L’inflazione dei prezzi dell’energia e le risorse messe a disposizione dal PNRR offrono il contesto ideale per promuovere lo sviluppo delle Comunità Energetiche Rinnovabili in Italia, ma vi sono ostacoli da rimuovere. Su ENERGIA 1.23 Romano Borchiellini, Paolo D’Ermo e Gabriella De Maio (Italian Forum of Energy Communites, IFEC) fotografano lo stato dell’arte del settore e ne evidenziano le criticità.
Se ne parla molto, ma il loro ruolo nel sistema energetico europeo è ancora secondario, per non dire impalpabile. Tuttavia, si ritiene che le comunità energetiche a fonti rinnovabili saranno sempre più uno strumento fondamentale per coinvolgere i cittadini e facilitare la transizione energetica.
Su ENERGIA, abbiamo iniziato ad indagarne i contorni nel 2021 con un articolo di Nicolò Rossetto (Florence School of Regulation) che inquadrava l’eterogeneità del fenomeno descrivendone i 4 idealtipi, per poi avviare su RivistaEnergia.it una guida operativa curata da Duccio Baldi e Tommaso Tiozzo Bastianello (Enco) per fare chiarezza sul loro funzionamento e su come redistribuire i flussi economici.
Filone che si è poi arricchito della riflessione di Francesca Giuliano (Ph.D Student, Università Cattolica) sul ruolo di “orchestratore” che le utility potrebbero svolgere per facilitare lo sviluppo di questo nuovo ecosistema virtuoso.
Un contesto ideale per promuovere lo sviluppo delle CER
Nell’ultimo numero di ENERGIA torniamo su questo tema con un’approfondita analisi curata da Romano Borchiellini, Paolo D’Ermo e Gabriella De Maio dell’Italian Forum of Energy Communites che fa il punto sullo stato e le prospettive delle comunità energetiche in Italia evidenziandone gli ostacoli da rimuovere, anche in confronto al diverso livello di sviluppo in altri Stati europei.
“L’inflazione dei prezzi dell’energia, dovuta soprattutto all’invasione della Russia in Ucraina, ha costituito una leva straordinaria per l’interesse di imprenditori e cittadini verso la generazione distribuita da fonti rinnovabili, elemento al centro anche delle strategie europea ed italiana di transizione energetica. Sprecare questo momento storico comprometterebbe l’utilizzo di una delle opzioni di cui possiamo disporre per accelerare la decarbonizzazione di lungo termine”.
Come mai, si chiedono gli Autori, nonostante l’Italia sia stata la prima in Europa ad emanare disposizioni transitorie di recepimento della normativa europea in materia di Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) e un diffuso interesse da parte di cittadini, imprese ed enti locali, il fenomeno è rimasto circoscritto in un esiguo numero di progetti con limitata produzione elettrica? Quali criticità ne ostacolano una maggiore diffusione? Come coinvolgere un maggior numero di utenti, tale da ottimizzarne la gestione e il funzionamento dal punto di vista tecnico-economico?
L’articolo presenta una fotografia di ciò che si è sviluppato nella fase di normativa transitoria, per poi arrivare a brevi considerazioni sulle criticità e gli ostacoli ravvisati dalle Comunità Energetiche già operative in Italia e da chi si trova a volerle promuovere e costituire.
La fotografia
1. Genesi del fenomeno: dalla Direttiva (UE) 2001/2018 al recepimento complessivo della RED II avviato con il D.Lgs 199/202;
2. Come funziona una CER: significato di “energia condivisa” e “virtuale”, restituzione degli oneri di sistema non goduti, feed-in-premium;
3. Quante CER in Italia: numeri in continua evoluzione; “in assenza di un database pubblico di quelle riconosciute dal GSE, è ad oggi difficile distinguere tra realtà effettivamente già operative e progetti che stanno muovendo i primi passi”;
4. I soggetti coinvolti: “Oggi una molteplicità di soggetti privati (utility, investitori, fondi, aziende) offrono i propri servizi per costituire e gestire le CER, ma pare opportuno abilitarle di una capacità di autogestione, favorendo la loro funzionalità in maniera coordinata”;
5. Confronto con altri paesi europei: “Se, da un lato, l’Italia appare indietro rispetto ad altre realtà, principalmente se si parla di numerosità e diffusione del fenomeno, dall’altro, risulta invece all’avanguardia in termini di recepimento della Direttiva RED II nella legislazione nazionale”;
Le criticità da superare
6. Criticità tecnico-economiche: “L’assenza di strumenti facilmente accessibili dagli utenti per la definizione dei perimetri della CER, la lentezza dell’iter autorizzativo per i nuovi impianti di produzione e la mancanza di line guida consolidate sui tanti quesiti in materia di giurisprudenza e fiscalità hanno poi ulteriormente rallentato il processo e soprattutto scoraggiato il nascere di progetti dal basso (…). Un’altra potenziale criticità riguarda la ripartizione dell’incentivo derivante dalla condivisione dell’energia”;
7. Spunti di natura giuridica: “Con la fase della normativa a regime relativa alle comunità di energia rinnovabile, pertanto, le esigenze di inquadramento sistematico dal punto di vista giuridico verranno notevolmente ad incrementarsi (…) Anche sulla ripartizione degli incentivi vi è una questione aperta sul come impostare il regolamento fra le parti (…) Da ultimo, vi sono istanze di chiarimenti provenienti da più parti anche sulle forme giuridiche che meglio si attagliano alla costituzione di una comunità energetica”.
Nelle conclusioni (par. 8), oltre a ricapitolare i punti salienti dell’analisi, gli Autori e l’IFEC fanno appello affinché “si completi il prima possibile il percorso avviato dal Ministro Gilberto Pichetto Fratin e dal MASE con la consultazione del novembre 2022, al fine di non disperdere quanto realizzato nei due anni di normativa transitoria.
Per evitare tali rischi, l’auspicio è anche quello di una definizione della normativa a regime il più possibile armonica rispetto a quanto già delineato e su cui si è lavorato congiuntamente – istituzioni, associazioni, aziende ed enti territoriali – nel 2021 e 2022”.
Il post presenta l’articolo di Romano Borchiellini, Paolo D’Ermo, Gabriella De Maio, Stato e prospettive delle Comunità Energetiche in Italia, pubblicato su ENERGIA 1.23 (pp. 86-93)
Romano Borchiellini, Energy Center Politecnico di Torino e IFEC
Paolo D’Ermo, WEC Italia e IFEC
Gabriella De Maio, Università degli Studi di Napoli Federico II e IFEC
Foto: Unsplash
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