Sul trimestrale ENERGIA 3.23 Stefano Clò recensisce l’ultimo libro di Luciano Canova, Economista e divulgatore scientifico
Economics is what economists do, scriveva un secolo fa l’economista canadese Jacob Viner e, a giudicare dalla multidisciplinarietà delle ricerche economiche, oggigiorno tutto è economia. Economics of education, health economics, labour economics, economia dello sviluppo, economia del diritto e delle istituzioni, economia dei servizi pubblici, economia regionale, storia economica e geografia economica, economia agraria, economia dell’ambiente e, ovviamente, economia dell’energia. Non c’è sfera della nostra società che non venga analizzata attraverso le lenti dell’economia. È quindi normale che molti sentano il bisogno o la semplice curiosità di avvicinarsi a questa disciplina, per capirne i fondamenti o il segreto del suo successo. Se questo è il vostro caso, allora L’economista sul tapis roulant è il libro che fa per voi. Soprattutto se, per mancanza di tempo o per avversione al formalismo matematico, un più tradizionale manuale di economia politica non rappresenta un’opzione fattibile.
Quella del titolo, non mi è sembrata una metafora calzante. Non amo correre ma, se devo, preferisco farlo all’aria aperta. Sul tapis roulant, si fa un gran fatica per poi ritrovarsi fermi al punto di partenza. Diversamente, la lettura di questo libro non è per niente ostica e vi porterà lontano. Il merito è della scrittura fluida di Luciano Canova e della sua capacità di spiegare concetti complessi in modo semplice e intuitivo. Con questo secondo libro edito da Il Saggiatore, Canova si conferma un prezioso divulgatore e si candida a vincere il premio di economista più pop dell’anno. Sì perché, in questo libro, le icone pop dei nostri tempi diventano lo spunto per parlare di economia e di come essa possa migliorare la comprensione della realtà e, in certi casi, le nostre vite. Come il geniale Sheldon Cooper di una popolare serie tv che, ignaro del significato di costo opportunità, passa una giornata in un negozio a soppesare tutti i costi e benefici di due consolle alternative, dimenticandosi di includere in questa analisi il valore del tempo perso nel decidersi. Le incursioni di personaggi televisivi e cinematografici sono così numerose che vi dimenticherete di stare leggendo un saggio sull’economia. Anche perché la sua lettura è davvero snella e piacevole, ironica e mai banale.
La metafora sportiva vi accompagnerà per tutto il libro. Se dopo mesi di vita sedentaria decidete di correre la maratona di New York (così, di botto, senza senso), difficilmente taglierete il traguardo e, bene che vada, tornerete al vostro divano con qualche strappo muscolare. Secondo Canova, lo studio dell’economia non è molto diverso da una maratona, richiede una giusta preparazione atletica: un breve riscaldamento iniziale, l’allenamento vero e proprio, poi il defaticamento, stretching e una meritata doccia rigenerante. Questa è la struttura del libro, e ogni sua fase è suddivisa in una serie di brevi esercizi muscolari che prendono il nome di alcune parole chiave del pensiero economico.
A ben vedere, al di là della struttura narrativa adottata per rendere piacevole e agevolare la sua lettura, questo libro non è organizzato in modo troppo dissimile da un manuale di Principi di Economia Politica. La prima parte introduce il lettore ad alcuni fondamenti della microeconomia: il concetto di costo opportunità; il pensiero marginale e la legge dei rendimenti decrescenti; le interazioni strategiche e la teoria dei giochi; il tasso di sconto e l’analisi costi-benefici. Nella seconda parte del libro, Harry Potter, i Lego, Marty McFly e altri personaggi della cultura catodica vi avvicineranno ai fondamenti della macroeconomia: PIL, inflazione e disoccupazione, tasso di cambio, politiche monetarie e fiscali, spread e tassi di cambio. In questo viaggio, Canova non manca di illustrare come la più moderna economia comportamentale (ebbene sì, l’economia studia anche, e soprattutto, i nostri comportamenti) abbia contribuito a migliorare la capacità dell’economia di descrivere e comprendere la realtà.
