1 Febbraio 2023

L’ambizione saudita: leader della transizione energetica

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Dal 4 al 9 febbraio Riyadh ospiterà per la prima volta l’annuale Conferenza dell’International Association for Energy Economics. L’ambizione saudita è proporsi come guida della transizione energetica, affidabile nelle forniture tradizionali, pionieristico nelle tecnologie verdi, climaticamente neutrale entro il 2060. Un’ambizione che condivide con i vicini Emirati Arabi, che quest’anno ospiteranno COP 28. Il 2023 si presenta come l’anno dei paesi del Golfo in ambito energetico e climatico.

Paesi di tutti i continenti hanno dichiarato l’intenzione di decarbonizzare le proprie economie attraverso l’innovazione tecnologica, l’integrazione delle energie rinnovabili e la creazione di collaborazioni pubblico-privato.

In qualità di ospiti della prossima Conferenza dell’International Association for Energy Economics (Riyadh, 4-9 febbraio, ndr) crediamo che si possa progredire lungo il percorso di transizione energetica a livello locale, regionale e internazionale, ma anche che il paradosso energetico non sia mai stato più acuto: il riemergere della sicurezza energetica a causa degli sconvolgimenti geopolitici è la principale sfida da superare affinché la transizione energetica proceda senza intoppi.  

L’instabilità delle forniture energetiche, l’aumento dei costi dell’energia e le tensioni sull’accesso all’energia dei paesi in via di sviluppo sono di ostacolo alla transizione. Il mondo ha bisogno che emergano dei campioni della transizione energetica in grado di avviare cambiamenti significativi e aprire la strada verso un futuro energetico pulito, stabile, conveniente e sostenibile. L’Arabia Saudita è tra i paesi pronti ad assumere la leadership globale a lungo termine mostrando al mondo una transizione energetica di successo.

Il mondo ha bisogno di campioni della transizione energetica

Da qualche tempo, il settore energetico globale ha bisogno di attori credibili per facilitare il dialogo e promuovere una transizione energetica equa e responsabile, che sia flessibile e resiliente sia agli shock geopolitici che ad altri eventi avversi.

Partendo dalla convinzione che un cammino privo di ostacoli verso una transizione energetica richieda forniture stabili e convenienti di combustibili tradizionali per la crescita e la prosperità economica globale, l’Arabia Saudita ha assicurato al mondo forniture ininterrotte di petrolio, avviando un’espansione della capacità produttiva da 12 a 13 milioni di barili al giorno (mil. bbl/g).

Con la finalità di liberare più greggio per i mercati globali, l’Arabia Saudita sta investendo nell’espansione del 40% della sua produzione di gas. Il Liquids Displacement Program nell’ambito Vision 2030 richiede di sostituire con altre fonti l’impiego di 1 mil. bbl/g di petrolio e prodotti nella generazione elettrica, negli impianti di desalinizzazione, nei settori industriale e agricolo, così da ridurre le emissioni di anidride carbonica (CO2).

Saudi Aramco dovrebbe investire 300 miliardi di dollari nei settori upstream e downstream dell’industria petrolio e gas. Le vaste riserve di idrocarburi a basso costo, le emissioni relativamente basse, le operazioni per impiegare il gas altrimenti bruciato in torcia (gas flaring) e la forza finanziaria la pongono su una posizione senza pari nella spinta verso la transizione energetica.

Il Regno investirà i proventi della sua produzione di idrocarburi oggi nelle tecnologie di energia pulita di domani, come la cattura e lo stoccaggio del carbonio (CCS), le energie rinnovabili e l’idrogeno. Attraverso i suoi ambiziosi obiettivi e investimenti, il Regno sta fornendo un contributo inestimabile all’azione per il clima. La sostenibilità è un elemento alla base di Vision 2030 e il Paese si è impegnato in un percorso energetico stabile a lungo termine per raggiungere lo zero netto entro il 2060.

Rinnovabili, CCS, idrogeno e ammoniaca verde, città sostenibili

Secondo il suo piano energetico, l’Arabia Saudita è sulla buona strada per generare il 50% della sua elettricità tramite rinnovabili, con 400 megawatt (MW) di energia pulita già installati ed è in via di definizione lo sviluppo di 10 nuovi progetti rinnovabili così come il collegamento di altri 840 MW di energia solare fotovoltaica alla rete nazionale nel 2023.

