22 Novembre 2022

Il punto sugli stoccaggi nazionali di gas

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La situazione degli stoccaggi italiani di gas naturale è per il momento tranquilla. Decisivo il contributo di Snam e GSE (su input del MiTE). Si tratta adesso di capire come saranno utilizzati questo inverno gli stoccaggi sia dagli operatori sia da Snam-GSE.

La situazione degli stoccaggi italiani di gas naturale appare per il momento tranquilla. Il livello di riempimento dei siti è rimasto stabile fino alla prima metà di novembre, intorno ai 12 miliardi di metri cubi di working gas “commerciale”, che si aggiungono ai soliti 4,62 miliardi metri cubi di riserve strategiche. Sono volumi superiori agli obiettivi fissati dal Governo e a quelli, decisamente scarsi, che erano presenti negli stoccaggi lo scorso novembre, ma restano ancora adesso inferiori a quelli del precedente triennio (2018-2020, si veda il sito di Snam).

Si è arrivati a questo risultato positivo grazie ai contributi decisivi di Snam, che ha iniettato poco più di 2 miliardi di metri cubi (dei quali 0,7 destinati ai consumi interni per il trasporto e lo stoccaggio), e del GSE, che ha contribuito con l’acquisto di altri 1,6 miliardi di metri cubi.

Decisivi i contributi di Snam e GSE nel superare la “miope ritrosia” degli operatori

Il loro intervento è stato reso necessario dopo che all’inizio della stagione di iniezione gli utenti commerciali avevano disertato le aste di Snam-Stogit propedeutiche all’avvio degli stoccaggi, lasciando vuoti i siti e confermando quella miope ritrosia a stoccare gas che era già apparsa nella primavera del 2021 e che indicavamo in un articolo dello scorso febbraio come primo ostacolo da affrontare per agevolare il ritorno alla normalità del ciclo degli stoccaggi e dei prezzi spot.

Crediamo sia bene ricordare che gli osservatori attribuivano la più recente ritrosia degli operatori alla curva dei prezzi futures che nello scorso mese di marzo anticipava prezzi in discesa per l’inverno (si veda Asta del gas deserta per stoccaggio del 23 marzo)

Non volendo evidentemente ricorrere all’imposizione di un obbligo di stoccare a carico degli operatori commerciali, ad esempio: in proporzione alle loro vendite, storiche o attese, nel settore civile, Governo e Arera hanno deciso di provare a sbloccare lo stallo introducendo nello scorso aprile una coppia di incentivi: premio di giacenza e Contract for Difference (CdF) a due vie, quest’ultimo quale forma di assicurazione per gli acquisti di gas destinati a stoccaggio rispetto alla volatilità dei prezzi. 

Neanche queste misure hanno tuttavia consentito di procedere con regolarità al riempimento desiderato degli stoccaggi. Avendo verificato che nel mese di giugno il livello di utilizzazione della capacità di iniezione era insufficiente al raggiungimento degli obiettivi, un decreto del MiTE fece partire dalla fine di quel mese gli acquisti di Snam e GSE per garantire un servizio di ultima istanza.

La domanda di stoccaggi in Italia e Germania ha sospinto i prezzi del gas in luglio e agosto

Come si può vedere dal grafico, proprio a luglio e ad agosto i prezzi spot in Europa sono stati spinti al rialzo soprattutto dall’aumento della domanda per stoccaggi di Germania e Italia e hanno raggiunto i picchi più alti. Decisamente più alti.

Quanto hanno speso Snam e GSE?

La spesa affrontata da Snam e GSE per l’acquisto di 3,6 miliardi di metri cubi non è definita in modo chiarissimo: lo stanziamento iniziale del MEF di 4 miliardi di euro non è mai stato cambiato, mentre è stata progressivamente incrementata da Arera la quota riservata agli acquisti di Snam: gli iniziali 2 miliardi di euro a favore del responsabile del bilanciamento sono stati aumentati di 500 milioni e poi di altri 800 milioni da due delibere di Arera, l’ultima del 23 settembre scorso.

In assenza di informazioni in merito dal GSE o dal MEF, possiamo solo ritenere molto difficile che viste le quotazioni spot il GSE sia riuscito ad acquistare 1,6 miliardi di metri cubi con i 700 milioni di euro che residuano dallo stanziamento iniziale.

