25 Agosto 2023

Ancora sugli ostacoli alle rinnovabili

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Insoddisfacente crescita della domanda elettrica e costi crescenti sono alcuni degli ostacoli alla crescita di solare ed eolico rispetto ai target fissati e auspicati per contenere l’aumento della temperatura entro 1,5 °C.

La penetrazione delle nuove rinnovabili, solare ed eolico, che oggi contribuiscono per il 12% alla generazione elettrica mondiale, è legata a vari fattori che ne vanno limitando la crescita.

La quota complessiva delle rinnovabili sui consumi energetici finali rimane a livelli solo leggermente superiori a quelli di un decennio fa: al di sotto del 20%, di cui poco oltre il 6% sono però biomasse tradizionali, come attesta il rapporto IRENA, Tracking SDG7: The energy progress report 2023.

Non solo processi autorizzativi e accettabilità sociale, sono diversi i fattori che penalizzano lo sviluppo di eolico e solare. In giugno ne avevamo individuati 3: staticità della penetrazione elettrica nei consumi finali di energia, prezzi negativi sempre più frequenti, bassa redditività. In questo commento li riprendiamo e li ampliamo.

La crescita della domanda mondiale è in rallentamento rispetto al quinquennio precedente, soprattutto in Europa

A partire dall’insoddisfacente crescita della domanda elettrica. Secondo l’Electricity Market Report 2023 della IEA, la domanda mondiale è cresciuta nel 2022 del 2% in rallentamento rispetto al quinquennio precedente.

L’accesso all’elettricità ha segnato il passo, si legge sempre nel rapporto IRENA, con 675 milioni di persone che ne sono ancora totalmente prive, di cui 509 milioni condensati in appena 20 paesi.

All’andamento stabile o in leggera crescita della domanda elettrica nelle altre economie avanzate si contrappone quello in Europa, dove si è registrato un crollo del 3,5% nel 2022 e, si stima, del 3% nel corrente anno, con livelli della domanda tornati a quelli del 2002.

Va da sé che se dovesse perdurare un simile dinamica nella regione più impegnata nella transizione energetica, al di là dei molti scenari su una generale elettrificazione dell’economia, le rinnovabili incontrerebbero un oggettivo ostacolo pur rappresentando una crescente quota della nuova potenza elettrica.

Dal 17,4% del 2010 al 20,4% del 2021, la penetrazione elettrica dovrebbe raggiungere il 29-30% nel 2030

L’effettivo andamento della domanda elettrica mondiale negli ultimi anni stride con la più parte degli scenari che, a dire di IRENA nel suo World Energy Transitions Outlook 2023, potrebbero registrare una crescita della quota dell’elettricità sui consumi energetici finali dal 22% del 2020 al 29% del 2030 (in calo, non se ne capisce la ragione, rispetto al 30% indicato e World Energy Transitions Outlook 2022) .

Traguardo difficile considerando i molti anni in cui non si è superata la soglia di un quinto dei consumi cui aggiungere

  • l’andamento non confortante del prodotto interno lordo mondiale, da cui massimamente dipendono;
  • gli alti prezzi dell’elettricità;
  • le misure messe in atto per accrescerne l’efficienza d’uso.

Altro fatto degno di nota, nel 2022 è l’ulteriore incremento dell’1,3% delle emissioni mondiali originate dalla generazione elettrica, in linea con quelle registrate tra 2016-2019, a dimostrazione della scarsa efficacia delle politiche climatiche sinora adottate e dello scarso contributo delle rinnovabili (per una maggiore disamina al riguardo si rimanda a La fetta fossile della torta elettrica di Enzo Di Giulio). 

L’insoddisfacente andamento della domanda va causando in diversi paesi un surplus d’offerta delle rinnovabili (non programmabili) costringendone i produttori a cederla a prezzi negativi, a danno dei loro ricavi e redditività. E della loro crescita.

Per l’eolico tira una brutta aria

Un secondo ostacolo alla penetrazione delle rinnovabili è dato dai loro crescenti costi, oggi pesantemente sotto stress per l’alta inflazione, gli elevati tassi di interesse, l’insufficiente manodopera specializzata, gli alti costi delle materie critiche di cui massimamente abbisognano. Il caso più evidente è quello dell’eolico.

Molte utilities stanno cancellando o congelando progetti. L’utility svedese Wattenfall ha cancellato il maxi-progetto da 1,4 GW nel Mare del Nord, formato da 140 turbine alte 350 metri con pale lunghe 300 metri. La causa è data dall’aumento dei costi quest’anno del 40% con la richiesta ai governi di garantire con varie forme di sussidio un’adeguata redditività.

La situazione risulta altrettanto complessa negli Stati Uniti, mentre ne sono meno colpite le utility che hanno concluso contratti PPA a 20-25 anni che non contengono generalmente clausole legate all’inflazione se non incrementi prefissati intorno al 3% annuo.

Molte imprese, specie le oil majors europee, stanno rivedendo i loro programmi, rinegoziando i contratti che avevano concluso, congelando i progetti su cui pensavano di investire.

Dopo che sono stati necessari circa 40 anni per realizzare l’unico TW eolico oggi esistente, sostenere – come fa il Global Wind Energy Council – che si possa raggiungere quota 2 nel giro di appena sette anni, da qui al 2030, è un’illusoria forzatura.

Il complessivo quadro prospettico delle rinnovabili appare, in conclusione, molto complesso.

Quadro che comunque non ne frenerà la crescita, grazie alle politiche pubbliche nella generalità dei paesi. Anche se, come sostenuto dalla stessa IRENA, ad un ritmo ben inferiore a quello che sarebbe necessario per rispettare la soglia limite degli 1,5° di surriscaldamento.


Alberto Clô è direttore della rivista Energia e del blog RivistaEnergia.it. 


Foto: Unsplash


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