5 Ottobre 2023

Riforma mercato elettrico UE: un equilibrismo di policy

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La proposta della Commissione sulla riforma del mercato elettrico punta a ridurre l’eccessiva volatilità dei mercati e stimolare gli investimenti in fonti rinnovabili, a tutela dei consumatori e della transizione energetica. Molte le innovazioni nella sostanziale conferma del mercato liberalizzato. La bozza di Regolamento esaminata su ENERGIA 3.23 da Luca Franza e Giacomo Spinola (ri)apre il dibattito sul market design.

“La decisione di riformare il mercato elettrico europeo in una congiuntura instabile e incerta come quella degli ultimi due anni ha una genesi marcatamente politica”. Ma è proprio la crisi ad aver reso urgente una riforma attesa da tempo, come evidenziato da Luca Franza e Giacomo Spinola nella disamina della bozza di Regolamento presentata dalla Commissione lo scorso 14 marzo. La review della proposta che presentiamo in questo post è parte del focus sulla riforma del mercato elettrico europeo pubblicato su ENERGIA 3.23 e che comprende:

La discussione sull’impatto delle misure proposte dalla Commissione è dunque ancora aperta e divisiva. Per Franza e Spinola, “rispetto alle proposte più radicali emerse nel 2022, anno in cui la crisi energetica ha raggiunto l’apice, la proposta di riforma del mercato elettrico presentata dalla Commissione riesce nell’esercizio di equilibrismo tra innovazione e mantenimento delle caratteristiche fondamentali dell’architettura del mercato liberalizzato”.

Il mercato europeo ha conseguito risultati innegabili in termini di integrazione dei sistemi elettrici europei e stimolo della competizione

Gli Autori aprono l’analisi richiamando il contesto in cui i governi europei hanno dovuto affrontare la crisi energetica. Le decisioni intraprese e il perdurare della guerra in Ucraina hanno fornito uno stimolo alla proposta di riforma della Commissione (par. 1. La crisi energetica come stimolo alla proposta di riformare il mercato elettrico europeo).

Quest’ultima prende le mosse dal riconoscimento che “il mercato elettrico ha funzionato in linea con il modo in cui era stato disegnato e che il system marginal pricing è un modello da preservare in quanto offre segnali di prezzo efficaci sia per il dispacciamento che per l’allocazione dei flussi transfrontalieri. Questo modello garantisce efficienza, trasparenza e incentivi a mantenere i costi sul livello più basso possibile (…). Nell’ultimo decennio il mercato interno ha giovato all’Europa, come è stato dimostrato anche nelle situazioni di estrema volatilità e grande rischio alla sicurezza energetica come quella creatasi all’indomani dell’invasione dell’Ucraina”.

I prossimi negoziati e l’eventualità (già ventilata) di un’ulteriore riforma più ambiziosa e incisiva dipenderanno dall’andamento dei prezzi

L’obiettivo della riforma non è però solo la stabilità dei prezzi, ma anche rendere il mercato uno strumento della decarbonizzazione in grado di stimolare l’investimento nelle rinnovabili per raggiungere i nuovi e ambiziosi target (par. 2. La riforma del mercato elettrico come abilitatrice degli obiettivi di decarbonizzazione). Infatti, “dall’attuale quota del 22%, le FER dovranno crescere fino al 42,5% del consumo finale europeo entro il 2030 secondo l’accordo raggiunto nel giugno del 2023 sulla Direttiva Energie Rinnovabili (RED-3), obiettivo rivisto al rialzo rispetto al 32% previsto dalla RED-2 e al 40% inizialmente proposto dalla Commissione nella RED-3”. Come sappiamo, maggiore penetrazione delle rinnovabili rappresenta a sua volta una sfida per il mercato elettrico: “più rinnovabili significa avere una quota crescente di energia non programmabile da bilanciare attraverso vari strumenti e potenzialmente un ruolo più centrale dei consumatori-produttori, con una maggior decentralizzazione della produzione”.

Dopo aver riassunto i pilastri della proposta, gli Autori danno conto del successivo negoziato politico, riepilogando le posizioni di Parlamento, Consiglio, quindi degli Stati Membri, e le reazioni del comparto elettrico (par. 3. I pilastri della proposta e il negoziato politico).

