25 Luglio 2023

Prezzi del petrolio, è il caso di preoccuparsi?

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Al sospiro di sollievo per i bassi prezzi del gas naturale, si contrappongono preoccupazioni per quelli del petrolio e i suoi possibili impatti sull’inflazione e sull’economia più in generale.

Dopo i tagli dello scorso ottobre, in aprile la cosiddetta Opec+ (insieme dei paesi Opec e dei loro alleati, ad iniziare dalla Russia) ha deciso di ridurre ulteriormente la sua produzione di petrolio portando il taglio cumulato da novembre ad oggi a 3,66 mil.bbl/g (pari a poco meno del 4% della domanda mondiale) da applicarsi sino almeno alla fine del 2024.

All’inizio di giugno l’Arabia Saudita ha deciso unilateralmente un altro taglio di 1 mil.bbl/g, almeno per i mesi di luglio e agosto. In totale quindi meno 4,66 mil.bbl/g.

Duplice il comune obiettivo: equilibrare domanda e offerta e stabilizzare i prezzi.

4,66 l’attuale aggregato del taglio petrolifero

Vale ricordare che Opec+ contribuisce per il 40% alla complessiva produzione mondiale di petrolio, ma per un percentuale molto maggiore al suo commercio internazionale. Ogni barile prodotto in meno si traduce di conseguenza grosso modo in due barili scambiati in meno sul mercato internazionale, quel che conta nel definire i prezzi che vi si praticano.

I tagli alla produzione hanno causato un loro aumento di circa il 10% oltre la soglia da metà luglio degli 80 dollari al barile, quel che non avveniva da fine aprile. Ben al di sotto comunque dei circa 100 dollari al barile che si erano toccati nello scorso novembre.

La difficile ricerca di un nuovo punto di equilibrio

A determinare questo tiro alla fune tra spinte al rialzo e al ribasso dei prezzi due fatti di segno opposto che rendono oltremodo difficile la ricerca di un nuovo punto di equilibrio dei prezzi.

Da un lato, la crescita della domanda che l’Agenzia di Parigi proietta nel quarto trimestre a 104, 5 milioni di barile al giorno (rispetto ai 100 prima della pandemia) cui si contrappone il taglio dell’offerta decisa dai paesi Opec. Da qui una condivisa aspettativa che nel secondo semestre si possa registrare un consistente deficit di offerta con balzo dei prezzi.

Fonte: IEA, Oil Market Report – July 2023

Dall’altro lato, un’offerta superiore a quanto previsto, nonostante i tagli deliberati dall’Opec, anche per il mancato collasso di quella russa.

Ma, ancor prima, le incertezze che avvolgono molte variabili ad iniziare dal quadro macroeconomico mondiale, specie riguardo la Cina con un andamento della sua economia inferiore alle attese e la ridotta possibilità che possa assorbire, come si stimava, metà della crescita della domanda di petrolio.

Incertezze che l’Opec individua nel suo rapporto di luglio nell’alta inflazione, nella stretta monetaria delle banche centrali, nell’elevato debito di molti paesi.

All’interno del mercato del petrolio rilevano invece

  • l’effettivo livello della produzione e delle esportazioni della Russia scese meno di quanto previsto grazie però ai notevoli sconti riconosciuti agli acquirenti (con i ricavi scesi ai più bassi livelli dal 2021);
  • il prosieguo o meno del taglio addizionale della produzione saudita oltre la scadenza prevista di agosto;
  • la ripresa delle esportazioni iraniane;
  • le difficoltà americane a rimpinguare la Strategic Petroleum Reserve.

L’insieme di queste incertezze potrebbe dipanarsi nel prossimo anno in parallelo ad una più sostenuta crescita dell’economia mondiale che, secondo il FMI, dovrebbe riportarsi sopra il 3%.

Se verranno confermati i tagli della produzione e la domanda consoliderà la sua crescita, nonostante i mille scenari che preconizzano il de profundis del petrolio, i suoi i prezzi potrebbero risalire verso i 100 dollari al barile, alimentati a quel punto anche da una speculazione sempre in agguato.

Al sollievo dei bassi prezzi del gas si contrappone in conclusione la preoccupazione per l’impatto che possibili maggiori prezzi del petrolio avrebbero inevitabilmente sull’economia ed in particolare sull’inflazione. 


Alberto Clô è direttore della rivista Energia e del blog RivistaEnergia.it


Foto: Unsplash

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