Cosa riserva il 2023 per i minerali che compongono le principali batterie (litio-ferro-fosfato e nichel-cobalto-manganese)? Diamo un’occhiata a litio, cobalto, nichel e manganese, per chiudere con la grafite, uno dei minerali per le batterie meno considerati dal mercato, anche se è il più utilizzato.
A inizio 2021 si è iniziato a parlare di “superciclo” delle materie prime. Un’impennata dei prezzi nel biennio 2020–2022 che, secondo Wood Mackenzie, ha compensato circa il 40% della diminuzione dei costi dovuta al miglioramento tecnologico e alla chimica delle batterie previsto per il quinquennio 2020-25.
Nel 2023 molti analisti prevedono i prezzi dei metalli in leggero calo. Tuttavia, il conflitto in Ucraina e le politiche Covid della Cina continentale continueranno ad alimentarne la volatilità e a mantenere elevati i costi di produzione del settore estrattivo. Sarà quindi probabile che le compagnie tendano a sviluppare maggiormente i progetti brownfield, ovvero l’estensione di miniere esistenti, riducendo la loro propensione al rischio.
La nuova tendenza: materie prime “verdi”
Opposta sembra tuttavia la tendenza per le materie prime “verdi”, ossia quelle attività estrattive che hanno una ridotta impronta carbonica grazie all’adozione di veicoli elettrici e l’installazione di parchi eolici o fotovoltaici. Si registra infatti un rialzo delle spese in conto capitale ed una maggiore attenzione allo sviluppo di progetti minerari greenfield.
Sempre più compagnie intendono creare una supply chain low carbon del settore automotive e le compagnie minerarie sono interessate a una progressiva diversificazione del proprio portafoglio scorporando questo tipo di progetti da quelli con maggiore impronta carbonica.
Una dinamica che non potrà che impattare sui costi delle attività e quindi, a cascata, sui prezzi dei metalli e dei veicoli, ma che una fetta degli automobilisti comprende e pare disposta ad accettare.
Tracciato questo breve quadro introduttivo, vediamo cosa possiamo attenderci nel 2023 per i metalli impiegati nelle batterie, anodici e catodici, considerando le tendenze dell’evoluzione della chimica catodica, il cui futuro appare delineato in un dualismo quasi paritetico tra quella litio-ferro-fosfato (LFP) e quella nichel-cobalto-manganese (NCM) in attesa dei futuri sviluppi basati sul sodio ed altre materie prime di più facile reperibilità.
Litio, cobalto, nichel e manganese sono oggetto di questo approfondimento, in cui dedichiamo spazio anche alla grafite, uno dei minerali per le batterie meno considerati dal mercato, anche se è quello più utilizzato.
Abbiamo toccato il picco dei prezzi?
Per quanto il costo dei metalli per batterie sembri aver raggiunto il picco, in realtà il 2023 potrebbe vedere un ulteriore aumento, dovuto anche alle diverse tendenze dei materiali che le costituiscono.
Se per il litio le previsioni di carenza di offerta potrebbero ribaltarsi fino ad avere un surplus di produzione con conseguente ribasso dei prezzi, per altri metalli (come il manganese) o elementi (come la grafite) la tendenza sembra quella all’inizio di una fase rialzista dei prezzi a causa di un crescente mismatch domanda/offerta. Più stabili paiono invece le quotazioni di nichel e cobalto pur in presenza di condizioni che potrebbero modificare bruscamente gli equilibri.

Litio, numerose incognite rendono le previsioni molto aleatorie
Le previsioni di incremento della produzione nel 2023 variano su intervalli piuttosto ampi: tra il 22% e il 42%. Un ritmo vertiginoso per qualsiasi industria estrattiva. Quanto sono affidabili queste previsioni?
La prima considerazione riguarda i produttori e in particolare quel piccolo esercito di nascenti produttori. Solo un terzo degli aumenti di produzione attesi è infatti previsto arrivare da grandi compagnie come Albemarle Corp. o la cilena SQM. Mentre il resto è imputato a queste nuove compagnie la cui reale capacità di portare il litio sul mercato è questione controversa in quanto devono superare significative sfide normative, tecniche e commerciali.
