28 Novembre 2022

Breve nota sul bilancio gas nazionale 2022

LinkedInTwitterFacebookEmailPrint

La domanda è calata più dell’offerta, per un connubio di fattori positivi e negativi; gli stoccaggi sono stati riempiti, seppure a caro prezzo. Eppure, non vi sono margini per un eccessivo ottimismo. Le prospettive per il sistema gas restano ancora critiche.

Stilare un sintetico bilancio gas nazionale nel periodo gennaio-novembre 2022 consente di fare alcune riflessioni sugli equilibri del sistema attuali e per il prossimo anno, che sarà molto presumibilmente ancora critico sul fronte disponibilità degli approvvigionamenti e prezzi.

Nell’arco di tempo considerato, l’Italia ha importato dalla Russia quasi 15 mld mc in meno rispetto ai corrispondenti mesi del 2021 (-59%). A fronte di questo calo si è avuto un incremento

  • di circa 9,6 mld mc (+32%) dagli altri gasdotti
    • +1,9 mld mc dall’Algeria
    • +5,3 dal Nord Europa-Passo Gries
    • +3 dall’Azerbaijan
    • -0,6 dalla Libia
  • e di 3,6 mld mc dalle importazioni di GNL (+39%).

La produzione nazionale è rimasta costante (poco meno di 2,9 mld mc). Lato offerta, il raffronto tra i due periodi evidenzia quindi una variazione negativa di 1,8 mld mc.

Il calo dell’offerta (1,8 mld mc) e quello della domanda (5,2 mld mc)

Variazioni volumi gas gennaio-novembre 2022 – 2021
Fonte: elaborazioni su dati Snam

Tuttavia, temperature miti e riduzione dei consumi industriali per gli elevati prezzi hanno determinato una diminuzione complessiva della domanda di 5,2 mld mc, imputabili per il 36% al settore industriale e per il 60% ai minori prelievi delle reti di distribuzione (in lieve flessione anche il gas per usi termoelettrici).

Il punto sugli stoccaggi nazionali di gas

Ciò ha consentito di poter procedere al riempimento degli stoccaggi, in particolare dopo i decreti ministeriali che hanno incaricato SNAM e GSE di contribuirvi in modo sostanziale (si rimanda a Il punto sugli stoccaggi nazionali di gas). L’aumento dei volumi in ingresso a Passo Gries durante l’estate è dovuto soprattutto a questa azione.

Nei mesi aprile-ottobre, in particolare, ossia nella fase di iniezione di gas nei siti di stoccaggio, a fronte di un calo delle importazioni dalla Russia di 11 mld mc in confronto al 2021 (5,4 mld mc rispetto a 16,4), i flussi dagli altri gasdotti sono cresciuti di 7,5 mld mc e quelli di GNL di 2,2 mld mc; nel contempo la domanda è calata di quasi 3,5 mld mc.

Così è stato possibile immettere in stoccaggio circa 12 mld mc, con un incremento rispetto al pari periodo del 2021 di 2,2 mld mc, che hanno consentito di giungere alla situazione apparentemente tranquilla già descritta nel precedente post.

Un equilibrio precario

Ciò, tuttavia, non dovrebbe portare a considerazioni eccessivamente ottimistiche per il 2023. L’equilibrio precario del sistema ritrovato nelle ultime settimane, peraltro pagato a caro prezzo (la media del PSV in agosto e settembre è stata rispettivamente di 234 e 187 €/MWh), ha beneficiato di fattori che potrebbero non ripetersi il prossimo anno:

  • temperature miti e domanda gas inferiore alla norma,
  • arrivo di volumi di gas dalla Russia seppur fortemente ridotti rispetto al passato che potrebbe prosciugarsi del tutto,
  • disponibilità di flussi di GNL per l’Europa per minori importazioni asiatiche anche a causa del rallentamento economico cinese (in parte indotto dai lockdown per Covid).

Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia, le importazioni di GNL dalla Cina potrebbero rimbalzare il prossimo anno, ciò catturerebbe oltre l’85% del previsto aumento dell’offerta globale di GNL (+30 mld mc), gran parte della quale sembra comunque sia già stata contrattata dalla Cina stessa, limitando così la quantità di carichi di GNL disponibili per il mercato europeo nel 2023.

Oltretutto, il principale ente statale di pianificazione cinese ha di recente vietato la rivendita di GNL all’Europa ad alcuni grandi importatori nazionali (Sinopec, PetroChina e CNOOC), a cui gli operatori cinesi avevano venduto volumi in eccesso a causa della scarsa domanda interna e degli alti prezzi europei.

Il processo di indipendenza dell’Europa dal gas russo continuerà quindi ad essere complesso e costoso soprattutto nel medio termine, in un contesto di estrema incertezza per fattori geopolitici e metereologici, mutevolezza dei fondamentali, indecisioni e scarsa concretezza nelle scelte regolatorie europee.


Giovanni Goldoni è professore presso l’Università di Verona e membro del Comitato Scientifico della rivista ENERGIA.

Gian Paolo Repetto è economista dei mercati energetici. Collabora con Rie-Ricerche Industriali ed Energetiche.


Foto: Vecteezy

0 Commenti

Nessun commento presente.


Login