Si tratta adesso di capire come saranno utilizzati questo inverno gli stoccaggi sia dagli operatori sia da Snam-GSE.  Il decreto 22 giugno 2022 prevede che i quantitativi di gas naturale iniettati da Snam-GSE siano resi disponibili dal responsabile del bilanciamento agli operatori di mercato nel corso dell’inverno 2022-2023, secondo le modalità definite con atto di indirizzo del Ministro della transizione ecologica, sentita l’Autorità.

Al momento in cui scriviamo, l’atto di indirizzo non è ancora stato formulato. Secondo un decreto MiTE del 20 luglio 2022: “le indicazioni sulle modalità di vendita potranno ridurre il rischio di uno scarto tra l’ammontare necessario per l’acquisto del gas (nda i famosi 4 miliardi di euro stanziati…) e il ricavato della vendita dello stesso ai fini della restituzione del prestito”.

L’unica misura presa dal nuovo Governo

Resta inteso che gli eventuali costi non recuperati da Snam e dal GSE saranno riconosciuti da Arera e recuperati attraverso una componente tariffaria. L’unica misura presa dal nuovo Governo nel decreto aiuti quater è l’inevitabile posticipazione al 31 marzo della vendita del gas da parte del GSE (e di Snam?), che era stata precedentemente fissata alla fine del mese di dicembre 2022 probabilmente per ragioni di bilancio dello stato.

Alcune cose le sappiamo. Sappiamo che la capacità di erogazione dagli stoccaggi dipende dal livello di riempimento (pressione) del sito. Sappiamo che esiste una curva di erogazione ottimale da un punto di vista tecnico, che porta al loro progressivo svuotamento alla fine della stagione invernale (primi di aprile) per il loro successivo riempimento. Sappiamo che il comportamento degli operatori rispetto all’utilizzo dei loro stoccaggi in un mercato liberalizzato dipende soprattutto dai prezzi del gas.

In questo spirito deve essere letta la lettera scritta alla fine di ottobre da alcune associazioni di grossisti e indirizzata al MiTE e ad Arera, in cui si auspica la vendita del gas acquistato da Snam-GSE a condizioni trasparenti, non discriminatorie e allineate al mercato, e il mantenimento degli incentivi alla giacenza anche in prospettiva della prossima stagione 2023/2024.

Quale sarà l’obiettivo di Snam e GSE?

Ad oggi ancora non sappiamo quale sarà l’obiettivo prevalente assegnato a Snam e GSE: massimizzare le entrate per ridurre le compensazioni tariffarie; calmierare i prezzi del PSV in certi momenti di tensione; privilegiare le esigenze di sicurezza del sistema?

Ricordiamo quel che accadde in occasione dell’emergenza del gennaio 2006, quando vi furono elevati picchi di prelievo dopo che la stagione di erogazione degli stoccaggi era partita in largo ed eccessivo anticipo. La domanda del 25 e del 26 gennaio fu rispettivamente di 443 e 441 mil. m3 ripartiti in questo modo tra:

  • impianti di distribuzione (263-268),
  • usi termoelettrici (109-108),
  • impianti industriali (54-55),
  • consumi e perdite di sistema (17-9).

Ad essi si fece fronte principalmente con

  • importazioni (242-243),
  • stoccaggi (170-168)
  • produzione nazionale (31-31). 

Quella stagione si chiuse con un prelievo dagli stoccaggi strategici di quasi un miliardo di metri cubi. Per curiosità ricordiamo anche che all’epoca il Cesi aveva stimato che la massima domanda potenziale – 1 in 20 peak-day – a carico degli impianti di distribuzione fosse di 290-300 mil. m3. (vedi in proposito Giovanni Goldoni su ENERGIA 3.06)

Il problema sicurezza nell’attuale contesto

Di seguito proviamo a fornire alcuni dati per capire i termini del problema sicurezza nell’attuale contesto. La figura che segue, di fonte Snam, mostra di quanto ha oscillato la domanda giornaliera massima durante il periodo invernale nel periodo 2017-2021. Essa di solito coincide con le ondate di freddo più intense quando la componente domestica della domanda, più sensibile alle temperature, fa aumentare i prelievi di gas dalle reti di distribuzione.