Ulteriore fonte di perplessità è sollevata dalle aspettative circa le nuove tecniche di produzione. La Direct Lithium Extraction (DLE), ad esempio, è un insieme di tecnologie per estrarre il litio dalle salamoie sotterranee (salar e geotermiche) con una varietà di metodi attualmente in fase di sviluppo.
I benefici dovrebbero consentire di aumentare il tasso di recupero del litio dalle salamoie riducendo al contempo l’uso di acqua dolce. Questo dovrebbe consentire un’impronta di carbonio inferiore rispetto ai metodi di estrazione tradizionali. Ma per quanto debba entrare in produzione nel 2023 non si hanno dati certi sull’effettiva applicabilità sul campo.

Un altro aspetto è il project permitting. In questo senso alcune risposte, in particolare sull’effettiva volontà dell’Occidente di riconfigurare le catene di approvvigionamento dei metalli critici, arriveranno dal processo autorizzativo di miniere come quella di Thacker Pass in Nevada.
La capacità di raffinazione pare essere un ulteriore collo di bottiglia. Secondo S&P Global Commodity Insights, quelle degli Stati Uniti è insufficiente per la potenziale produzione delle sue miniere: su 362.000 tonnellate di carbonato di litio equivalente stimate essere prodotte entro il 2032, 300.000 rischiano di essere spedite all’estero per la lavorazione.
Andrà poi verificata l’efficacia delle nuove fonti non convenzionali come la lepidolite, un minerale contenente litio di cui si stanno aprendo nuove miniere in Cina e ritenuto un game changer del settore da Goldman Sachs. Le prime produzioni sono previste per il 2023, ma secondo Benchmark Mineral Intelligence serviranno 5-10 anni perché raggiunga una quota rilevante della produzione globale.
Gli elevati prezzi potrebbero stimolare la ripresa delle esportazioni di Direct Shipping Ore (DSO) – ovvero minerale non lavorato, ma semplicemente arricchito – di spodumene da Australia e Namibia. Un aumento di offerta che potrebbe indurre un calo significativo dei prezzi.
Cobalto, si riduce (ma permane) il mismatch domanda/offerta
Nel 2022 si è verificata una carenza di offerta stimata in 15.000 tonnellate, circa 11% dell’offerta globale, esacerbata dalla crisi delle supply chain, mentre la domanda ha registrato un aumento senza precedenti stimato in circa il 19%.
Nel 2023 si prevede che la domanda di cobalto da parte dell’industria dei veicoli elettrici continuerà ad aumentare ed è probabile che dovrà affrontare un deficit più contenuto, che riflette l’impatto del tentativo dei produttori di automobili di ridurre il contenuto di cobalto delle loro batterie.
Ne è esempio, la tecnologia catodica litio-ferro-fosfato (LFP) il primo concorrente del cobalto. Tuttavia, per quanto visto, l’attuale tasso di penetrazione dei veicoli elettrici dotati di batterie con chimica catodica basata su nichel-cobalto-manganese (NCM) continuerà a crescere rimanendo dominante e trainando la domanda di cobalto.
La sostituzione del cobalto rappresenta una tendenza a lungo termine, ma il tasso di crescita del mercato dei veicoli elettrici è più che sufficiente per compensare il volume decrescente di cobalto nei catodi.
La Repubblica Democratica del Congo, RDC (il principale produttore di cobalto con una quota del 70%) ha vissuto un anno difficile con la rinegoziazione della licenza mineraria di Glencore per la miniera di rame-cobalto Mutanda ma soprattutto per la disputa in atto tra il colosso cinese China Molybdenum Co. e la società statale Gecamines relativa alle diverse valutazioni della stima delle riserve minerarie della miniera di Tenke Fungurume. Lo sviluppo di queste situazioni potrebbero innescare crisi di mercato.
La principale area di crescita per l’offerta di cobalto dopo la RDC è attualmente l’Indonesia, dove si riscontrano volumi crescenti ottenuti dai processi di lisciviazione acida ad alta pressione (HPAL) che convertono il minerale di laterite in un precipitato misto di idrossido di nichel-cobalto. Secondo Benchmark Mineral Intelligence, grazie al supporto tecnologico e finanziario della Cina, nel corso dell’anno l’Indonesia diventerà il secondo paese produttore di cobalto al mondo.
Nella seconda parte passiamo in rassegna le prospettive per il 2023 di nichel, manganese, grafite.
Giovanni Brussato è ingegnere minerario
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