24 Gennaio 2023

Economist Intelligence: 6 previsioni per il 2023

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Rallenta la crescita della domanda energetica, crescono le rinnovabili (ma anche il carbone), l’adattamento guadagna terreno; rallenta il phase out dal nucleare.

6 punti cruciali che segneranno il 2023 dell’energia secondo The Economist Intelligence Unit. Alcuni passaggi dal rapporto Energy outlook 2023 Surviving the energy crisis.

Il rallentamento dell’economia globale ed elevati prezzi dell’energia segnano un rallentamento della crescita della domanda di energetica per il secondo anno consecutivo. EIU stima che il consumo totale di energia nei 69 paesi che monitora aumenterà solo dell’1,3% nel 2023.

1. Il consumo di energia crescerà solo dell’1,3% nel 2023

Nel 2022 la crescita della domanda è stimata in appena +0,9%, a causa dei prezzi record e della contrazione delle forniture di gas e petrolio dalla Russia. È probabile anche una riduzione delle forniture energetiche prosegua anche nel 2023 per mano dell’OPEC+, disposta a tagliare la produzione per evitare che i prezzi del petrolio scendano troppo.

Anche la produzione di petrolio e gas dalla Russia dovrebbe diminuire ulteriormente, con l’entrata a pieno regime delle sanzioni europee a fine 2022. Nonostante le pressioni sui prezzi dovute a problemi di offerta, i timori di una recessione globale stanno spingendo al ribasso i prezzi del petrolio. EIU prevede un prezzo medio per il greggio Brent di 89,6 dollari al barile nel 2023, in calo rispetto ai 91,7 dollari al barile precedenti.

2. Consumi di gas inalterati, ma crescono quelli di carbone e petrolio

Il consumo globale di gas naturale rimarrà invariato nel 2023 poiché continua a diminuire in Europa (-1,7%) e rimane stabile in Nord America, compensando gli aumenti nel resto del mondo. EIU prevede che il consumo di gas in Europa (Russia esclusa) torni ai livelli prebellici al 2031.

La domanda di gas in Asia aumenterà del 2,4% nel 2023, avviandosi a diventare il il più grande mercato globale per il gas naturale (superando il Nord America) entro il 2027.

Il consumo di carbone cresce per il terzo anno consecutivo, anche se solo marginalmente, per i timori legati alla sicurezza energetica. Quello di petrolio crescerà invece dell’1,4%, sostenuto principalmente dall’Asia, dove l’utilizzo aumenterà del 2,9%. Al contrario, la domanda in Europa si contrarrà dell’1% man mano che l’attività economica rallenterà e l’embargo dell’UE sulle importazioni di petrolio russo diventerà pienamente effettivo.

3. La crescita delle energie rinnovabili rimarrà forte: + 11%

Con una prospettiva molto più brillante rispetto ai combustibili fossili, il consumo di energia solare ed eolica aumenterà dell’11% durante il 2023 (sebbene partano da una base più piccola). Il consumo di energia rinnovabile è previsto crescere a un tasso medio annuo del 10% nei prossimi dieci anni.

L’Asia è e continuerà ad essere il più grande mercato mondiale per gli investimenti nelle energie rinnovabili, con la parte del leone che andrà a Cina, India, Giappone e Corea del Sud. Tuttavia, il boom dei prezzi delle materie prime dirotterà alcuni investimenti verso progetti a combustibili fossili.

Tassi di interesse più elevati aumenteranno anche il costo del finanziamento di progetti di energia rinnovabile, rallentando il ritmo della transizione energetica. Il sostegno finanziario ai progetti di transizione energetica nei paesi in via di sviluppo potrebbe diminuire ulteriormente, colpendo in modo sproporzionato le aree geografiche povere e vulnerabili.

4. Le crisi energetiche causate da eventi meteorologici estremi incoraggeranno l’utilizzo del carbone

La crescente frequenza di eventi meteorologici estremi – come siccità, ondate di caldo e uragani – avrà un impatto negativo sui sistemi energetici dei paesi. Il clima secco in gran parte dell’emisfero settentrionale nel 2022 ha portato a situazioni di siccità nei principali sistemi fluviali come lo Yangtze (Cina), il Danubio e il Reno (Europa) e il fiume Colorado (Stati Uniti), con gravi ripercussioni sulla produzione di energia idroelettrica, che fornisce quasi la metà della produzione di elettricità a basse emissioni di carbonio a livello globale.

Le ondate di calore potrebbero portare a blackout in quanto aumentano la domanda di potenza di picco, riducendo al contempo la produttività delle centrali elettriche; gli uragani potrebbero danneggiare le infrastrutture energetiche.

