Un contributo rilevante al raggiungimento dei target PNIEC al 2030 e importanti ricadute socioeconomiche, Elena De Luca e Fulvio Fontini presentano su ENERGIA 2.23 una dettagliata fotografia dei progetti agrivoltaici in fase di valutazione in Italia, del potenziale monetario, nonché delle criticità e degli ostacoli da superare.
Era fine 2020 quando GB Zorzoli sulle pagine di ENERGIA portava all’attenzione dei nostri lettori il crescente interesse del mondo agricolo verso l’agrivoltaico, tecnologia ritenuta importante, tra l’altro, per raggiungere gli obiettivi al 2030 fissati dal PNIEC del 2019. A distanza di quasi tre anni, questo interesse non è scemato, ma al contrario si è consolidato, come risulta dagli oltre 400 progetti oggi in attesa di Valutazione di Impatto Ambientale.
Torniamo a parlarne con un articolo di Elena De Luca e Fulvio Fontini, entrambi membri della Commissione Tecnica PNRR-PNIEC, che sull’ultimo numero di ENERGIA ne analizzano il potenziale, gli impatti socioeconomici, le criticità e lacune da superare.
Il primo paragrafo presenta le diverse modalità di integrazione della produzione energetica con quella agricola. Esistono infatti “configurazioni spaziali e gradi di integrazione e innovazione differenti, al fine di massimizzare le sinergie produttive tra i due sottosistemi (fotovoltaico e agricolo)”. Le colture, ad esempio, possono essere effettuate sotto o tra i pannelli, a seconda della specie agraria e degli effetti su queste ultime dell’ombreggiamento prodotto dal pannello stesso.
23 GW la potenza istallata potenziale dei progetti agrivoltaici presentati
Segue l’analisi del contributo dell’agrivoltaico alla transizione energetica, ovvero la capacità potenziale (par. 2). Gli Autori rielaborano i dati pubblici del MASE “relativi a progetti presentati alla Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) rilasciati dal Ministero” e calcolano in termini di capacità potenziale di produzione elettrica:
– l’incidenza dei progetti fotovoltaici rispetto al totale dei progetti FER presentati (par 2.1);
– l’incidenza dei progetti agrivoltaici rispetto al totale dei fotovoltaici (par 2.2);
– la distribuzione regionale dei progetti agrivoltaici (par. 2.3).
Alcuni dati rilevanti che ne emergono sono che “in termini percentuali, il fotovoltaico rappresenta circa l’88% del totale della potenza dei progetti presentati”. Di questi, il 61,7% sono di tipo agrivoltaico e l’87% della capacità potenziale è collocata in sole 4 regioni: Sicilia, Puglia, Sardegna e Basilicata.
Ancora, da sola questa tecnologia potenzialmente potrebbe assorbire dal 30 al 33% della capacità necessaria a traguardare gli obiettivi PNIEC al 2030. Tuttavia, “è rilevante il dato rispetto alle procedure effettivamente concluse con decreto, che sono solo cinque”.
22,5 miliardi di euro il valore monetario stimato dei progetti
Pur in assenza di una cifra univoca e puntuale, partendo dal dato medio di alcuni progetti di cui è già stato rilasciato il parere di VIA, De Luca e Fontini propongono una stima complessiva del valore monetario delle opere presentate pari a circa 22,5 miliardi di euro (par. 3 – Gli impatti socioeconomici del sistema agrivoltaico). Valore che “può essere considerato come un indice dell’investimento potenziale”.
Un ammontare cospicuo che potrebbe avere “ricadute sul piano socioeconomico, costituendo un fattore di occupazione diretta sia nella fase di cantiere (per le attività̀ di costruzione e istallazione dell’impianto, ma anche di dismissione) che nella fase di esercizio dell’impianto (per le attività̀ di gestione e manutenzione degli impianti fotovoltaici e per la valorizzazione agricola dei terreni)”.
A questo aspetto, già per nulla trascurabile, va aggiunta “la creazione e lo sviluppo di filiere, vale a dire di imprese produttrici di beni e/o fornitrici di lavori e servizi operanti nel settore degli impianti agrivoltaici (indotto), quali ditte di carpenteria, edili, società di consulenza, società di vigilanza e, non in ultimo, imprese agricole”.
Ricadute socioeconomiche: occupazione e sviluppo di nuove filiere
Dall’analisi discende pertanto (par. 4 – Conclusioni) che l’agrivoltaico è un settore dalle ampie potenzialità in termini di GW rinnovabili installabili, di capitali movimentati e di ricadute per il territorio e per il comparto agricolo che ne uscirebbe maggiormente valorizzato.
Tuttavia, così come altri settori di investimento legati alla transizione, presenta criticità e lacune “rispetto alla definizione di criteri progettuali e di quelli conseguenti per la valutazione nell’ottica di perseguire non solo lo sfruttamento economico dei suoli, ma anche quello della valorizzazione delle colture tipiche delle aree in cui si intende sviluppare le iniziative”, che andrebbero immediatamente superate e colmate.
Prossimo banco di prova sarà il nuovo PNIEC 2023 dove si legge che “si favoriranno altresì installazioni agrivoltaiche, volte a massimizzare la sinergia tra la produzione di elettricità e l’attività agricola, nel rispetto di determinati requisiti tecnici e ambientali”. Resta da capire come vi daranno attuazione o se, come criticato a suo tempo sempre da GB Zorzoli con riferimento al PNRR, si perderà un’altra occasione per rafforzare le sinergie tra due settori cruciali per il nostro Paese.
Il post presenta l’articolo di Elena De Luca e Fulvio Fontini, Agrivoltaico: driver dello sviluppo locale e della transizione energetica pubblicato su ENERGIA 2.23 (pag. 68-72)
Elena De Luca, ENEA e Commissione Tecnica PNRR-PNIEC
Fulvio Fontini, Università di Padova e Commissione Tecnica PNRR-PNIEC
Foto: Sun’Agri
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