubbliche e la nostra indipendenza. E lo stiamo ancora pagando oggi”.
L’obiettivo di Von der Leyen era la Russia. Ma qualsiasi azione intrapresa dall’OPEC+ per aumentare i prezzi del petrolio metterà i produttori nel mirino dell’UE. Inoltre, qualsiasi cosa che aumenti i prezzi del petrolio aumenterà la pressione sulle banche centrali per inasprire ulteriormente la politica monetaria nell’Unione Europea, nel Regno Unito e negli Stati Uniti.
Una rischiosa spirale
L’inasprimento aggraverà i problemi economici in molti paesi, problemi che l’UE, il Regno Unito e gli Stati Uniti non saranno disposti a risolvere. I paesi esportatori di petrolio elimineranno così gran parte del potenziale aumento della domanda nei mercati emergenti, dando al contempo ai paesi industrializzati un’ulteriore spinta per allontanarsi dal petrolio.
Ventuno anni fa, il presidente George W. Bush ha lanciato questo avvertimento in una conferenza stampa congiunta a Parigi con il presidente Jacques Chirac: “O sei con noi o contro di noi nella lotta al terrorismo”.
Lo stesso pensiero si sta sviluppando oggi nei paesi sviluppati. I produttori di petrolio al di fuori della Russia dovranno scegliere da che parte stare.
Nota del 5 ottobre: Per 50 anni, il Dipartimento di Stato americano e nove amministrazioni hanno impedito al Congresso di sottoporre i paesi esportatori di petrolio al giudizio antitrust statunitense. La situazione è cambiata oggi con la decisione dell’OPEC di tagliare la produzione di 2 milioni di barili al giorno. Si cerca una rapida azione bipartisan per abolire questa esenzione.
Il commento è stato pubblicato il 3 ottobre sul sito pkverlegerllc.com come Notes at the Margin dal titolo OPEC Intends to Strand Much of the World’s Remaining Oil Reserves.
Philip K. Verleger è consulente ed esperto di mercati energetici.
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Foto: Pixabay
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