13 Ottobre 2023

Impennata dei prezzi: 4 cause apparenti e almeno una reale (la paura)

LinkedInTwitterFacebookEmailPrint

Israele, Baltico, Australia, meteo: 4 le ragioni del repentino aumento dei prezzi del gas (+48%) che si è ripercosso su quelli elettrici (+22%). Nessuna di queste intacca l’offerta di gas e, a stoccaggi già pieni, solo i timori di un ampliamento del conflitto o di nuovi guasti (provocati) possono parzialmente spiegare l’ampia reazione dei prezzi.

Nel giro di quattro giorni i prezzi spot del gas naturale al PSV sono passati da 33 a 49 €/MWh per un rialzo del 48%. Analogo andamento per le quotazioni al TTF, principale hub europeo che detta le dinamiche dei prezzi per buona parte del continente.

Aumenti sensibili si sono registrati pure nei prezzi a termine lungo tutta la curva forward: per esempio, il prodotto Cal 24 ha registrato un rialzo nell’ordine del 22%. L’aumento del gas ha avuto inevitabili effetti sul PUN elettrico, cresciuto anch’esso del 22% circa.

Le ragioni del nuovo improvviso aumento sono attribuite nell’ordine:

  1. allo scoppio del conflitto in Israele;
  2. al danneggiamento per “cause esterne” del gasdotto Balticconector che collega l’Estonia con la Finlandia;
  3. a nuovi previsti scioperi in alcuni terminali di GNL australiani;
  4. al peggioramento delle previsioni metereologiche per la prossima settimana nell’Europa nord occidentale.

Analizziamo più nel dettaglio le diverse cause presunte.

Tamar, modesto l’impatto sulla disponibilità di gas europeo nel breve termine

A seguito degli attacchi di Hamas, il governo israeliano ha disposto l’interruzione temporanea delle attività nel giacimento offshore di Tamar a soli 25 km dalla striscia di Gaza.

Nel 2022, il giacimento ha prodotto 10,3 mld mc (oltre il 40% dell’intera produzione nazionale) contribuendo all’alimentazione delle centrali termoelettriche israeliane e all’esportazione di volumi verso l’Egitto (oltre che verso la Giordania), la cui domanda di gas risulta in crescita determinando a sua volta una contrazione delle proprie esportazioni di GNL.

In effetti, nei primi 7 mesi del 2023 le esportazioni egiziane verso l’UE sono state di appena 1 mld di mc, pari allo 0,6% del gas complessivamente importato dall’Unione (Elaborazioni su dati Eurostat, Financial Times, GEFC).

L’impatto diretto dell’interruzione della produzione di Tamar sulla disponibilità nel breve termine di gas europeo dovrebbe quindi essere modesto.

Balticconnector, un avvenimento con conseguenze (reali) abbastanza circoscrivibili

Il Balticconnector è entrato in funzione nel gennaio 2020 creando per la prima volta un collegamento diretto tra la Finlandia e gli Stati baltici. Il gasdotto è stato utilizzato principalmente per il trasporto di gas dall’Estonia alla Finlandia, ma da quando in Finlandia è entrato in funzione un nuovo terminale galleggiante per l’importazione di GNL, il gas è fluito anche in controflusso verso l’Estonia.

Prima dell’interruzione, il Balticconnector trasportava circa 4 milioni di mc al giorno dalla Finlandia all’Estonia, quindi meno di 1,5 mld mc su base annua.

Il TSO Gasgrid ha affermato che il sistema del gas finlandese è “stabile” nonostante l’interruzione, indicando che la fornitura di gas al Paese è assicurata attraverso il terminale GNL di Inkoo e il più piccolo terminale di Hamina. I due siti avrebbero la capacità di fornire il gas di cui la Finlandia ha bisogno anche per il prossimo inverno.

Pur considerando un aumento della domanda finlandese di GNL nei termini descritti, si tratterebbe di un avvenimento con conseguenze abbastanza circoscrivibili.

Australia, gli scioperi non dovrebbero ripercuotersi sull’output

Gli scioperi agli impianti di GNL Chevron in Australia (Wheatstone e Gorgon), che a meno di un nuovo accordo coi sindacati potrebbero ricominciare da giovedì 19, non dovrebbero in realtà avere effetti sull’output, in particolare non dovrebbero produrre problemi di fornitura per gli acquirenti giapponesi, che ritirano rispettivamente l’83% e il 30% della produzione dei due impianti.

Risulta difficile comprendere come, dopo un lungo periodo di temperature sopra media, un previsto abbassamento delle stesse su valori sotto media per i prossimi giorni – in ottobre e non in pieno inverno – possa avere effetti importanti sugli equilibri domanda/offerta europei.

È quindi abbastanza evidente come le quattro cause descritte non riescano a spiegare compiutamente, tramite i fondamentali del mercato, una variazione dei prezzi così ampia e brusca come quella alla quale abbiamo assistito in questi giorni.

“una forzatura tipica del trading finanziario”

In effetti, a stoccaggi già pieni, solo i timori di un ampliamento del conflitto o di nuovi guasti (provocati) di principali infrastrutture potrebbero parzialmente spiegare l’ampia reazione dei prezzi. Inoltre, in un intervento sulla Staffetta Quotidiana dell’11 ottobre, Salvatore Carollo sottolineava come “collegare gli eventi drammatici avvenuti in Israele con possibili variazioni dell’offerta di gas per l’Europa appare una forzatura tipica del trading finanziario”.

Osserviamo anche, che se le quotazioni del gas al PSV dovessero restare sui livelli degli ultimi giorni per tutto ottobre, si avrebbe, per i consumi di questo mese, un ulteriore aumento (dopo quello di settembre del 5%) del prezzo finale tutelato del 5-7%.

La fragilità di un sistema energetico in cerca di un nuovo equilibro

Due sono le riflessioni principali a cui portano le recenti dinamiche delle quotazioni:

  1. Il sistema gas europeo è in cerca di un suo nuovo equilibrio che risulta però ancora estremamente incerto e fragile. Una consolidata sostituzione del gas russo richiede altro tempo. Affidarsi maggiormente al GNL per superare la crisi, anche a caro prezzo, è stata la sola possibile soluzione, ma ciò comporta una maggior volatilità nei volumi disponibili e quindi nei prezzi, anche per la latente concorrenza asiatica.
  2. Oltre ai timori sopra citati, non si può escludere che dietro alle brusche variazioni di valore vi siano anche azioni esercitate dai traders presso gli hub. Nonostante la strenua difesa del mercato spot all’ingrosso – come riferimento di prezzo anche per il consumo finale – fatta dai regolatori europei e da molti analisti, siamo certi che l’attuale pricing sia il più adatto per contribuire a traghettare il sistema europeo verso un nuovo faticosissimo equilibrio?

Un’estrema volatilità dei prezzi del gas e dell’elettricità non appare la condizione migliore né per i consumatori finali né per gli investitori.


Gian Paolo Repetto è economista dei mercati energetici. Collabora con Rie-Ricerche Industriali ed Energetiche.


Foto: Pixabay

0 Commenti

Nessun commento presente.


Login