Inoltre, ci sono più di 13 progetti nel settore energetico con una capacità di 11,4 gigawatt (GW) e investimenti per 34 miliardi di Saudi Riyal (8,3 mld €, ndr) finalizzati a ridurre 21 milioni di tonnellate di emissioni all’anno. Saudi Aramco sta costruendo il più grande hub CCS del mondo, che entrerà in funzione nel 2027. Estrarrà e immagazzinerà 9 milioni di tonnellate di CO2 all’anno e mira a catturare e immagazzinare 44 milioni di tonnellate di CO2 entro il 2035.

Il mega progetto di insediamento urbano Neom (che prevede tra le altre cose la città The Line, ndr) sta investendo 5 miliardi di dollari nella costruzione di uno dei più grandi impianti di produzione di idrogeno verde al mondo. Avrà una capacità di 600 tonnellate al giorno prodotti attraverso elettrolisi, e sarà in grado di evitare l’emissione di 5 milioni di tonnellate di carbonio all’anno entro il 2026.

Inoltre, la produzione di azoto mediante separazione dell’aria produrrà fino a 1,2 milioni di tonnellate di ammoniaca verde all’anno. Neom sarà una smart city con intelligenza artificiale alimentata da energia rinnovabile. Faciliterà inoltre le comunità iperconnesse e sfrutterà i dati per migliorare le sue operazioni di trasporto e trasporto merci.

Il Regno ha anche lanciato un’applicazione interattiva per tracciare e stimare l’intensità di carbonio del ciclo di vita del petrolio in qualsiasi punto della catena di approvvigionamento petrolifero.

Fornisce inoltre finanziamenti e supporto strategico all’implementazione dei progetti al fine di garantire che queste ambizioni diventino realtà. Ad esempio, il Saudi Public Investment Fund ha già investito miliardi nel progresso tecnologico e in nuove forme di energia.

La regola delle 4 “R”: ridurre, riutilizzare, riciclare e rimuovere le emissioni

Infine, il Regno ha lanciato durante il vertice del G20 di Riyadh e approvato da tutti i paesi del G20 un framework per un’economia del carbonio circolare che offre un nuovo modo di affrontare gli obiettivi climatici utilizzando tutte le tecnologie energetiche per la circolarità e la neutralità del carbonio secondo la regola della 4 “R”: ridurre, riutilizzare, riciclare e rimuovere le emissioni.

Il Regno saudita si trova all’apice della leadership della transizione energetica ed è pronta a fungere da modello e da ispirazione per tutto il mondo. Il 2023 promette già di presentare nuove opportunità a livello nazionale e oltre, non da ultimo ospitando la 44a conferenza dell’International Association for Energy Economics (IAEE) che si terrà a Riyadh dal 4 al 9 febbraio e dove si terranno dibattiti sulle sfide e sulle soluzioni al trilemma energetico.

Tutte le strade portano a Net Zero

Sarà la prima volta dalla sua istituzione nel 1977 che l’IAEE terrà il suo incontro annuale in Arabia Saudita. Paese strategicamente ed economicamente importante nella regione, il Regno ha fornito per decenni al mondo il 40% del suo fabbisogno di idrocarburi ed è pronto per essere un leader nelle energie rinnovabili e nell’idrogeno durante la transizione energetica.

La Saudi Association for Energy Economics (SAEE) è orgogliosa di co-sponsorizzare questo prossimo evento internazionale a Riyadh. L’evento intende migliorare il dialogo sull’economia energetica e promuovere le conoscenze e le capacità del settore energetico ospitando discussioni ed eventi, nonché identificando le sfide del settore energetico e portando soluzioni.

L’Arabia Saudita si concentrerà sull’equilibrio tra il fabbisogno energetico globale e l’impatto ambientale sviluppando un mix energetico efficiente dal punto di vista economico, sociale e ambientale. Diventerà sempre più un leader mondiale nell’energia pulita, raggiungendo infine un equilibrio tra sicurezza energetica, convenienza e sostenibilità che guiderà la transizione energetica e getterà le basi per l’era net-zero di domani.


H.E. Dr. Majid Al Moneef è presidente della Saudi Association of Energy Economics


Foto: IAEE

2 Commenti
Steve 

Quest’articolo mi fa pensare ad uno spacciatore di droghe pesanti che non fuma a casa per non inquinare o nuocere alla salute dei suoi abitanti. Pensare di mettere quattro pannelli fotovoltaici per accendere le luci delle strade…. Totò avrebbe detto: “Ma mi faccia il piacere!”. (Un commento dalla redazione sarebbe gradito).


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