17 Dicembre 2022

La presentazione di ENERGIA 4.22

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Alberto Clô presenta i contenuti del nuovo trimestrale ENERGIA. In fondo al testo è possibile scaricare il pdf dell’intera presentazione.

Criticità del sistema elettrico italiano

Il lungo saggio di Giovanni Goldoni potrebbe sintetizzarsi nel detto «mettere il carro davanti ai buoi» ovvero sviluppare le rinnovabili (FER) prima d’aver loro adattato le reti di trasmissione. L’articolo affronta il tema critico dei costi aggiuntivi dovuti allo sviluppo degli investimenti nelle reti di trasmissione e distribuzione per connettere al minor costo la nuova crescente potenza rinnovabile che bisognerebbe realizzare per rispettare le prescrizioni comunitarie. (…) L’inadeguatezza delle infrastrutture sta causando costi aggiuntivi di sistema accrescendone l’incidenza nei progetti di investimento delle FER, con conseguenze sulla loro fattibilità e convenienza. (…) Le connessioni alla rete di trasmissione dovrebbero essere una (pre)condizione per la costruzione di impianti FER. Facilitarle, ponendo sotto controllo le congestioni di rete, è assolutamente prioritario. «Alla luce delle evidenze riportate – conclude Goldoni – questo implica socializzare nelle tariffe pagate dagli utilizzatori finali gran parte degli investimenti necessari per il potenziamento e per l’adeguamento delle infrastrutture di rete, sempre che i loro benefici, inclusi quelli della decarbonizzazione del settore, siano superiori ai loro costi». Quel che dipenderà anche dalle modalità con cui si riformerà il mercato elettrico. Tema affrontato da G.B. Zorzoli, che analizza le ripercussioni sulla produzione rinnovabile – nella prospettiva che divengano dominanti nella nostra generazione elettrica (nel 2040 all’80-90%) – che potrebbero derivare da nuove tecnologie di accumulo che si vanno commercialmente affermando, tali da superarne in larga parte la discontinuità. Da qui, una proposta di riforma del mercato elettrico basata sulla sua separazione in due parti – una relativa alla generazione non programmabile, l’altra alla generazione residua – che, anche sulla base dei limiti evidenziati dal caro gas, superi nel MGP l’ancoraggio al marginal cost pricing, «immettendo sul mercato in tempi brevi un’offerta di energia a prezzi costanti e inferiori a quelli che si formano sul MGP, a loro volta tendenzialmente più contenuti, dovendo vendere a una domanda in calo, perché gran parte di quella rinnovabile sarebbe sottratta al mercato spot». (…) Le difficoltà da superare per favorire la penetrazione delle FER vengono affrontate anche da Dominique Finon alla luce dei numerosi disservizi nell’erogazione dell’energia elettrica che ne sono derivati in molti paesi e regioni europee. (…) Per superare le difficoltà, secondo Finon, bisogna adottare soluzioni che conferiscano flessibilità al sistema elettrico. (…) Ma vi è un’altra esigenza che appare non meno imprescindibile rispetto agli interventi di natura tecnica. Ed è la necessità di accrescere la cooperazione ed il coordinamento tra i gestori dei sistemi di trasmissione e tra i diversi sistemi paese (…). Se le chiusure non sono coordinate tra i paesi, fino a che punto possiamo fare affidamento sui sistemi vicini, soprattutto se non hanno più margini di riserva per via della chiusura delle centrali controllabili e per l’inadeguato sviluppo di misure di flessibilità? Fare affidamento sul supporto altrui è ormai una prassi consolidata, quel che solleva però un grave problema di carenza di coordinamento tra gli Stati membri: «(…) La forte integrazione dei sistemi e dei mercati elettrici a livello europeo impone di pensare al sistema elettrico su scala sovranazionale». A chiudere il cerchio dei contributi precedenti è l’articolo di Luca Marchisio, Salvatore De Carlo, Fabio Genoese, Arianna Nouri di Terna sulle tecnologie di accumulo che permettono di differire l’utilizzo finale dell’energia elettrica a un momento successivo alla sua generazione. Quelle elettrochimiche e i pompaggi sono le più efficienti ed il loro sviluppo è fondamentale, sotto la condizione tuttavia di un efficace coordinamento sia con la crescita delle rinnovabili non programmabili che con quello delle reti elettriche, tramite strumenti di supporto appropriati, quali le aste che saranno bandite. Gli scenari sviluppati da Terna al 2030 e coerenti con gli obiettivi di policy del pacchetto Fit For 55 prevedono che siano necessari al 2030 quasi 100 GWh di accumuli aggiuntivi rispetto a quanto già installato al 2019. L’efficacia di uno stretto coordinamento nel governo del sistema elettrico è ribadita quindi come condizione prioritaria per conseguire gli obiettivi prestabiliti.

