Come si sta riallineando l’ordine internazionale in un mondo in cui la superpotenza americana non vuole, o non può più, svolgere il ruolo di potenza egemone? Se fino a qualche anno fa lo scenario del bipolarismo sino-americano appariva quello più probabile, oggi assistiamo ad un confronto più articolato tra due compagini eterogenee al loro interno: l’Occidente e il Resto del Mondo, “the West and the Rest”. Giampiero Massolo firma l’editoriale del nuovo trimestrale ENERGIA.
“Un giro di orizzonte, anche superficiale, sulle vicende internazionali del nostro tempo ci restituisce una immagine che non può che destare inquietudine”.
Queste poche parole con cui Giampiero Massolo apre il suo editoriale di ENERGIA 2.23 racchiudono le ragioni per cui abbiamo chiesto a un esperto diplomatico la riflessione inziale del nostro nuovo trimestrale dedicato all’Europa nell’«era dell’insicurezza energetica», come l’hanno definita Jason Bordoff e Meghan O’Sullivan nell’omonimo articolo che ripubblichiamo su questo numero.
«The West and the Rest», due compagini accumunate dall’assenza, almeno al momento, di una leadership forte al proprio interno
“L’ampiezza e l’intensità dei fenomeni che impattano sulle dinamiche tra gli Stati (pandemia, crisi economica e finanziaria, emergenza climatica ed energetica, insicurezza alimentare, migrazioni) si intrecciano, amplificandola, con la portata delle numerose e gravi crisi in atto (guerra in Ucraina, e altri perduranti conflitti di medio-bassa intensità), determinando conseguenze drammatiche per ampie fasce della popolazione mondiale”.
“G-0” lo definisce il politologo americano Ian Bremmer, ovvero – nelle parole del presidente di Ispi – “Un mondo in “recessione geopolitica” nel quale la superpotenza americana è riluttante a, o non può più, svolgere il ruolo di potenza egemone mentre altre potenze, a cominciare dalla Cina, proiettano la loro influenza su aree crescenti del globo per difendere o espandere i rispettivi interessi nazionali”.
Le conseguenze sistemiche del “G-0” – un mondo disgregato e senza agenda globale – sono già visibili e appaiono destinate a protrarsi almeno nel medio periodo
Il nuovo ordine, o disordine, globale va strutturandosi attorno a due compagini di paesi, «the West and the Rest», “indubbiamente eterogenee al loro interno, ma crescentemente strutturate attorno a convenienze o cointeressenze che, pur nella loro volatilità e occasionalità, costituiscono una sorta di fattore identitario comune”. È bene non dimenticare che i singoli interessi nazionali “restano la bussola che guida la rotta degli Stati (anche occidentali) nelle relazioni internazionali”.
Sono infatti gli interessi economici e geopolitici a spingere i paesi del Golfo a fiancheggiare la Russia e ad approfondire i legami con Pechino, come emerge dall’analisi di Giacomo Luciani che indaga le implicazioni della transizione energetica e dell’attuale fase di ristrutturazione delle relazioni energetiche internazionali in questa particolare area del mondo.
Analisi da cui emerge rafforzata l’immagine di disordine tracciata da Massolo. L’attuale fase intermedia della transizione energetica tende a rafforzare il peso geopolitico dei paesi del Golfo, in quanto fornitori di ultima istanza di petrolio e gas. Eppure, questo peso resta limitato dall’incapacità di guidare la regione verso uno sviluppo che guardi oltre le rendite da idrocarburi. Al contrario, restano immersi in una fantasia futurista regionalista, ben rappresentata dall’agenda del Principe saudita, mentre allontanandosi dalla compagine occidentale rischiano importanti ricadute nel lungo periodo.
Non un ritorno ai Blocchi, ma una deglobalizzazione disordinata e dispersiva che complica la gestione della governance globale
“La grande interdipendenza esistente”, continua Massolo, non consente infatti “un vero e proprio «decoupling» tra i due sistemi economici” che “potrebbe rivelarsi impraticabile, se non autoinflittivo”. Quella che sembra configurarsi è una “deglobalizzazione condizionata” dove “le decisioni securitarie tenderanno a sostituirsi a quelle basate sulla convenienza. (…) Un ambiente geopolitico, ma soprattutto geoeconomico, in cui la dispersione tenderà a prevalere sulle logiche di blocco, con le conseguenti difficoltà che ciò potrà comportare in termini di governance globale”.
E l’Europa? “Per l’Europa, e l’Italia, sarà fondamentale ripassare la lezione della crisi legata al Covid-19. L’unità e l’efficacia della reazione alla crisi pandemica dovranno essere d’esempio per la gestione delle criticità che si profilano nell’agenda comune”.
La transizione verde continua ad essere un tema divisivo della membership europea, così come l’approccio alle regole economiche e di bilancio comuni e la stessa gestione del fenomeno migratorio.
Che è in sostanza quanto conferma Romano Prodi nella sua riflessione sul ruolo dell’Europa nell’era dell’insicurezza energetica. Solo un maggior coordinamento, secondo il già Presidente della Commissione Europea, può contrastare l’inefficacia, se non dannosità, di politiche nazionali sconnesse. Un coordinamento che dovrebbe stare al centro dell’azione della Commissione, ma che sembra lontano dall’osservarsi.
Eppure, solo una leadership politica informata, preparata e risoluta può navigare nell’incertezza che ci attende, come ammonisce Massolo nelle battute conclusive. “Dobbiamo quindi preparaci a gestire uno scenario globale che sarà a lungo caratterizzato dalla incertezza e dalla complessità dei temi in agenda. Monitorare l’evoluzione degli aspetti legati alla sicurezza, all’economia e alla tecnologia, sarà di fondamentale importanza per capire come cambieranno le relazioni tra le nazioni e tra queste e gli attori globali non statali, questi ultimi sempre più rilevanti e in grado di incidere sui processi decisionali. Si tratta, in ultima analisi, di una grande sfida per le leadership politiche”.
Il post presenta l’editoriale di Giampiero Massolo Ordine o disordine mondiale? pubblicato su ENERGIA 2.23 (pp. 6-7)
Giampiero Massolo, ISPI, Istituto per gli studi di politica internazionale
Foto: Unsplash
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