Dopo le invettive contro il ricatto del gas russo; le sanzioni comminate a Mosca; la gran enfasi sulla compattezza dell’Unione nell’isolarla, abbiamo incrementato gli acquisti di GNL russo con un comportamento sconcertante. Occorre al più presto, come propone Bruegel, porre un embargo totale.
Chi avesse pensato, o meglio sperato, che l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Vladimir Putin fosse di per sé sufficiente a interrompere ogni contratto di acquisto di gas russo da parte dei paesi europei, rimarrebbe profondamente deluso.
Mentre, infatti, le sue importazioni via gasdotto sono precipitate in Europa dai 155 miliardi di metri cubi del 2021 ai previsti 25 miliardi di quest’anno (-84%), quelle di GNL via metaniere – riporta il Financial Times – sono aumentate sia nel 2022 che nei primi sette mesi del 2023 in una misura del 40% rispetto ai livelli pre-guerra del 2021.
+40%, l’import europeo di GNL dalla Russia dall’inizio della guerra
Dell’impegno solennemente preso dall’Unione Europea nel maggio 2022 col REPowerEU di azzerare le importazioni di energie fossili dalla Russia, specie di gas, entro il 2027, non vi è alcuna traccia. Né i vertici della Commissione hanno avuto modo di rammentarlo agli Stati membri.
Positivi risultati si sono per altro ottenuti con le sanzioni comminate alle importazioni di carbone (azzerate) e di petrolio, ridotte in modo consistente rispetto a un anno prima, anche se flussi notevoli sono stati acquistati da paesi terzi, come l’India.
Le politiche poste in essere dai paesi europei hanno per altro drasticamente ridotto, come scritto, le importazioni di gas dalla Russia con una quota sulle complessive disponibilità europee scesa (negli arrivi via gasdotto) dal 40% del 2021 all’attuale circa 10%.
Attualmente il GNL russo è esente da ogni divieto
Nulla invece, non casualmente, nell’GNL esente da ogni azione. Nel 2022 le complessive importazioni europee di GNL, pur se a costi più elevati, sono aumentate anno su anno dei due-terzi, consentendo di rimpiazzare larga parte degli acquisti da Mosca.
Gli Stati Uniti sono stati di gran lunga i primi fornitori seguiti dalla Russia. In modo paradossale e contradditorio, l’Europa ha tagliato quindi le import di gas russo via terra mentre le ha aumentate via mare, su metaniere, rimpinguando le casse di Putin così da rafforzare il valore del rublo precipitato a meno di 1 centesimo di euro.
Verrebbe da dire che in questo caso non vale il detto ‘pecunia non olet’. Le forniture di GNL russo all’Europa dopo l’aumento del 38% registrato nel 2022 a 22 miliardi di metri cubi (con un esborso valutato in 12 miliardi di dollari) hanno registrato un’ulteriore crescita nei primi sette mesi del 2023, al 16% delle complessive importazioni europee di GNL, con la prospettiva di un esborso nella seconda parte dell’anno di 9 miliardi di dollari. La loro quasi totalità proviene dalla joint-venture di Yamal tra la compagnia privata russa Novatek, la francese Total Energie, la cinese CNPC.
Se questo accade a guerra in corso, una volta finita sarà come nulla fosse accaduto
Dopo le invettive contro il ricatto del gas russo; le sanzioni comminate a Mosca; la gran enfasi sulla compattezza dell’Unione nell’isolarla, abbiamo incrementato gli acquisti del gas russo con un comportamento sconcertante. Se questo accade a guerra ancora in corso è da immaginare che quando finalmente cesserà si finisca per riprendere le precedenti relazioni commerciali, come se non fosse accaduto nulla.
La Commissione assiste silenziosa tutta presa, nonostante l’uscita del vicepresidente Timmermans, ad avanzare nuove proposte sulla transizione energetica. Non una parola sugli sbarchi di GNL russo nei porti della Spagna, Belgio, Francia per essere solo in parte consumate al loro interno e il resto distribuito in altri mercati.
Anche la quantità di GNL russo che giunge in Italia potrebbe essere maggiore di quanto si creda. Oltre alle importazioni dirette, vi sono infatti anche quelle che giungono tramite riesportazione da altri Paesi, in particolare dalla Spagna (si veda L’Italia sta importando più GNL russo di quanto si crede?).
Dopo la Cina, la Spagna (tramite l’utility Naturgy e la francese Total) e il Belgio sono rispettivamente il secondo e terzo acquirente di GNL russo, anche se la ministra spagnola dell’energia ha sostenuto la necessità di proibire l’import di GNL russo ritenendo ‘assurda’ la situazione attuale.
Va da sé che il consistente flusso di gas dalla Russia, via terra o mare poco importa, riassegna a Putin un potere di ricatto nella prossima stagione invernale, forte della possibilità di dirottare le metaniere verso altri porti, a partire da quelli asiatici, come ampiamente avvenuto col petrolio.
Non si possono escludere rischi per l’inverno
Non possiamo in sostanza escludere contraccolpi sull’adeguatezza delle nostre disponibilità di gas nella prossima stagione invernale, anche se i bassi consumi e l’altissimo livello delle scorte già accumulate riduce, ma non ne azzera, la rischiosità.
Alla luce di tutto ciò è del tutto condivisibile la proposta avanzata dal think tank Bruegel: che l’Unione Europea decreti quanto prima un totale embargo dell’GNL proveniente dalla Russia. L’Europa, come mostrano gli autori nel loro policy brief, può benissimo farne a meno, considerando anche che l’offerta di GNL sui mercati internazionali dovrebbe aumentare nel breve periodo.
Si ridurrebbe, ed è questa la principale conclusione, l’esposizione verso un paese che si è dimostrato totalmente inaffidabile nelle sue forniture, in barba ad ogni impegno contrattuale, e che con i nostri proventi continua a martoriare l’Ucraina.
Alberto Clô è direttore della rivista Energia e del blog RivistaEnergia.it.
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