Non solo contrasto ai cambiamenti climatici, ma anche rafforzamento della sicurezza energetica. È ciò che consente un uso più responsabile e intelligente delle risorse energetiche a nostra disposizione. Ed è quello che Snam contribuisce a fare attraverso Renovit, la piattaforma italiana per l’efficienza energetica avviata assieme a CDP Equity.
I profondi mutamenti dello scenario energetico globale hanno accresciuto la consapevolezza del valore dell’energia e assegnano alla sfida dell’efficienza energetica un ruolo sempre più centrale, non soltanto in vista dei target di decarbonizzazione ma anche in direzione di quella sicurezza energetica per cui Snam si sta muovendo su più fronti: dagli stoccaggi allo sviluppo del gas naturale liquefatto passando per il consolidamento infrastrutturale delle reti di trasporto del gas.
Quella della sicurezza, infatti, è una sfida a cui anche un uso più responsabile e intelligente delle risorse energetiche a nostra disposizione può portare in dote un contributo importante, riducendo i consumi e – di conseguenza – l’esposizione complessiva del Paese ai rischi di natura sistemica.
Renovit, piattaforma italiana per l’efficienza energetica avviata da Snam e CDP Equity, è una società B Corp (ossia che ha ottenuto una certificazione che attesta elevate performance ambientali e sociali) impegnata proprio su questi temi, cioè in progetti di efficientamento energetico rivolti ai settori residenziale, industriale e terziario e anche alla pubblica amministrazione.
26.000 le tonnellate di CO2 evitate nel solo 2022 grazie a Renovit; 200.000 l’obiettivo al 2026
Con oltre 350 dipendenti, un fatturato di circa 500 milioni di euro nel 2022, impianti di generazione distribuita (in particolare fotovoltaico) in esercizio e in costruzione per oltre 100 MW, Renovit continua ad archiviare risultati ambientali importanti, con 26 mila tonnellate di CO2 di cui nel solo 2022 è stata evitata l’emissione.
Il suo operato, non a caso, si colloca nell’ambito della più ampia strategia di decarbonizzazione perseguita da Snam, un piano che contempla anche lo sviluppo dei green gas (idrogeno e biometano) e iniziative e partenariati per testare le tecnologie collegate a cattura e stoccaggio della CO2.
Il piano strategico del Gruppo al 2026, in particolare, prevede 1 miliardo di euro di investimenti nella transizione energetica, un quinto dei quali riguardano proprio Renovit.
In questo arco temporale, la società intende non soltanto portare le emissioni di CO2 evitate fin quasi a 200 mila tonnellate, coerentemente con il principio Energy Efficiency First sancito dal piano REPowerEU, ma anche esercitare una funzione propulsiva per i risultati economici dell’intera Snam, dando seguito a un’azione che nel 2022 e anche nel primo trimestre del 2023 ha contribuito efficacemente all’incremento dei ricavi del Gruppo.
Soluzioni e programmi di efficientamento per tutti, dal privato al pubblico. E riqualificando si contrasta anche la povertà energetica, favorendo l’accesso alle opportunità sul tavolo
Lungo tale traiettoria, Renovit ha deciso di continuare a crescere attraverso progetti di riqualificazione energetica e decarbonizzazione, proponendosi anche per la gestione stessa degli impianti riqualificati e contribuendo, in diversi contesti, a contrastare il fenomeno della povertà energetica, che spesso è figlio di una scarsa conoscenza della materia e di una diffusa incapacità di cogliere le opportunità sul tavolo.
Nel privato, lo strumento principe continua ad essere l’Energy Performance Contract, il contratto di rendimento energetico, una soluzione “chiavi in mano” che consente alle imprese di realizzare interventi di risparmio energetico senza un investimento diretto e senza distogliere la propria attività dal core-business, con riduzioni dei costi che si rendono apprezzabili già dopo uno o due anni.
Su tempi più lunghi, c’è poi Soluzione Net Zero, un unico programma per consentire alle imprese di ridurre il loro impatto ambientale. Si parte da analisi di carbon footprint (di prodotto e di organizzazione) e dall’identificazione delle opportunità di riposizionamento in ottica green, si passa attraverso la definizione di percorsi di decarbonizzazione supportati anche da una strategia per il coinvolgimento attivo degli stakeholder, e si finisce per accompagnare le aziende a conseguire le etichette ambientali di prodotto Edp (Environmental product declaration), aiutandole anche nella redazione dei loro bilanci di sostenibilità.
Come per i condomìni, le imprese vengono anche aiutate ad autoprodurre l’energia di cui hanno bisogno, quanto più possibile a chilometro zero e in maniera rinnovabile, tramite pannelli solari, co-generazione, tri-generazione, eolico.
I progetti che invece coinvolgono la Pubblica Amministrazione sono gestiti, perlopiù, secondo la formula Partenariato Pubblico Privato.
Digitalizzazione e capitale umano fra le leve strategiche di Renovit
In parallelo, Renovit continua a lavorare per la progressiva digitalizzazione del proprio modello organizzativo, commerciale e operativo, ma anche per la formazione e lo sviluppo del capitale umano, riconoscendovi una delle leve più strategiche del suo business. In Renovit, ogni giorno, le persone sono ingaggiate in funzione dell’obiettivo di più largo respiro dell’azienda, quello di una transizione energetica giusta, inclusiva, rigenerativa, capace di non lasciare indietro nessuno.
