Alberto Clô presenta i contenuti del nuovo trimestrale ENERGIA.
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Centralità e contraddizioni del gas naturale
(…) La centralità del gas naturale perdurerà oggi e in futuro. Oggi, per la necessità di fronteggiare eventuali ulteriori riduzioni delle residue forniture russe e di procedere al riempimento degli stoccaggi per il prossimo inverno. In futuro, perché il gas rivestirà un ruolo ancora centrale nell’energia mondiale, al di là degli scenari catastrofici delineati dall’Agenzia di Parigi. Due sono però le grandi contraddizioni, affrontate nell’articolo di chi scrive. La prima è data dalla necessità di realizzare nuova capacità estrattiva del metano (e del petrolio) – dalla cui scarsità originò la crisi energetica – per soddisfare la crescita della domanda a fronte però di una scarsa propensione a farlo delle imprese petrolifere. (…) La seconda contraddizione da risolvere, a livello europeo, è data dalla necessità e urgenza di realizzare nuove infrastrutture di trasporto del gas e sottoscrivere nuovi contratti d’acquisto a lungo termine a fronte dell’impegno vincolante dei governi a ridurre la domanda di gas del 58% entro il 2030, dando seguito ai piani verdi della Commissione: il Fit for 55 e REPowerEU. Così che la mano destra dei governi (investire) ignora quel che decide quella sinistra (ridurre i consumi). (…)
Prospettive nel mondo elettrico: rinnovabili, reti, mobilità
Le vendite di auto elettriche hanno segnato nel 2022 a livello mondiale una forte crescita con poco meno di 8 milioni di unità, per circa il 70% nella sola Cina (5,4 milioni) (6). (…) L’aumento su scala mondiale è avvenuto grazie all’ulteriore riduzione dei costi e al permanere dei generosi sussidi che hanno sovrastato fattori negativi come la scarsità di materiali per le batterie, i limiti nelle capacità di ricarica, gli aumenti nei suoi costi di esercizio per il balzo dei prezzi del «carburante» elettrico. La loro penetrazione, come quella delle rinnovabili, va incontrando tuttavia un forte ostacolo nell’inadeguatezza delle reti di trasmissione e distribuzione su cui sarebbe necessario investire molto oltre gli attuali livelli (8). (…) Un contributo alla soluzione dell’inadeguatezza delle reti può consistere, secondo Luca Cerimele e Cecilia Tortora della Fondazione Caracciolo, nella possibilità di sfruttare la tecnologia delle batterie delle auto elettriche come accumulatori di energia elettrica da rilasciare successivamente nella rete. (…) L’articolo approfondisce lo stato dell’arte della tecnologia (veicolo e infrastruttura), indagando i possibili scenari evolutivi quanto a benefici e principali criticità da affrontare. Sempre riguardo le politiche della Commissione e del Parlamento europeo (11), assume una straordinaria importanza quanto deliberato a proposito dell’industria automobilistica con l’obiettivo di ridurre le emissioni allo scarico di CO2 di auto e van del 55%, per arrivare al 100% al 2035. Ne subirà un danno esiziale l’industria automotive col rischio di una perdita di 600.000 occupati secondo il Commissario europeo all’industria Thierry Breton. L’unica forma di mobilità ammessa non potrà quindi che essere quella totalmente elettrica, nonostante non possa definirsi, guardando al suo intero ciclo di vita, a «emissioni zero». (…) Della decarbonizzazione dei trasporti nel nostro Paese trattano Marco D’Aloisi, Franco del Manso e Lisa Orlandi, che analizzano le possibili alternative per conseguire a fine decennio il medesimo risultato in termini di emissioni, ma con una più realistica penetrazione del vettore elettrico, valorizzando i Low Carbon Fuels (LCF) climaticamente neutri, oggi esclusi dai piani europei. Le conclusioni sono ottenute dal confronto tra due scenari. Il primo coerente con la proposta di phase-out del motore a combustione interna nel 2035 ed una maggiore diffusione del vettore elettrico (rispetto al PNIEC); il secondo, a emissioni invariate, con un maggior sviluppo dei LCF e una minor penetrazione dei veicoli elettrici. Dal confronto emerge che le emissioni – calcolate sull’intero ciclo di vita dei prodotti/vettori energetici – sono del tutto identiche. La conclusione è che non si tratta di definire quale dei due scenari avrà la maggiore probabilità di avverarsi, quanto di evidenziare come nel decidere del futuro dei trasporti debbano considerarsi più opzioni, il cui peso potrà variare a seconda degli sviluppi tecnologici, economici e di filiera. (…) La Commissione europea stima che gli attuali obiettivi per il 2030 richiedono investimenti addizionali nel settore energetico pari a 350 miliardi di euro l’anno nel periodo 2021-2030. Su chi e come graveranno questi costi? Ivan Faiella e Luciano Lavecchia cercano di rispondere fornendo una base metodologica per pervenire ad una valutazione dalle pur discontinue statistiche disponibili della spesa energetica delle famiglie e delle imprese relativamente sia ai prezzi pagati che alle quantità da loro consumate.