Con i meteorologi che prevedono più eventi estremi, incluso un raro terzo anno consecutivo di La Niña, EIU prevede più crisi energetiche a breve termine in tutto il mondo nel 2023. Per farvi fronte i paesi faranno ricorso ai combustibili fossili.

La Cina e l’India, dove l’energia idroelettrica rappresenta oltre il 10% della produzione totale di elettricità, hanno maggiori probabilità di farlo. Un altro esempio è il Brasile, che fa affidamento sull’energia idroelettrica per il 60% della produzione totale di energia.

5. Sempre più in salita la strada dei paesi in via di sviluppo per ottenere finanziamenti per il clima

Un ambiente economico e geopolitico instabile, oltre ai recenti eventi meteorologici estremi in Europa e negli Stati Uniti, spingeranno l’opinione pubblica a dare priorità all’adattamento climatico nei propri paesi prima di impegnarsi ad assistere altri influenzando la disponibilità di finanziamenti globali per il clima.

I paesi in via di sviluppo, come l’India e l’Indonesia, faranno fatica a ottenere impegni significativi dal mondo ricco per finanziare la loro transizione energetica. Di conseguenza, questi paesi saranno più lenti ad abbandonare fonti climalteranti come il carbone e la forbice della transizione energetica tra il mondo sviluppato e quello in via di sviluppo si allargherà.

6. Il ritorno del nucleare

La crisi energetica spingerà alcuni governi a ripensare i loro piani di uscita dal nucleare, poiché il sentimento si sposta a favore di forniture energetiche affidabili. Il Giappone, che ha spento le sue centrali nucleari sulla scia del disastro di Fukushima Daiichi nel 2011, prevede di riavviare sette reattori nucleari entro l’estate del 2023. Includendo questi sette, il Giappone ha attualmente 23 reattori nucleari funzionanti commercialmente ma offline. In tutto, i reattori del paese hanno una capacità di generazione di energia installata combinata di 21,7 GW. Non è da escludere che il governo giapponese annunci il riavvio di più reattori nucleari durante il 2023.

Un esempio più eclatante è la Germania. Dopo il disastro di Fukushima, la Germania ha iniziato a spegnere le sue centrali nucleari, con le ultime tre previste entro la fine del 2022. Tuttavia, le sfide alla sicurezza energetica hanno costretto il paese a fare un’inversione a U sulla sua politica nucleare. Recenti commenti del governo suggeriscono che il paese potrebbe estendere la durata di vita degli impianti rimanenti. È probabile che anche altri paesi, come India e Cina, rinnovino l’attenzione sull’energia nucleare nel 2023.

3 dinamiche da tenere sott’occhio

Oltre a queste 6 tendenze il rapporto di Economist Intelligence Unit indica altri 3 dinamiche da tenere sott’occhio nel corso dell’anno:

  1. Terminali GNL: la Germania avrò il suo primo rigassificatore in funzione all’inizio del 2023, Wilhelmshaven con una capacità di 7,5 miliardi di metri cubi all’anno. Un altro terminal in costruzione a Brunsbüttel dovrebbe aggiungere ulteriori 3-5 miliardi di metri cubi all’anno di capacità di importazione. Le due strutture insieme potrebbero soddisfare oltre il 10% della domanda annuale di gas della Germania entro il 2023.
  2. Negoziati con l’Iran: le dinamiche del mercato del petrolio hanno spinto a rilanciare i colloqui su un accordo nucleare con l’Iran, un importante produttore con capacità di esportazione di riserva. I negoziati si protrarranno fino al 2023, in particolare se il governo iraniano reprimerà duramente le proteste civili in corso. Nonostante le intense attività diplomatiche, difficile che Iran e Stati Uniti raggiungano un accordo. Senza alcuna fornitura aggiuntiva dall’Iran, il mercato petrolifero globale rimarrà teso.
  3. La nuova raffineria della Nigeria: una mega-raffineria e un complesso petrolchimico da 650.000 barili al giorno è attualmente in costruzione in Nigeria. Dangote avrà un costo stimato di 19 miliardi di dollari e dovrebbe raggiungere la piena produzione nel 2023. L’impianto sarà la più grande raffineria a treno singolo al mondo e, una volta in funzione, consentirà alla Nigeria di ridurre drasticamente il costo delle importazioni per i prodotti raffinati Tuttavia, la raffineria venderà localmente solo se i prezzi saranno guidati dal mercato. Sarà quindi necessario ridurre le sovvenzioni per il carburante della Nigeria nel 2023 per consentire alla raffineria di rifornire il mercato interno.
Foto: Pixabay

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