3 le premesse e 5 gli elementi da monitorare per comprendere le future evoluzioni dei mercati energetici proposti da Andreas Goldthau e Simone Tagliapietra su ENERGIA 1.23.
Se, come ci ricorda Olivier Appert nel suo articolo pubblicato su ENERGIA 1.23, non bisogna dimenticare che la crisi energetica è iniziata nel 2021, è pur vero che sarà il 2022 ad entrare negli annali dell’energia come un anno cruciale, come riportano Andreas Goldthau (Willy Brandt School of Public Policy, Università di Erfurt) e Simone Tagliapietra (Università Cattolica e Senior fellow, Bruegel) nell’incipit del loro articolo pubblicato sullo stesso numero.
“In risposta all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, l’Europa ha introdotto uno dei più grandi embarghi petroliferi di sempre. Come ritorsione alle sanzioni finanziarie ed energetiche ad essa imposte dall’Occidente, la Russia ha tagliato la maggior parte delle forniture di gas all’Europa. Un’escalation a livelli mai visti nemmeno durante la Guerra Fredda, che ha avuto effetti a catena sulle economie e sulle società europee e di tutto il mondo.
A peggiorare le cose, un’estate segnata dalla peggiore siccità degli ultimi cinquecento anni, con i relativi impatti sulla produzione idroelettrica, e la storica interruzione in Francia di metà della flotta di reattori nucleari per manutenzione straordinaria. Di conseguenza, i problemi sul mercato del gas in Europa si sono trasformati in una vera e propria crisi e hanno generato una perfetta tempesta energetica con implicazioni di scala mondiale”.

“In un tempo in cui domina un’assoluta incertezza sul domani, avventurarsi in una qualsiasi previsione è strada sdrucciolevole”. Eppure, “è importante tracciare una qualche idea sul possibile evolversi delle cose nel nuovo anno”, scrive il nostro direttore Alberto Clò nella presentazione di ENERGIA 1.23.
Ed è quello che tentiamo di fare in questo numero, a partire dallo scenario macroeconomico (con Sergio De Nardis), l’evolversi della competizione industriale a seguito dell’emanazione dell’Inflation Reduction Act negli Stati Uniti (con Georgina Wright), le contraddizioni nel futuro del gas naturale (con Alberto Clò), le prospettive dell’industria petrolifera (con Ed Morse e Francesco Martoccia), la ricerca di una riforma del mercato elettrico nel momento “in cui è più difficile fare previsioni” (con Alessandro Sapio).
Nuova mappa energetica, ritmo e traiettoria della transizione, cambiamenti industriali, supply chain, equità e divari climatici
L’articolo di Goldthau e Tagliapietra rafforza queste analisi ed aggiunge ulteriori elementi d’indagine, suggerendo 5 ambiti da tenere sotto la lente d’osservazione nel corso dell’anno:
a) il ridisegno, a seguito della guerra in Ucraina, di una nuova mappa energetica mondiale (par. 1), con traiettorie commerciali e politiche, che muoveranno dall’Europa verso America e Africa e, per converso, dalla Russia verso l’Asia;
b) ritmo e traiettoria della transizione verde (par. 2), con un’accelerazione della penetrazione delle tecnologie low-carbon;
c) i cambiamenti industriali ed economici (par. 3), con una localizzazione di diverse industrie verso aree ad alta intensità di rinnovabili;
d) la riorganizzazione delle catene del valore delle tecnologie pulite (par. 4);
e) la sempre maggior rilevanza delle implicazioni sociali per le diseguaglianze indotte dalle politiche climatiche all’interno dei paesi e nei loro rapporti specie tra Nord e Sud del mondo (par. 5 – Equità e divari climatici).
Divorzio energetico tra Europa e Russia, il disaccoppiamento geoeconomico tra Stati Uniti e Cina, la transizione verso un nuovo equilibrio del sistema energetico globale
3 le premesse da cui gli autori sono partiti per identificare i cinque elementi da monitorare nel 2023 “al fine di comprendere le future evoluzioni dei mercati energetici”.
“In un panorama energetico globale in rapida evoluzione, è possibile identificare tre tendenze chiave: il divorzio energetico tra Europa e Russia, il disaccoppiamento geoeconomico tra Stati Uniti e Cina e la transizione verso un nuovo equilibrio del sistema energetico globale.
In primo luogo, la guerra della Russia in Ucraina ha sconvolto i mercati energetici mondiali. Mosca ha tradizionalmente giocato un ruolo di primo piano nel settore degli idrocarburi: primo esportatore mondiale di greggio e prodotti petroliferi (…). Il Paese è anche stato il più grande esportatore di gas al mondo nel 2021 (…). Nello stesso anno, più della metà del petrolio russo e circa tre quarti delle esportazioni di gas sono state destinate a paesi europei.
Non sorprende, dunque, che innanzi al ricatto energetico del Cremlino, l’Europa si sia trovata nell’epicentro di una tempesta energetica senza precedenti. Gli effetti, tuttavia, si sono fatti sentire in tutto il mondo, in particolare nelle economie emergenti. Lottando per assicurarsi forniture di gas sempre più costose, il Pakistan e lo Sri Lanka hanno registrato costanti blackout, mentre il Bangladesh ha visto l’aumento dei prezzi del carburante riversarsi sui prezzi dei beni alimentari, con importanti conseguenze di carattere sociale.
In secondo luogo, la guerra russa in Ucraina ha amplificato le tendenze già esistenti a livello internazionale, in particolare il disaccoppiamento economico tra Cina e Stati Uniti, e il crescente disagio dell’Occidente per la leadership della Cina nelle materie prime critiche e nelle tecnologie low-carbon.
Tre mosse degli Stati Uniti sono l’emblema di questo allontanamento. A giugno, è stato adottato un divieto sulle importazioni dalla regione cinese dello Xinjiang (…). Ad agosto è stato approvato il CHIPS for America Act, che mira a rafforzare l’industria nazionale dei semiconduttori, riducendo così la dipendenza dalle forniture esterne. Nello stesso mese è stato, infine, firmato l’Inflation Reduction Act (…) in modo da superare la Cina in questo importante settore industriale.
In terzo luogo, una profonda ridefinizione di assiomi di lunga durata – come erano il partenariato energetico Europa-Russia e il ruolo del gas a basso costo come «combustibile ponte» verso un sistema energetico low-carbon – porterà a un nuovo equilibrio per l’energia globale: la diminuzione strutturale della domanda ridurrà il consumo di gas dell’Europa, che si affiderà principalmente ai mercati globali del GNL.”
L’analisi di ciascuno dei 5 elementi è accompagnata da proposte di policy e avvertenze che gli Autori suggeriscono ai decisori politici. “In mancanza di soluzioni efficaci, le tensioni esistenti tra paesi avanzati e paesi in via di sviluppo per l’insufficienza dei finanziamenti destinati a tamponare gli impatti climatici, evidenti durante i negoziati della COP27, potrebbero trasformarsi in un conflitto aperto e bloccare i colloqui sul clima, perdendo ulteriore tempo su questo fronte così importante per il futuro del Pianeta”.
Il post presenta l’articolo di Andreas Goldthau e Simone Tagliapietra Dopo la tempesta: i grandi temi dell’energia per il 2023 pubblicato su ENERGIA 1.13 (pp. 36-43)
Andreas Goldthau, Willy Brandt School of Public Policy, Università di Erfurt
Simone Tagliapietra, Università Cattolica e Senior fellow, Bruegel
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