Cosa ci attende nel 2023?
L’economia. Dalla tradizionale analisi di Sergio De Nardis sull’andamento dell’economia emergono ragioni di ottimismo – come il ridursi della pandemia e, pur parzialmente, dei prezzi del gas naturale – che, se si confermeranno, potrebbero avviare tendenze opposte a quelle stagflazionistiche che si sono manifestate nel corso del 2022. (…) Il 2023 per l’economia globale può vedersi come un anno di passaggio, caratterizzato ancora, nella prima parte, dagli effetti negativi dei rincari energetici e dei tassi di interesse e, nella seconda, dall’intensificarsi dei processi di disinflazione tali da indurre allentamenti delle restrizioni monetarie a vantaggio della ripresa delle economie. (…) L’energia, specie rinnovabile. (…) Il futuro conoscerà un’ulteriore crescita delle rinnovabili anche per l’approvazione da parte dell’Amministrazione americana dell’Inflation Reduction Act (IRA) teso a ridurre le emissioni interne del 42% entro il 2030 con un potente piano di sussidi di 369 miliardi di dollari nella produzione, soprattutto di veicoli elettrici, pannelli solari, batterie, idrogeno. (…) Vedendosi scavalcata dalla mossa di Biden, l’Europa, pur apprezzando il più forte impegno americano contro i cambiamenti climatici, ha valutato l’IRA come misura protezionistica (…). Questo tema viene analizzato nell’articolo di Georgina Wright del francese Institut Montaigne. Da parte dell’Unione si stanno valutando diverse politiche di risposta – a iniziare dall’istituzione di un Fondo Sovrano Europeo simile a quello statunitense – che riequilibri lo svantaggio per l’industria europea. Politiche che dovranno essere definite nel 2023 e che imprimeranno, con nuovi ulteriori sussidi, una spinta alla penetrazione delle rinnovabili. L’elettricità. Alessandro Sapio analizza il mercato elettrico italiano tra previsioni e riforme. Nonostante l’incertezza che avvolge ogni variabile, l’Autore condivide l’aspettativa di una prossima discesa dei prezzi, con i mercati che resteranno comunque in equilibrio precario. Alla domanda su quanto costerà l’energia elettrica nel 2023 bisogna affiancarne un’altra: cosa resterà del design del nostro mercato alla luce delle varie proposte di riforma istituzionale? Una situazione non dissimile da quella che precedette il processo di liberalizzazione del mercato americano alla fine degli scorsi anni Settanta (…) Nel mentre, il mercato elettrico italiano attende un progresso anche sulle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER), fenomeno da noi ancora circoscritto ad un esiguo numero di progetti con limitata produzione elettrica, ma che in altri Stati aggrega già numerosi prosumer. L’articolo di Romano Borchiellini, Paolo D’Ermo e Gabriella De Maio fotografa la situazione attuale evidenziando i punti di criticità che i prossimi interventi normativi e regolatori dovrebbero risolvere. Achille delle rinnovabili e la tartaruga delle fossili. Grandi sono le prospettive di crescita delle rinnovabili ma nondimeno la vita delle fossili appare ancora lunga. Come nel celebre paradosso di Zenone viene da chiedersi se, nonostante la velocità, l’Achille delle rinnovabili sarà mai in grado di raggiungere la tartaruga delle fossili (15). Al forte aumento delle prime ha corrisposto infatti lo scorso anno – attenuandone la riduzione delle emissioni – una crescita del carbone che ha superato per la prima volta gli 8 miliardi di tonnellate