Il servizio idrico integrato presenta un notevole e variegato potenziale in termini di decarbonizzazione e circolarità che deve essere valorizzato cogliendo l’opportunità offerta dal PNRR. Alcuni estratti dell’articolo di Daniela Crisante, Luigi de Francisci e Alberto Mariani su ENERGIA 2.22
La più grande innovazione rispetto alla gestione idrica «storica» è che “efficienza e sostenibilità del ciclo dell’acqua non sono solo (…) strumenti di tutela della risorsa, ma anche tasselli di una sostenibilità sistemica che si declina in obiettivi ambientali, economici e sociali concreti e misurabili: razionalizzazione dei consumi energetici in un comparto estremamente energy intensive, valorizzazione del ciclo in ottica di circolarità, sinergia con la tutela del territorio anche dal punto di vista climatico e con le attività economiche e produttive, generazione di equità sociale”.
Su ENERGIA 2.22, Daniela Crisante, Luigi de Francisci e Alberto Mariani analizzano un settore “con un notevole e variegato potenziale in termini di decarbonizzazione e circolarità che se adeguatamente sfruttato può essere messo a disposizione degli obiettivi strategici e prioritari di uso razionale delle risorse e minore dipendenza dalle fonti fossili, oltre a quelli di mitigazione ed adattamento ai cambiamenti climatici e agli eventi meteorologici estremi”.
Energia, il principale costo di gestione del servizio integrato (che consuma oltre il 2% del fabbisogno nazionale)
Partiamo dall’energia che rappresenta il principale costo di gestione del servizio integrato. “Nel 2020 raccolta, trattamento e fornitura di acqua hanno prelevato 6,5 TWh di energia elettrica, oltre il 2% del fabbisogno nazionale e ben 1 TWh in più di quello che Terna attribuisce a tutto il comparto della sanità.
Per un singolo metro cubo di acqua si consuma – a seconda delle attività necessarie e del territorio circostante – tra 1 e 8 kWh.
Efficientare questi consumi e massimizzare il ricorso alla generazione da fonti rinnovabili rappresenterebbe una politica contro il «caro energia» più efficace di molte altre che appaiono tuttavia più visibili e spendibili politicamente: ad esempio, ridurre di un quarto l’energia elettrica attualmente consumata nel comparto idrico vorrebbe dire risparmiare una quota pari a tutta quella usata nelle scuole.
Ma c’è anche un risvolto economico che merita di essere esplorato. Guardando ai numeri sopra riportati si comprende che l’energia rappresenta anche il principale costo di gestione del servizio integrato, e può superare il 60% per le attività di pompaggio e il 50% per quelle di depurazione. Per questo motivo, le gestioni idriche sono particolarmente esposte – come price taker – ai rincari dei costi dell’energia che si stanno verificando, anche considerando il fatto che il riconoscimento tariffario avviene con un ritardo di due anni (il cosiddetto lag temporale dei meccanismi regolatori).”
Migliorare l’efficienza di tutte le fasi
Miglioramenti di efficienza si possono ottenere in tutte le fasi che compongono il sistema idrico integrato. “Ognuna con le sue peculiarità industriali ed il suo potenziale sostenibile:
– nelle fasi della captazione, adduzione e distribuzione dell’acqua, sono centrali le attività di mitigazione degli effetti del cambiamento climatico, in particolare per quelle aree del Paese più esposte, attraverso la salvaguardia delle fonti anche per le generazioni future;
– nella gestione delle reti fognarie e della depurazione, è necessario preservare gli ecosistemi rimuovendo gli inquinanti immessi nella risorsa idrica durante l’utilizzo da parte dell’uomo, e favorendo il riuso o la restituzione delle acque depurate all’ambiente;
– in generale, per tutto il sistema, i gestori sono chiamati al miglioramento della qualità delle infrastrutture in ottica di sicurezza e resilienza, assicurando il minimo impatto ambientale e la massima efficienza nei processi anche attraverso iniziative che mirano al risparmio energetico e all’approvvigionamento da fonti rinnovabili”.
I fanghi e il potenziale del biometano
“Un altro potenziale contributo del settore idrico è quello che viene dalla produzione di biometano, una risorsa energetica che può rimpiazzare il gas naturale sia nei trasporti sia attraverso il blending nelle reti di distribuzione.
La matrice per produrlo, i fanghi della depurazione delle acque reflue, costituisce un costo per i gestori, che spesso hanno difficoltà a trovare sbocchi adeguati. Se sfruttato in maniera circolare, invece, questo elemento di scarto del processo di depurazione può essere trattato in impianti di digestione o di termovalorizzazione che ne consentirebbero la valorizzazione energetica – riducendo anche qui, di conseguenza, l’import di fonti fossili.
Anche in questo caso le esigenze di miglioramento del servizio dal punto di vista tecnico e della sostenibilità vanno di pari passo: l’adeguamento in termini di diffusione della depurazione, della quale circa un terzo della popolazione italiana non beneficia (Fig. 1), è essenziale per superare le procedure di infrazione comunitarie (…) e genererà un maggiore quantitativo di fanghi per cui può e deve essere trovata una soluzione più circolare della discarica che al 2019 era il destino per più della metà (51%) di tale flusso.”
PNRR, un’opportunità unica
“Se è tutto il PNRR a rappresentare un’opportunità unica per il Paese, al settore idrico è assegnata un’accresciuta responsabilità di doverla cogliere per superare i ritardi e le inefficienze accumulati negli anni (…) soprattutto in considerazione del livello delle tariffe applicate in Italia, decisamente inferiori rispetto a quelle degli altri paesi europei (…) e che quindi, sommate alla consistente morosità dei consumatori finali, non hanno sostenuto adeguatamente le opere infrastrutturali e congelato di fatto lo status quo anche laddove era necessario intervenire”.
“Sul raggiungimento degli obiettivi che il PNRR ha assegnato al settore idrico (…) si giocherà una partita fondamentale, dal momento della selezione delle progettualità alla capacità del sistema di realizzare gli interventi: da un lato i gestori che dovranno portare a termine le iniziative entro il 2026, dall’altro le amministrazioni che dovranno creare un contesto idoneo a tal fine.”
“I primi segnali che arrivano dall’industria sembrano incoraggianti: la vasta partecipazione da parte dei gestori idrici segnala una progettualità matura che trova espressione in iniziative importanti nella tutela della risorsa e nella messa in sicurezza delle infrastrutture, nonché nell’efficientamento – grazie al ricorso a tecnologie innovative e digitalizzazione – dei diversi servizi”.
Il post riporta alcuni estratti dell’articolo di Daniela Crisante, Luigi de Francisci e Alberto Mariani Il legame tra servizi idrici e sviluppo sostenibile (pp. 70-75) pubblicato su ENERGIA 2.22
Daniela Crisante, Luigi de Francisci e Alberto Mariani, ACEA SPA
Foto: Depuratore di Fregene
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