8 miliardi di persone sulla Terra e si punta al traguardo dei 10 entro fine secolo. Che pressione esercita il genere umano sul Pianeta e le sue risorse? È possibile (e auspicabile) anticipare e accelerare il rallentamento? Quali indicazioni per le politiche di mitigazione e adattamento? Il saggio di Massimo Livi Bacci su ENERGIA 4.22.
Da oggi alla fine del secolo, la popolazione del mondo potrebbe crescere di quasi due miliardi e mezzo, secondo plausibili traiettorie di natalità, mortalità e mobilità. A livello planetario, si ritiene che la crescita possa avvicinarsi allo zero, ma le tendenze a livello di continenti, paesi e regioni continueranno a divergere: l’Africa avrà una crescita molto rapida, mentre il mondo sviluppato e vaste regioni dell’Asia saranno in stagnazione o in declino.
Vari aspetti del cambio demografico avranno conseguenze ambientali, come l’intrusione umana nelle foreste pluviali, la sovrappopolazione di ambienti fragili e in particolare nelle fasce costiere, la crescita senza freni delle megalopoli, fonti di inquinamento. Queste tendenze dovranno essere monitorate, e andranno attuate azioni di mitigazione e strategie di adattamento.
Su ENERGIA, considerazioni sulle tendenze demografiche sono più volte emerse all’interno di analisi sugli scenari, sul nesso energia-acqua, sul tema della povertà energetica. Nel 2016 abbiamo ospitato anche un articolo incentrato sulla relazione demografia e domanda elettrica a partire dal caso del Giappone, nel quale si indagava se la relazione tra le due fosse necessariamente di tipo direttamente proporzionale o se al calare del primo potesse comportare un aumento del secondo.
“Nel regno animale e vegetale, la natura ha profuso i germi della vita, ma è stata comparativamente avara dello spazio e degli alimenti necessari al loro moltiplicarsi” T.S. Malthus
Su ENERGIA 4.22 abbiamo deciso di dare agli scenari demografici l’attenzione che meritano, con riferimento in particolare alla loro relazione con gli ambiti clima, ambiente ed energia. E lo facciamo ospitando un saggio del più autorevole demografo italiano, Massimo Livi Bacci.
La pressione demografica sul Pianeta è direttamente correlata al consumo di risorse. I cambiamenti climatici e ambientali che ne conseguono mettono a rischio ampie fasce della popolazione mondiale. Studiare le tendenze demografiche è quindi un tassello fondamentale per delimitare i margini di manovra che abbiamo per intervenire e aiutarci ad individuare le priorità. Ne proponiamo l’introduzione e la struttura.
“Negli anni Trenta del secolo scorso, alla nascita dell’autore di queste pagine, la popolazione del mondo aveva da poco toccato i due miliardi di abitanti; questi, oggi, risultano quadruplicati, come ufficialmente certificato dalle Nazioni Unite lo scorso 15 novembre (1). Mai, nel passato, si era verificato un affollamento tanto rapido del Pianeta nel corso di vita di una generazione, né è immaginabile che questo possa ripetersi nel futuro.
Un discorso simile può farsi, pur se su scale diverse, per una serie di fenomeni e di grandezze legate allo sviluppo della società umana: dalla produzione del cibo e di manufatti, ai consumi di energia e di materie prime, alla generazione di rifiuti e all’emissione di gas serra. È stato, questo, il periodo di massimo stress demografico e ambientale, oltreché sociale, nella storia dell’umanità.
La velocità di crescita della popolazione, che in gran parte del millennio non aveva superato uno o due decimi di punto percentuale all’anno, si è accresciuta prima lentamente, poi sempre più velocemente, fino a toccare un massimo del 2% negli anni Sessanta del secolo scorso – un picco che, se sostenuto, porta a un raddoppio nel giro di 35 anni. Questa velocità è andata riducendosi, e oggi è meno della metà di allora.
La Fig. 1 illustra l’aritmetica dello sviluppo demografico dal 1700 in poi, e il percorso possibile nel resto di questo secolo. Mortalità e natalità erano state in relativo equilibrio nei millenni, ma lo sviluppo, a partire dal XIX secolo ha moderato la prima più rapidamente di quanto non sia avvenuto per la seconda, che è scesa con ritardo, generando un’accelerazione della crescita.
Questo fenomeno, chiamato transizione demografica, è avvenuto con un forte gradiente territoriale legato – grosso modo – al grado di sviluppo, prima nel nord e poi nel sud del mondo, prima nelle aree urbane e poi in quelle rurali, prima nei ceti benestanti, poi in quelli poveri”.
L’aggiunta di due o tre miliardi di abitanti prima della fine del secolo non potrà che restringere le zone del Pianeta in stato naturale
Tre i temi trattati in questo saggio. “Il primo riguarda la dinamica demografica recente e futura, le certezze e le incognite che riguardano lo sviluppo delle sue componenti (2)”. (par. 1. La demografia del XXI secolo).
“La Fig. 1 fa testo del relativo «consenso» circa il futuro possibile: da oggi alla fine del secolo, la popolazione del mondo potrebbe accrescersi di quasi due miliardi e mezzo di persone, secondo le presunte traiettorie della natalità, della mortalità e dei movimenti migratori. Traiettorie presunte, non certe: è importante quindi discutere quali possano essere i percorsi alternativi, e i risultati di questi”.
Vi si analizzano, nel particolare, gli aspetti riproduttività (par. 1.1.), sopravvivenza (par. 1.2.), migrazioni, strutture, geo-demografia (par. 1.3.).
“Il secondo tema riguarda le interazioni tra cambio demografico e ambiente, con particolare riguardo alla distribuzione della popolazione nel Pianeta” (2. Popolazione e ambiente: l’antropizzazione del Pianeta). Dove affronta i temi popolazione e foreste pluviali (par. 2.1.), affollamento delle aree costiere (par. 2.2.), megacittà: bombe energetiche e produttrici di inquinamento (par. 2.3.).
Ora, si è visto che c’è un rallentamento nella crescita demografica del Pianeta, e la questione può porsi nel modo seguente: è possibile rallentarla ulteriormente?
“Il terzo tema è di natura più propriamente politica, e riguarda le possibili azioni per moderare i possibili effetti negativi dello sviluppo demografico sull’ambiente” (3. Popolazione e ambiente: adattamento e mitigazione).
Alla pari di quello proposto su ENERGIA 2.22 su scarsità e innovazione a firma di Alberto Quadrio Curzio, questo di Livi Bacci è un saggio importante e di lungo respiro e per questo gli abbiamo voluto affiancare sempre su questo numero due riflessioni tematicamente attigue: quella di carattere giuridico, a firma di Stefano Grassi, sulla recente revisione degli articoli 9 e 41 della Costituzione italiana, con cui la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi entra nei «principi fondamentali» della Carta e nella «costituzione economica», e quello sull’adattamento, a firma di Klaas Lenaerts, Simone Tagliapietra e Guntram Wolff (Bruegel), raccogliendo l’indicazione cui lo stesso Livi Bacci dedica la chiosa finale del suo articolo.
“Saranno quindi soprattutto le politiche di adattamento quelle che consentiranno, nel futuro, di moderare gli effetti negativi di una crescita demografica che si prospetta ancora robusta nel prossimo mezzo secolo”.
Il post presenta l’articolo di Massimo Livi Bacci Scenari demografici di fine secolo (pag. 6-15) pubblicato su ENERGIA 4.22.
Massimo Livi Bacci, Università di Firenze e Accademia dei Lincei.
Foto: Pixabay
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