con una crescita percentuale inferiore a quella delle rinnovabili, ma non in termini assoluti, quel che conta quanto a emissioni. (…) Non dissimili da quelli del carbone sono gli infortuni nelle previsioni sul petrolio, la cui inattesa resilienza ne ha accresciuto la domanda oltre il livello precedente la pandemia, smentendo chi sosteneva che ne avrebbe segnato il picco (19). (…) Di grande interesse è l’articolo di Ed Morse e Francesco Martoccia, della Commodity Research di Citigroup, sulle prospettive dell’industria petrolifera. Ad iniziare da quella russa, che ha sconfessato le «previsioni apocalittiche di chi la voleva prossima ad un inesorabile declino». (…). Quali prospettive? In un tempo in cui domina un’assoluta incertezza sul domani avventurarsi in una qualsiasi previsione è strada sdrucciolevole. (…) Nonostante queste incertezze, è importante tracciare una qualche idea sul possibile evolversi delle cose nel nuovo anno. Lo faremo con alcuni contributi. Il primo è di Simone Tagliapietra e Andreas Goldthau, che evidenziano la rilevanza di cinque elementi: (a) il ridisegno, a seguito della guerra in Ucraina, della mappa energetica mondiale (…); (b) il ritmo e la traiettoria della transizione verde (…); (c) i cambiamenti industriali(…); (d) la riorganizzazione delle catene del valore delle tecnologie pulite; (e) la sempre maggior rilevanza delle implicazioni sociali per le diseguaglianze indotte dalle politiche climatiche all’interno dei paesi e nei loro rapporti specie tra Nord e Sud del mondo. Il ritorno della geopolitica. Un secondo contributo è di Olivier Appert che evidenzia il ritorno nel mondo dell’energia della geopolitica (…). Da qui, l’imperativo di rivedere in modo drastico nel contesto della transizione energetica le politiche energetiche e l’organizzazione dei mercati, sinora incentrate sulla loro liberalizzazione specie riguardo al gas naturale. (…)
Ancora sulla riforma costituzionale
È sembrato utile tornare sul tema della modifica costituzionale affrontato nello scorso numero di Stefano Grassi sull’inserimento nella nostra Carta dei principi della tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi. (…) Nel loro contributo, Andrea Leonforte e Lorenzo Parola partono dalla constatazione che la revisione costituzionale è finalizzata all’interesse delle «future generazioni» cui dovrebbero essere delineate le politiche legate alla transizione ecologica. (…) In un secondo contributo, Andrea Morrone evidenzia come, per la prima volta dal 1948, la revisione costituzionale ha riguardato i «Principi fondamentali» allargandone il novero a nuovi ambiti; collocando l’emergenza ambientale nei destini dell’umanità; imponendo una trasformazione nella società a partire dal rapporto tra Stato e mercato. (…) Ne deriva un cambio di prospettiva nella gerarchia dei valori «sicché l’interprete e il giudice hanno nella Costituzione una gerarchia da osservare». (…) In qualche modo connesso a questi due contributi è l’articolo di Luigi Pellizzoni che analizza il rapporto tra politiche climatiche ed opinione pubblica riflettendo sulle numerose e tra loro intrecciate cause che motivano l’incostanza del suo supporto all’azione pro-ambientale in generale – nonostante l’affermarsi dell’ecologismo come movimento di massa – che costituirebbe un pungolo importante verso i governi. (…)
Bologna, 6 marzo 2023
a.c.
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