Nel 2022 crisi energetica e tensioni geopolitiche hanno peggiorato la bilancia energetica europea per l’aumento della spesa d’importazioni di prodotti energetici. In Italia, l’incidenza è stata maggiore delle altre principali economie, come mostrato nell’articolo di Giacomo Romanini ed Enrico Tosti (Banca d’Italia) su ENERGIA 3.23.
Come procede la transizione energetica del Sistema Paese Italia? È una questione che deve essere affrontata sotto numerosi punti di vista, ed è quello che cerchiamo di fare, passo dopo passo, con un’apposita sezione sul trimestrale ENERGIA.
Nello scorso numero ci siamo interrogati, con l’articolo di Francesco Gracceva (ENEA), sulla natura strutturale o congiunturale dei mutamenti intervenuti sul sistema energetico in Europa e in Italia a fronte della crisi energetica, specie dal lato della domanda, e sulle prospettive della transizione energetica.
Con i ricercatori RSE abbiamo tracciato il possibile impatto della Direttiva «case green» sul parco edilizio italiano. Mentre con i membri della Commissione Tecnica PNRR-PNIEC Elena De Luca e Fulvio Fontini abbiamo esplorato il contributo – rilevante – che l’agrivoltaico può apportare al raggiungimento dei target PNIEC al 2030 e le importanti ricadute socioeconomiche per il nostro Paese.
L’Italia in transizione
Sul numero di ENERGIA di settembre (3.23) proponiamo invece due nuovi contributi:
- Il primo, a firma di Giacomo Romanini ed Enrico Tosti di Banca d’Italia, sull’incidenza della crisi energetica sulla bilancia commerciale in Europa e in Italia e sul perché il nostro Paese ne abbia risentito più di altri paesi;
- Il secondo, per la penna di Paolo Melone di Intesa Sanpaolo, sull’importanza dell’accesso al credito (pubblico e privato) per le imprese al fine di affrontare la transizione e, anzi, assumerne un ruolo di traino e sul supporto che le banche possono e stanno offrendo.
In questo post presentiamo i contenuti dell’articolo di Romanini e Tosti.
“Nel 2022 lo shock dei prezzi dei beni energetici (1), iniziato ancor prima dell’invasione russa dell’Ucraina e caratterizzato dal ruolo preminente del gas naturale, ha influenzato pesantemente le economie dei paesi che soddisfano il proprio fabbisogno attraverso le importazioni, in particolare l’Italia”.
I numeri sono eloquenti. Come evidenziato nel primo paragrafo (Lo shock del 2022 in una prospettiva di lungo termine), l’Italia è un importatore netto di beni energetici, pertanto crisi di vasta portata, come quella del 2022, hanno amplificato notevolmente il loro impatto sulla bilancia energetica, per un disavanzo che ha toccato il picco del 5,4% del PIL, il secondo valore più alto dal 1981 (5,8%).
Nel 2022 il disavanzo in Italia ha raggiunto il 5,4% del PIL, il secondo valore più alto dal 1981 (5,8%)
“Il forte aumento del disavanzo energetico è stato il principale fattore alla base della correzione al ribasso del saldo delle partite correnti nel 2022 (Fig. 1B), che è passato da un avanzo del 3,1% del PIL a un disavanzo dell’1,2%”.
La performance dell’Italia non è sicuramente un caso isolato in Europa, ma, sottolineano gli Autori, ciò che la rende peculiare è l’entità di tale performance. Tutti e 4 i paesi studio di analisi – Spagna, Francia, Germania e Italia – registrano dei disavanzi (par. 2 La bilancia energetica nell’area euro), essendo tutti importatori netti di energia, ma “su base annua la variazione della bilancia energetica è compresa in un intervallo che va da 1,6 (Spagna) a 2,9 punti percentuali di PIL (Italia)”.
Anche la contrazione del saldo di conto corrente in rapporto al PIL è stata più profonda in Italia, così come la quota sul totale delle importazioni di beni energetici.
Tra principali economie europee, l’Italia è quella maggiormente colpita dalla crisi
Alle importazioni di beni energetici, in particolare, è dedicato il paragrafo conclusivo (par. 3 La ripartizione delle importazioni italiane di beni energetici),che traccia una fotografia della composizione e dell’incidenza delle singole fonti. Quel che emerge è che nel 2022, per la prima volta, il peso del gas naturale (45%) ha superato quello del petrolio, sceso a quasi il 30%, mentre per “le restanti tipologie, le quote sono state circa l’11% per i prodotti petroliferi raffinati, il 10% per l’elettricità e il 3% per il carbone”.
Dal punto di vista della provenienza delle forniture, negli anni si è ridotto il peso dei paesi OPEC, mentre è aumentato quello cumulato di Russia, Azerbaigian e Kazakistan, così come ha registrato un’impennata il contributo di Stati Uniti e Qatar. In riferimento alle due fonti principali, petrolio e gas, merita rilevare l’elevato grado di concentrazione delle importazioni italiane (provenendo da un numero ristretto di paesi), anche se, nel caso del metano, a partire dai primi anni 2000 si assiste a una leggera tendenza al ribasso.
Tra le varie forniture la più costosa è stata dall’Azerbaigian, la più economica dalla Russia
Infine, “la scomposizione del valore delle importazioni in quantità e prezzi – più precisamente valori unitari medi, VMU (…) – mostra che l’incremento registrato nel biennio 2021-2022 è stato quasi interamente dovuto agli aumenti dei prezzi (Fig. 5), in particolare quelli del gas naturale”. Tra le varie forniture la più costosa è risultata quella dell’Azerbaigian, mentre quella più economica è quella russa.
Che ne sarà del 2023? Nella prima parte dell’anno, la bilancia energetica ha beneficiato del ridimensionamento dei prezzi del gas naturale, dopo i valori record registrati nel 2022. Tendenza, che, secondo gli Autori, dovrebbe confermarsi anche nel secondo semestre dell’anno: a parità di quantità importate e “valori medi unitari in linea con l’andamento dei prezzi previsti sui mercati futures europei (alternativamente, con le previsioni di Consensus Economics)” si dovrebbe assistere a un miglioramento del saldo di circa 2 punti percentuali di PIL.
Il tutto al netto di quei fattori di incertezza (temperature autunno/invernali, concorrenza di altri mercati, disponibilità delle forniture di gas russe) che rendono il mercato del gas volatile e imprevedibile e a cui si aggiungono ora quelle connesse agli ultimi tragici eventi che coinvolgono Israele e il Medioriente.
Il post presenta l’articolo di Giacomo Romanini ed Enrico Tosti, La bilancia energetica dopo lo shock dei prezzi, pubblicato su ENERGIA 3.23 (pag. 72-77)
Giacomo Romanini ed Enrico Tosti sono ricercatori Banca d’Italia
Foto: Unsplash
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