17 Novembre 2023

CBAM: le criticità per gli importatori di acciaio e alluminio

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È iniziato lo scorso 1° ottobre il periodo transitorio del CBAM, il Meccanismo dell’Unione Europea per scoraggiare l’importazione di prodotti ad alta intensità di carbonio. Gli importatori di acciaio e alluminio ne denunciano alcune criticità avanzando alcuni correttivi prime dell’entrata in vigore definitiva.

È passato poco più di un mese dall’inizio del periodo transitorio del Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM), e a oggi si sono purtroppo rivelate realistiche alcune delle previsioni sui punti di debolezza del Meccanismo.

Il CBAM, acronimo inglese di Meccanismo di Adeguamento del Carbonio alle Frontiere, è una misura promossa dall’Unione Europea per scoraggiare l’importazione di prodotti ad alta intensità di carbonio. I prodotti coinvolti sono acciaio, alluminio, ghisa, ferro, fertilizzanti, prodotti chimici, energia elettrica e cemento: si tratta di alcuni dei prodotti per la cui produzione vengono emesse significative quantità di CO2.

Entrato in vigore lo scorso 1° ottobre, al momento il Meccanismo prevede che le aziende importatrici comunichino all’Unione Europea una lunga serie di dettagli sui prodotti importati quali ad esempio paese e coordinate geografiche del sito di produzione, quantità di beni, specifiche tecniche del processo produttivo, quantità di CO2 incorporata nelle merci e molti altri. Come Assofermet, che è l’associazione di categoria che riunisce le aziende italiane importatrici di acciaio ed alluminio, rileviamo che l’attività di raccolta dati per poter soddisfare questo adempimento in carico agli importatori risulta essere molto complessa.  

Una complessa attività di raccolta dati

I produttori extra-UE non sono ancora in grado di fornire la documentazione con il livello di dettaglio previsto dalla norma, che peraltro sembrerebbe pure sconfinare nell’area, molto delicata, dei dati sensibili. Al momento attuale, nel tentativo di rispettare la prima scadenza del 31/01/2024, le aziende importatrici sulle quali grava la CBAM sono al lavoro per creare al proprio interno un team composto da figure professionali che si occuperanno della specifica materia, la cui attività impatterà inevitabilmente sul conto economico aziendale.

Vi è una grande preoccupazione legata all’avvicinarsi della prima scadenza prevista dalla norma per il 31/01/2024, termine ultimo per la comunicazione dei dati relativi alle importazioni dei prodotti soggetti alla CBAM avvenute nel corso dell’ultimo trimestre del 2023.

L’obbligo della comunicazione trimestrale dei dati durerà per tutta la prima fase del Meccanismo, la cosiddetta fase transitoria, e terminerà il 31 dicembre 2025. Nel 2026 avrà invece inizio la fase definitiva del CBAM: oltre agli obblighi di dichiarazione, le imprese importatrici saranno tenute a pagare una quota predefinita per poter importare nel territorio UE i prodotti gravati dalla CBAM.

Il Meccanismo entrato in vigore lo scorso 1° ottobre rivestirà sempre più un ruolo fondamentale nelle politiche di sostenibilità dell’Unione Europea. Promuovere ed incentivare la decarbonizzazione è giusto e necessario ed Assofermet sosterrà l’UE nel percorso green, con grande convinzione e determinazione.

Se non semplificato, il CBAM causerà un inevitabile pesante aumento dei costi (+15% per l’acciaio)

Non c’è dubbio, però, che le modalità di attuazione, se non opportunamente modificate e snellite, relativamente ai tempi ed alla eccessiva burocrazia, provocheranno inevitabilmente un pesante aumento dei costi difficilmente scaricabili sul prodotto in quanto già gravato dai molteplici aumenti legati ai costi energetici, costi generali e doganali.  

È importante approfondire il contesto politico-economico in cui si colloca il CBAM per capirne la portata. Le importazioni in Unione Europea di acciaio e alluminio hanno volumi consistenti: solo nel 2022 sono state importate negli Stati membri oltre 31 milioni di tonnellate di acciaio e più di 10 milioni di tonnellate di alluminio, secondo i dati della Commissione europea. Per quanto riguarda l’alluminio, in particolare, una parte delle merci importate è già assoggettata a dazi erga omnes del 10%.

Come Assofermet abbiamo stimato che l’applicazione definitiva del CBAM potrà portare a un aumento dei prezzi delle importazioni di acciaio di circa il 15%: è evidente che un impianto di questo tipo avrà ricadute economiche e sociali significative, in quanto acciaio e alluminio sono materie prime largamente impiegate per la realizzazione di moltissimi beni utilizzati dal mondo industriale e dai consumatori finali.

Il rischio di una concorrenza distorta tra prodotti europei ed importati

Per comprendere a fondo alcuni dei possibili dannosi effetti nel mercato causati dal CBAM, va anche considerato che, stando all’impostazione attuale, il Meccanismo si applica soltanto su alcuni dei prodotti in acciaio e alluminio importati. Non sono colpiti, per esempio, i manufatti ed i beni finali realizzati sempre in acciaio ed alluminio. Questo rischia di generare un pericoloso effetto distorsivo in quanto i produttori di beni finali comunitari dovranno, attraverso i loro fornitori importatori, farsi carico degli oneri derivanti dalla CBAM mentre saranno esposti alla concorrenza dei prodotti finiti importati, esenti dagli adempimenti previsti dalla norma.

È un’impostazione che danneggia fortemente la manifattura del nostro continente: chi, per esempio, produce elettrodomestici nell’Unione Europea utilizzando acciaio e alluminio importati da territori extra-UE si ritroverà a fronteggiare un costo strutturalmente maggiore rispetto a chi importerà direttamente l’elettrodomestico finito. Non solo elettrodomestici: lo stesso effetto si avrà su chi produce automobili, mezzi di trasporto, edifici e qualsiasi altro bene finito realizzato con acciaio e alluminio.

Attuare correttivi per evitare una perdita di competitività strutturale

La conseguenza sarà una strutturale e inevitabile perdita di competitività per la manifattura europea che utilizza acciaio e alluminio importato da territori extra-UE favorendo al tempo stesso e paradossalmente l’importazione dei beni finali

Ed è proprio la complessità estrema della norma CBAM ad alimentare le nostre speranze che, durante la fase transitoria dal Meccanismo, vengano sviluppati e adottati i correttivi necessari al fine di non arrecare danni irreparabili all’intero delicato ed importantissimo sistema economico comunitario.

In questo periodo Assofermet è particolarmente attiva sul tema e dialoga costantemente con le Istituzioni italiane nonché con quelle presenti a Bruxelles in modo da permettere ai tecnici legislatori di considerare e valutare l’entità degli effetti negativi e di agire di conseguenza con la responsabilità che li contraddistingue.


Paolo Sangoi e Presidente di Assofermet Acciai. L’articolo è stato realizzato con la collaborazione di Filippo Tamietti, Responsabile Comunicazione di Assofermet.

Assofermet è l’Associazione di Categoria che rappresenta a livello nazionale 450 imprese del commercio e della distribuzione in quattro diversi settori: acciai, con aziende attive nel commercio, distribuzione e prelavorazione di prodotti siderurgici; rottami, con impianti che effettuano attività di raccolta, recupero, riciclaggio e commercio di rottami ferrosi; metalli, con le aziende del commercio, distribuzione, prelavorazione e riciclo dei rottami non ferrosi; ferramenta, con imprese del commercio e distribuzione di ferramenta e articoli del fai-da-te.



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