Impegnata nel confermare e migliorare le performance che le sono valse la certificazione B Corp, con un punteggio atteso in crescita da 83 a 112 entro il 2024, Renovit intende continuare a darsi obiettivi concreti in chiave ESG (Environmental, Social, Governance), per misurarsi e rendersi misurabile, quantificando l’impatto positivo generato per tutti gli stakeholder: clienti, dipendenti, fornitori, territori, soci, ecc.
L’auspicio è che gli sforzi profusi in tutte queste direzioni siano favoriti da un quadro normativo adeguato e stabile. Fra i fattori necessari allo sviluppo dell’efficienza energetica, infatti, ci sono proprio le regole del gioco, cioè le policy assunte a livello comunitario e a livello nazionale e, in particolare, la coerenza fra gli ambiziosi target perseguiti da Bruxelles e, a valle, le discipline attuative adottate dai singoli Paesi.
L’importanza di un quadro normativo adeguato per la programmazione degli investimenti e lo sviluppo del mercato dell’efficienza energetica
È fondamentale, soprattutto, che i sistemi incentivanti abbiano un orizzonte temporale chiaro e sufficientemente lungo, tale da creare condizioni favorevoli a programmare e strutturare gli investimenti nell’efficienza energetica e consolidarne così il relativo mercato: regole certe, infatti, aiutano a migliorare l’offerta, che a sua volta può così alimentare la domanda. Questo vale per tutti i segmenti coinvolti, dalle imprese al comparto residenziale, passando per la pubblica amministrazione, che deve poter scegliere gli strumenti ideali per ottimizzare il rapporto fra investimento e benefici ambientali, così da tutelare al meglio l’interesse pubblico a cui è preposta.
In questo senso, ci si augura che le novità introdotte nel nuovo Codice dei contratti pubblici, entrato in vigore il 1° aprile 2023, agevolino le stazioni appaltanti nell’affidare i contratti e la loro esecuzione con maggiore tempestività e un migliore rapporto costi benefici. Si auspica altresì che il nuovo testo lasci meno spazio ad errate interpretazioni, contribuendo a ridurre il numero di contenziosi che di fatto provocano il rinvio di percorsi di efficientamento energetico, con ripercussioni sulle casse degli enti locali e sull’ambiente come conseguenza della mancata riduzione dei consumi.
La riforma della disciplina del Partenariato Pubblico Privato dovrebbe inoltre rendere lo strumento più attrattivo per amministrazioni, operatori economici ed investitori istituzionali.
Un ulteriore e importante banco di prova è dato dalla direttiva Energy performance of buildings licenziata a metà marzo dal Parlamento europeo, che ha significativamente alzato l’asticella degli obiettivi ambientali, rimettendo ai singoli paesi l’onere di articolare i piani nazionali di ristrutturazione necessari a conseguirli. Attualmente alle battute finali del percorso legislativo di negoziazione, oltre a esigere una diffusa adozione di sistemi per l’autoproduzione di energia rinnovabile e a prescrivere l’obbligo di emissioni zero per tutti i nuovi edifici che vedranno la luce a partire dal 2028 (2026 se parliamo di pubblica amministrazione), la direttiva – nella versione approvata dal Parlamento europeo – propone anche per l’edilizia residenziale già esistente, privata e pubblica, una serie di target di rinnovamento energetico davvero sfidanti: classe energetica E entro il 2030 oppure D entro il 2033 per il residenziale, le medesime classi entro il 2027 e il 2030 per gli immobili pubblici. Target che non a caso hanno suscitato preoccupazioni e polemiche e per centrare i quali occorrono idee chiare e strumenti efficaci.
Venuto meno il Superbonus, in particolare, sarebbe consigliabile ritornare allo spirito iniziale dell’Ecobonus, usandolo in modo mirato per premiare gli investimenti che si mostrino maggiormente efficaci in termini di energia risparmiata per metro quadro o per euro investito. Una logica di questo tipo, tecnologicamente neutrale, sarebbe di stimolo all’innovazione e permetterebbe agli operatori più qualificati di focalizzarsi con profitto su immobili dal grande impatto ambientale, come i grandi edifici energivori e i condomini. Per sostenere i progetti di riqualificazione profonda, ad esempio, si potrebbe ricorrere ad uno strumento simile ai Titoli di Efficienza Energetica, altrimenti noti come certificati bianchi, un incentivo di medio-lungo termine che ha già mostrato, in passato, di poter funzionare molto bene, non soltanto per quanto riguarda la convenienza economica degli interventi ma anche per la resa ambientale degli stessi.
Giocare a carte scoperte per costruire fiducia e reputazione e premiare chi fa la differenza
Renovit è pronta a raccogliere una tale sfida, continuando a mettere in campo il meglio delle proprie proposte, con soluzioni integrate e performance garantite, che sollevano i clienti da ogni preoccupazione di ordine burocratico e organizzativo e danno loro certezze sul conseguimento dei risultati attesi.
Giocare a carte scoperte, del resto, è davvero fondamentale, perché consente la costruzione di fiducia e reputazione, due elementi strategici per la tenuta e lo sviluppo di un mercato dell’efficienza energetica serio e virtuoso, i cui player si assumano la responsabilità degli interventi e quella, altrettanto decisiva, delle performance energetiche concordate con la controparte.
Ecco perché Renovit si impegna nel miglioramento incessante dei propri servizi, candidandosi a giocare un ruolo abilitante per imprese e pubblica amministrazione ma anche nella ristrutturazione del grande patrimonio edilizio italiano, le cui innegabili specificità esigono risposte all’altezza, fatte di competenza, programmazione e concretezza.
Cristian Acquistapace è Amministratore Delegato di Renovit, piattaforma italiana per l’efficienza energetica
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Foto: Unsplash
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