Ideata con un profilo tecnico, la riforma ha assunto forte valenza politica approdando in Parlamento e Consiglio

“Nel quadro di posizioni certamente variegate e sfumate, sono emersi due approcci contrapposti rispetto ad alcune tematiche centrali della riforma. Da un lato, alcuni Stati del Sud Europa, guidati da Francia e Spagna, hanno teso a spingere per un approccio più interventista (…). Dall’altro, gli Stati membri del Nord Europa hanno adottato una posizione più conservatrice, con particolare attenzione ad evitare misure potenzialmente distorsive per il funzionamento del mercato interno. Altro argomento divisivo è stato il ruolo dei meccanismi di remunerazione della capacità (…). Sullo sfondo, inoltre, ha continuato a giocare l’eterno scontro tra Francia e Germania sul nucleare”.

“Una linea di divisione simile si è verificata in Parlamento tra gruppi di centro-sinistra e gruppi di centro-destra. (…) Tra tutti, il tema più discusso è stato quello della possibile trasposizione in legislatura permanente di un tetto ai ricavi degli impianti inframarginali (…). Adesso questa proposta sembrerebbe aver raggiunto anche i tavoli negoziali del Consiglio, portata avanti da paesi più interventisti come Spagna e Grecia e fronteggiata da paesi più conservatori”.

Proprio in Parlamento, dove la proposta tornerà in discussione già in ottobre, l’iter della riforma rischia di diventare più complesso se le prossime elezioni di giugno 2024 evidenzieranno, come sostiene Alberto Clò nel suo editoriale su ENERGIA 3.23, l’insoddisfazione degli elettori per la gestione della crisi, conferendo a una nuova maggioranza di destra la capacità di ostacolare le politiche intraprese dall’attuale Commissione von der Leyen.

Il dibattito si è impantanato sull’applicazione dei Contratti per Differenza

Passando agli aspetti regolatori della riforma, Franza e Spinola esaminano nel dettaglio:

  • Le misure per la flessibilità della rete dei singoli paesi (par. 4), che hanno l’obiettivo di facilitare il dispiegamento delle rinnovabili, migliorandone l’integrazione nel sistema, e stabilizzare i prezzi;
  • Le misure a sostegno dei consumatori finali (par. 5), tra cui il riconoscimento del loro diritto a concludere contratti a prezzo e a durata fissa e una protezione più forte degli utenti vulnerabili;
  • Le misure per facilitare la contrattualizzazione di lungo termine (par. 6), che consentono peraltro di realizzare il disaccoppiamento dei prezzi elettrici dalle fluttuazioni del mercato del gas;
  • Altre disposizioni (par. 7), come la proposta di istituire hub virtuali regionali (virtual trading hubs – VTHs) e nuovi obblighi di trasparenza sulle connessioni per i gestori di rete.

Il nucleare: tema identitario e divisivo oggetto della principale collisione tra Francia e Germania

Tra le molteplici novità, una delle disposizioni più divisive dell’intera proposta è quella relativa ai Contratti per Differenza a due vie (CfD) diventata “sede di un più ampio dibattito relativo agli aiuti di Stato e al loro impatto sulla competitività interna del blocco UE”.

La Germania teme che i proventi dei CfD “se distribuiti a industrie strategiche, possano rappresentare un vantaggio competitivo decisivo per l’economia di paesi come la Francia, a scapito della competitività del mercato interno dell’UE. Conseguentemente le negoziazioni in Consiglio si sono impantanate su numerose riformulazioni della definizione del perimetro di applicazione dei CfD”.

In conclusione (par. 8), se le divergenze non verranno superate da soluzioni di compromesso entro la fine dell’anno, “i prossimi passaggi dei negoziati e l’eventualità di una seconda riforma più ambiziosa e incisiva nella prossima legislatura europea verranno determinati in larga misura dall’evoluzione dei prezzi”.


Il post presenta l’articolo di Luca Franza e Giacomo Spinola La riforma in guanti di velluto (pp. 36-42) pubblicato su ENERGIA 3.23

Luca Franza, Head of European Affairs, Edison

Giacomo Spinola, EU Policy Advisor, Edison

Foto: Unsplash

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