Rispetto a tre anni fa, gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030 sono oggi più lontani: risolvere il trilemma energetico dopo la crisi è diventato ancora più difficile, in Europa come in Italia. L’articolo di Francesco Gracceva su ENERGIA 2.23 esamina l’andamento del sistema energetico nel 2022 per indagare l’impatto della crisi sulla transizione.
Lo tsunami dell’energia ha modificato le prospettive della transizione energetica in Italia e in Europa, riportando la sicurezza al primo posto nelle priorità nazionali.
L’ultimo numero di ENERGIA è dedicato alla ricerca delle soluzioni per conciliare gli obiettivi di decarbonizzazione e di sicurezza nel lungo periodo. Per i paesi europei questa sfida si compone di delicatissime scelte politiche (Massolo, Prodi e Levy), infrastrutturali (Venier e Ouki) e industriali (Poinssot e Proietti Silvestri). Per orientarsi tra le opzioni disponibili è tuttavia necessario identificare il nuovo punto di partenza per i sistemi energetici dopo la crisi, esaminando i dati definitivi sul 2022.
L’articolo di Francesco Gracceva – Cambiamenti temporanei e strutturali dopo la crisi energetica – traccia un analitico quadro dei mutamenti intervenuti in Europa e in Italia, specie dal lato della domanda, cercando di valutarne la natura strutturale o congiunturale (par. 1 – L’evoluzione del sistema energetico europeo e italiano nel 2022). In sostanza rispondendo a questa domanda: siamo in grado di confermare nei prossimi anni la riduzione dei consumi di energia (–4% nell’Eurozona, oltre –3% in Italia) e dell’intensità energetica dell’economia (–7% nell’Eurozona e Italia) registrati nel 2022?
Siamo in grado di confermare gli obiettivi di riduzione dei consumi di energia e dell’intensità energetica dell’economia dei prossimi anni?
La Fig. 1 evidenzia con chiarezza il ruolo del gas nella riduzione dei consumi di energia primaria, effetto della crisi dei prezzi e delle misure intraprese per aumentare la sicurezza energetica. Dal lato della domanda, “il calo di circa 55 miliardi di metri cubi (mld m3) dei consumi dell’UE ha permesso un ritmo di riempimento degli stoccaggi tale da portarli dai minimi decennali di fine 2021 ai massimi decennali di fine 2022. Dal lato dell’offerta, il balzo delle importazioni europee di GNL ha compensato oltre 50 dei quasi 80 mld m3 in meno di gas russo, sebbene al costo di prezzi a premio rispetto al mercato asiatico”.
Per riconoscere le componenti strutturali e congiunturali della riduzione dei consumi (par. 2) l’Autore analizza l’evoluzione della domanda di energia per fonte e per settore.
Se ad esempio guardiamo agli usi settoriali di energia (par. 2.1), “il settore civile è stato il principale responsabile del calo complessivo dei consumi del 2022, (…) in conseguenza, in primo luogo, del clima eccezionalmente mite, ma in qualche misura anche in risposta al Piano nazionale di contenimento dei consumi di gas naturale del Ministero della Transizione Ecologica”.
“Per comprendere meglio in che misura il disaccoppiamento – a lungo auspicato – tra energia ed economia possa essere di natura strutturale, e non semplicemente congiunturale, è necessario individuare il peso relativo dei fattori che hanno determinato la variazione dei consumi (Fig. 5)” (par. 2.2).
Solo un terzo della riduzione dei consumi ha natura strutturale
“Focalizzando l’attenzione sul gas naturale (…) si può provare a differenziare, nell’industria, il ruolo delle componenti «riduzione della produzione» e «fuel switch verso prodotti petroliferi», dunque domanda di gas che può rimbalzare quasi completamente con il ritorno al precedente contesto di mercato, e la componente «distruzione della domanda», cioè contrazione strutturale di quest’ultima a seguito di aumenti di efficienza, switch verso rinnovabili, sostituzione di tecnologie (ad es. pompe di calore) o infine delocalizzazione della produzione. Nel settore civile, invece, la componente congiunturale di gran lunga più importante è il fattore clima, quella strutturale sono gli aumenti di efficienza e i cambiamenti comportamentali”.
Ebbene, solo un terzo della riduzione dei consumi ha natura strutturale, mentre le emissioni sono cresciute ancora nel 2022 allontanando ancor più il nostro sistema dalla traiettoria necessaria a conseguire le riduzioni fissate dalla Commissione per il 2030. Conclusione: le cose si son fatte ancor più complesse perché quelle riduzioni richiederebbero aggiustamenti di gran lunga superiori a quelli registrati negli anni scorsi.
L’aumento delle emissioni italiane ci allontana ancor più dalla traiettoria coerente con i target al 2030
“Nonostante il deciso calo dei consumi di energia, nel 2022 le emissioni di CO2 sono stimate in leggero aumento in Italia e in riduzione solo modesta nell’Eurozona (Tab. 1), soprattutto a causa della politica di massimizzazione della produzione da centrali a carbone (+60% in Italia, +11% nell’Eurozona), olio combustibile e bioliquidi/gasolio, finalizzata a risparmiare gas” (par. 3 – Stato della transizione europea dopo la pandemia e la crisi del 2022).
“L’obiettivo del –55% entro il 2030 richiede ora un taglio di circa 110 milioni di tonnellate di CO2, che nei prossimi otto anni richiede una riduzione media annua di circa il 6,5%, laddove nel 2019, per raggiungere l’obiettivo 2030 allora fissato nel PNIEC era necessaria una riduzione media annua del 2,6% (riduzione peraltro oggi non più sufficiente, perché quella necessaria per raggiungere il target PNIEC è ora salita al 3,2%; Fig. 6)”.
Risolvere il trilemma energetico è oggi ancor più complesso
L’articolo prosegue con l’analisi di dettaglio (mediante la scomposizione di Kaya) della traiettoria seguita dalle emissioni nel quinquennio pre-crisi (2014-2019) e nel 2022, in Italia e in Europa.
Nelle conclusioni (par. 4), l’Autore spiega perché risolvere il trilemma energetico sia oggi ancor più complesso che in passato. Innanzitutto, “gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030 richiedono tassi di riduzione delle emissioni più alti di prima”. Inoltre, “i prezzi dell’energia, leva funzionale alla decarbonizzazione, hanno già raggiunto livelli tali da rappresentare una «minaccia esistenziale per la competitività dell’industria europea» (Timera Energy 2022)” e non possono quindi essere usati per scoraggiare ulteriormente i consumi.
Infine, “la crisi del 2022 è stata gestita anche grazie a un cambiamento, che i decisori intendevano essere temporaneo, delle priorità del trilemma energetico europeo, a favore della sicurezza energetica e a discapito di decarbonizzazione e prezzi”.
“La valutazione qui condotta per l’Italia (…) sembra indicare un ruolo non irrilevante ma comunque minoritario dei cambiamenti (potenzialmente) strutturali”, che potrebbero risultare comunque reversibili anche solo con un ritorno dei prezzi “su livelli storicamente elevati ma più contenuti”.
Il post presenta l’articolo di Francesco Gracceva Cambiamenti temporanei e strutturali dopo la crisi energetica pubblicato su ENERGIA 2.23 (pp. 54-61)
Francesco Gracceva è responsabile del Servizio Analisi del sistema energetico dell’Unità studi, analisi e valutazioni, ENEA
Foto: Unsplash
Per aggiungere un commento all'articolo è necessaria la registrazione al sito.
0 Commenti
Nessun commento presente.
Login