Demografia e Clima

In un bellissimo affresco sulle dinamiche demografiche passate, Massimo Livi Bacci, il più importante demografo italiano, (…) evidenzia le certezze e le incognite delle sue principali determinanti, che portano comunque ad uno scenario di consenso di un aumento della popolazione da qui a fine secolo di 2,5 miliardi di persone (oggi siamo a 8 miliardi) secondo le presunte traiettorie della natalità, della mortalità e dei movimenti migratori. Di grande rilevanza è l’impatto che ne è derivato e ne deriverà su un Pianeta sempre più antropizzato. (…) «L’ulteriore crescita demografica, pur rallentando, può accentuare situazioni critiche per gli equilibri ambientali». Come provvedervi è la sfida con cui l’umanità deve confrontarsi. A parere di Massimo Livi Bacci, «Se nel 2050 la fecondità fosse ridotta a 2,5 figli per donna, anziché a 3, la popolazione della regione potrebbe contare centocinquanta milioni di abitanti in meno del previsto. Ciò significherebbe “guadagnare tempo”, frenando l’ascesa delle emissioni e del riscaldamento (…). Saranno quindi soprattutto le politiche di adattamento quelle che consentiranno, nel futuro, di moderare gli effetti negativi di una crescita demografica» che si prospetta ancora robusta nel secolo che viviamo. Il tema dell’adattamento è trattato da Klaas Lenaerts, Simone Tagliapietra e Guntram Wolff dell’Istituto Bruegel, una politica cui sinora l’Unione Europea ha prestato minor attenzione rispetto a quella della mitigazione per affrontare l’impatto sempre più devastante dei cambiamenti climatici in termini fisici, economici, settoriali. (…) Gli Autori propongono una strategia che ne rafforzi il ruolo col ricorso a nuovi strumenti, specie di tipo finanziario e assicurativo, per incentivare e aiutare gli Stati membri, soprattutto quelli più vulnerabili. L’esito, pur deludente, della COP 27 tenutasi a Sharm el-Sheikh dal 6 al 18 novembre ha segnato, a dire di Enzo di Giulio, un importante implicito passaggio dalla strategia della mitigazione a quella dell’adattamento. «I tagli latitano ma i danni ci sono e vanno controbilanciati. È bene adattarsi al mondo che verrà, che sarà sempre più ostile» (6). Restando sempre nell’ambito delle tematiche ambientali è di grande interesse il contributo del Professor Stefano Grassi sulla modifica costituzionale dello scorso febbraio che ha inserito la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi tra i principi fondamentali della nostra Costituzione, proponendo un’impostazione del tutto nuova del sistema costituzionale ed in particolare del rapporto tra ambiente ed economia. (…) La revisione tocca almeno tre temi essenziali nella definizione della dimensione giuridica degli interessi ambientali: la definizione dell’ambiente come oggetto di tutela giuridica; la definizione del rapporto tra ambiente ed attività economiche; l’individuazione dei livelli di governo per la gestione degli interessi ambientali. «Il richiamo a termini propri delle scienze ambientali – secondo Stefano Grassi – conferma che il nuovo principio indica il rispetto della natura come valore in sé, quale elemento fondante dell’intero ordinamento. Ma questa impostazione non va al di là dell’indicazione dell’ambiente come presupposto per l’esercizio dei diritti dell’uomo, ma ancor più come dovere di solidarietà a garanzia della natura e degli equilibri ecologici».

I termini del dibattito sulla transizione energetica

Nel precedente numero di «Energia» abbiamo pubblicato un’analisi di Jason Bordoff e Meghan L. O’Sullivan sul possibile affermarsi, a seguito del combinarsi di crisi e guerra energetica, di un «Nuovo Ordine Energetico» mondiale imperniato su tre pilastri, tra i quali un forte ritorno degli Stati nel governo dell’energia, tale da restringere di molto gli spazi del mercato. (…) Nel solco di un duplice filone editoriale di «Energia» – i mutamenti che vanno prefigurandosi nel governo dell’energia e modalità e tempistiche della transizione energetica – pubblichiamo un articolo di Philip Verleger, che espone le ragioni che lo portano a ritenere – all’opposto di Bordon-O’Sullivan, Vaclav Smil e Yergin, ma in sintonia con Clayton Christensen – che la transizione potrà avvenire in tempi rapidi per le discontinuità tecnologiche che si vanno affermando, come in passato accadde nelle telecomunicazioni. (…)

Bologna, 6 dicembre 2022 
a.c.


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