Il biochar consente di rimuovere carbonio dall’atmosfera e di stoccarlo nel suolo per aumentarne fertilità e resilienza rispetto agli effetti del cambiamento climatico. Una soluzione virtuosa sia di mitigazione che di adattamento che necessita di adeguati strumenti di mercato per essere favorito.
Inquadrare le possibilità che i mercati di carbonio possono offrire al settore agroforestale come nuova forma di reddito collegata alle attività di contrasto al cambiamento climatico e alla salute del suolo: un obiettivo cruciale, tanto da essere stato l’oggetto di una giornata di studio presso l’Accademia dei Georgofili nei giorni scorsi.
La possibilità di generare crediti di carbonio per il mondo agricolo diverrà infatti molto importante nei prossimi anni e decenni. Non solo per ridurre le emissioni proprie del settore agroindustriale, ma anche per la possibilità di valorizzare l’enorme potenziale di compensazione (offset) del mondo agroforestale nei molti settori soggetti ad una drastica riduzione delle proprie emissioni di gas serra (sino alla completa riduzione al 2050).
Le speranze nel biochar
In questo contesto, il biochar rappresenta una opzione di particolare rilievo: può essere prodotto da biomasse residuali lignocellulosiche o di altra natura, ad esempio digestati, e persino da flussi derivanti dal trattamento della frazione organica dei rifiuti urbani, come previsto dal nuovo regolamento EU Fertilizzanti, in vigore dal luglio 2022.
Dopo una breve introduzione al “prodotto biochar”, sono state discusse le diverse forme di sequestro del carbonio nel suolo (labile e recalcitrante), e come queste si collochino rispetto ai mercati di carbonio (volontari ed obbligati), con un particolare focus sul sistema EU ETS (Emission Trading Scheme).
La possibilità di collegare le rimozioni (Removal Unit) di carbonio ai crediti obbligati ETS (Allowances) è una significativa occasione. Essa però richiede di adattare la regolamentazione esistente in Europa. Una tale azione azione è non solo necessaria, ma quantomai opportuna, sia perché sviluppare ex novo un nuovo mercato Carbon Farming è una operazione complessa che richiede tempo e risorse, sia perché l’urgenza di contrastare il cambiamento climatico – dispiegando nella sua interezza il potenziale agroforestale – richiede azioni rapide ed immediate.
Adattare la regolamentazione Ue
Questo è ancor più vero sin da quando la COP21 (e successive COP, Conference Of Parties) ha sottolineato la necessità ormai imprescindibile di sviluppare non solo progetti Carbon Neutral, quali ad esempio l’introduzione a grande scala delle fonti rinnovabili di energia, ma progetti Carbon Negative, in grado cioè di rimuovere permanentemente (cioè per un tempo superiore ai 100 anni) Carbonio dall’atmosfera.
Un beneficio contro la desertificazione
La soluzione offerta dalla pirolisi delle biomasse lignocellulosiche per produrre biochar consente chiaramente di conseguire risultati win-win, in grado cioè di portare benefici su diversi piani e rispetto a molteplici degli obiettivi Europei e globali: in sostanza, attraverso la produzione e l’impiego di biochar nel terreno (tipicamente nei primi 30 cm di suolo, topsoil), la rimozione del carbonio avviene contestualmente all’aumento della resilienza dei suoli rispetto agli effetti del cambiamento climatico, generando un percorso virtuoso nel lungo periodo. Il beneficio è particolarmente rilevante per le aree mediterranee, soggette a desertificazione e marginalizzazione, aree stimate in 8.5 Mha nei soli Paesi Europei dell’aera del EU MED. Tutto ciò, ovviamente, se combinato con l’impiego di pratiche agronomiche sostenibili, la selezione di colture idonee alle mutate condizioni climatiche, l’intensificazione ed alla valorizzazione dei nutrienti organici recuperabili da molteplici stream, a partire dall’impiego del compost.
Rispetto ad altre forme di valorizzazione della sostanza organica, il biochar presenta infatti caratteristiche peculiari, e per questo può essere efficacemente impiegato in combinazione e sinergia con altre forme, quali appunto il compost.
In particolare, come ormai ampiamente riportato nella letteratura scientifica e da organismi internazionali quali l’International Panel on Climate Change (IPCC), il biochar rappresenta una forma molto stabile di sequestro ed utilizzo del carbonio, e questo lo rende particolarmente idoneo alla valorizzazione sui mercati del Carbonio.
CO2, nell’EU-ETS sfiorati i 100 €/t nel 2022
La giornata di studio, introdotta dalla Fondazione ReSoil e dal Politecnico di Torino, ha affrontato non tanto gli aspetti tecnici del biochar, ma soprattutto quelli relativi alla possibile connessione ai mercati del Carbonio, in forte crescita in tutto il mondo. I valori economici raggiunti dalla tonnellata di CO2 in mercati quali, ad esempio, l’EU-ETS (Emission Trading Scheme) hanno sfiorato i 100 €/t nel 2022.
Al momento il settore agricolo non è un soggetto compreso nel mercato EU ETS. Per questo a breve il Politecnico di Torino sta proponendo di aprire una procedura a Bruxelles, chiamata Innovation Deal, finalizzata a poter discutere con la Commissione Europea la rimozione di barriere non tecniche ai mercati. Tra le altre, anche la possibilità di introdurre la generazione di crediti di carbonio nel reddito agrario, sui cui – come illustrato dal presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei deputati, Filippo Gallinella – il nostro Paese si sta impegnando, e dove possono essere mobilitati fondi del PNRR, tema esposto dal Direttore Generale del MIPAAF, Paolo Casalino.
All’incontro hanno contribuito la Commissione Europea (European Innovation Council), la FAO (bioenergie e sequestro carbonio nei Paesi Terzi), l’European University Institute (che ha fornito una fotografia aggiornata sul tema del mercato del Carbonio) e la Regione Toscana, che ha dato il patrocinio all’evento e lo ha inserito nel contesto del PSR.
David Chiaramonti, Politecnico di Torino e Consorzio di ricerca RE-CORD
L’articolo è la relazione di David Chiaramonti tenuta all’Accademia dei Georgofili e pubblicata da Re Soil Foundation il 4 luglio 2022
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Foto: Wikipedia
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