Non è stato possibile recuperare dallo stesso documento e quindi dalla stessa fonte le informazioni su come sia stata soddisfatta questa domanda. Da nostre elaborazioni risulta che essa sia stata soddisfatta come dalle due tabelle seguenti, da cui risulta il ruolo essenziale delle importazioni e tra queste di quelle che entrano nel sistema nazionale da Tarvisio (vedi prima colonna split importazioni).  

Nelle condizioni attuali, si deve considerare in modo estremamente prudente l’eventualità di un’ondata di gelo europea particolarmente intensa a fine inverno, soprattutto se l’obiettivo prioritario resta quello di evitare il ricorso a strumenti di riduzione della domanda e, a maggior ragione, di razionamento.

Avere stoccaggi non più colmi a fine inverno significa perdere fino a un terzo del loro massimo apporto potenziale. Negli scenari di domanda massima giornaliera contenuti nell’ultimo piano di azione preventiva pubblicato dal MiSE, con stoccaggi riempiti al 100% il potenziale di erogazione giornaliera è di 290 milioni di metri cubi, che scendono a circa 190 milioni con stoccaggi al 30% (vedi Piano di azione Preventiva per il Sistema italiano del gas naturale del 18 dicembre 2019)

L’importanza dei gasdotti meridionali, ma attenzione alla congestione di rete

Si deve poi considerare che non sarà certamente disponibile il massimo potenziale della seconda maggiore fonte di flessibilità lato offerta – Tarvisio – e che anche i  flussi dal Nord Europa – Passo Gries – in caso di freddo intenso su molte regioni europee sarebbero molto inferiori al loro potenziale.  

Resta il contributo dei gasdotti meridionali. Nonostante l’impegno del Governo e degli operatori ad aumentare le forniture da Algeria e Azerbaijan, l’apporto potenziale è limitato da colli di bottiglia presenti lungo le dorsali della rete nazionale.

Ricordando che in caso di freddo molto intenso la domanda incrementale si concentra sulle reti di distribuzione del nord Italia, riporto quanto scritto da Snam nell’ultimo piano decennale: “pur disponendo di una capacità complessiva di 2,1 TWh giorno (equivalenti a 191 MSm3 giorno), pari alla somma delle singole capacità in ognuno dei punti di entrata da Sud (Mazara, Gela e Melendugno), la rete è in grado di assicurare il trasporto verso l’area della Pianura Padana pari a 1,4 TWh giorno (126 MSm3 giorno), con una congestione del 34% che viene gestita da Snam Rete Gas mediante offerta di capacità competitiva (competive capacity auction)”.

Ovvero, come si dice altrove: “l’entrata in esercizio del gasdotto TAP, anche se permetterà una diversificazione delle fonti, non farà aumentare la capacità complessiva di importazione, infatti la capacità al relativo punto di ingresso nel sistema nazionale allo stato attuale delle infrastrutture di trasporto sarà concorrente con gli altri punti di ingresso provenienti da sud.”  Nei progetti di sviluppo sono incluse opere che potrebbero eliminare questi colli di bottiglia, tuttavia la loro operatività non rientra nell’orizzonte decennale dell’ultimo Piano.

Gli stoccaggi restano l’opzione preferibile

Tutti speriamo che le temperature del prossimo inverno restino miti e che le tensioni internazionali si allentino. Non avendo certezze che le speranze di tutti si avverino, mantenere il più a lungo possibile un riempimento elevato degli stoccaggi sembra l’opzione preferibile, anche a costo di arrivare alla fine di marzo con livelli significativi di gas presenti nei siti. La qual cosa per altro potrebbe aiutare ad affrontare meglio la prossima stagione di iniezione.

Resta inteso, a scanso di interpretazioni equivoche di quanto scritto, che l’andamento delle erogazioni di gas dagli stoccaggi nazionali nei prossimi mesi non dipenderà esclusivamente da Snam e GSE, a cui compete solo 1/3 degli stoccaggi commerciali.


Giovanni Goldoni è professore presso l’Università di Verona e membro del Comitato Scientifico della rivista ENERGIA.

Gian Paolo Repetto è economista dei mercati energetici. Collabora con Rie-Ricerche Industriali ed Energetiche.


Foto: Unsplash

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