Certo, in un saggio divulgativo di 240 pagine non è possibile racchiudere tutto il pensiero economico. L’Autore ha dovuto scegliere quali argomenti trattare e quali accantonare. Potremmo dire che anche questo sia un processo di ottimizzazione vincolata. Ma un po’ dispiace non aver letto alcuna storia in merito ai due binari su cui l’economia ha viaggiato per tanto tempo: quello positivo e quello normativo. Sul binario positivo, molti economisti hanno cercato di spiegare la realtà, un viaggio fondamentalmente scientifico. Sul binario normativo, altri economisti si sono interrogati su come dovrebbe essere la realtà, un viaggio essenzialmente politico. Con questo libro, Canova ha scelto di viaggiare per lo più sul binario positivo, e al termine di questo viaggio avremo capito quanto e come l’economia sia capace di spiegare la realtà. Ma rimarremo con un dubbio: quanto è giusta, desiderabile o migliorabile questa realtà? Le moderne scienze economiche preferiscono di gran lunga il binario positivo a quello normativo. Sembrano aver dimenticato l’originale vocazione politica e morale di questa disciplina, oggi concepita sempre più come scienza che studia e spiega i nostri comportamenti, le scelte e, tramite questo, diversi aspetti della nostra società. Torniamo un attimo alla definizione di economia – economics is what economists do – e a come essa sia cambiata nel tempo.
Nel 1767, l’economista britannico James Steuart scriveva che «Lo scopo principale di questa scienza è assicurare un certo fondo per la sussistenza di tutti gli abitanti, per ovviare ad ogni circostanza che la renda precaria; provvedere a tutto il necessario per soddisfare i bisogni della società, e dare impiego agli abitanti (ammesso che siano uomini liberi) in modo tale da creare naturalmente relazioni reciproche tra loro, così che i loro diversi interessi li portino a scambiarsi i reciprochi bisogni».
Ma, già nel 1844, John Stuart Mill descriveva l’economia come «una scienza che delinea le leggi di quei fenomeni della società che derivano dalle operazioni combinate dell’umanità per la produzione di ricchezza» e, secondo Mankiw (autore di uno dei più diffusi e criticati testi di microeconomia), «l’economia è lo studio di come la società gestisce le sue risorse scarse».
È lampante: nelle moderne definizioni di economia non si fa più riferimento al suo scopo politico, epurato come Trotsky dal fianco di Stalin nel primo grande ritocco fotografico ante Photoshop. Oggi l’economia ci viene presentata come una scienza che studia e delinea leggi, ma non si interroga sulla loro bontà. D’altronde, quando a scuola ci viene insegnata la legge della gravità, mica ci viene chiesto di valutare se sia giusto che due corpi si attraggano con una forza direttamente proporzionale al prodotto delle loro masse e inversamente proporzionale al quadrato della distanza che li separa. Ma è davvero così?
Ricordate il famoso gatto di Schrödinger, che è simultaneamente vivo e morto finché qualcuno non apre la scatola in cui è nascosto? La fisica quantistica ci spiega che il comportamento di una particella cambia a seconda che essa sia osservata o meno. Quindi l’osservatore non è mai un soggetto esterno, imparziale e neutrale rispetto al mondo che osserva. Ma se nella fisica quantistica non esiste una realtà oggettiva, che dire dell’economia?
Una delle ipotesi alla base della teoria della domanda è che gli individui siano self-interest: si comportano ed effettuano le loro scelte al fine di massimizzare la propria utilità. Un esperimento di laboratorio ha però dimostrato che, dopo aver sostenuto un corso di teoria dei giochi, gli studenti adottavano comportamenti più egoistici e meno cooperativi rispetto ai loro pari non iscritti al corso. E se il pensiero economico non si fosse quindi limitato a descrivere la realtà, ma l’avesse influenzata e modellata a sua immagine e somiglianza? Canova non ci risponde, ma le ultime pagine de L’economista sul tapis roulant ci ricordano che l’economia è innanzitutto una scienza morale, lasciandoci con la curiosità di saperne di più (come in ogni serie televisiva che si rispetti).
«Stanley Kubrik diceva che il miglior modo di imparare a fare un film è farne un altro», conclude Canova. E noi siamo convinti che anche lui non sia da meno.
Luciano Canova
L’economista sul tapis roulant. Come allenarsi con le parole dell’economia
Il Saggiatore, 2023, pp. 248, euro 19,00
Stefano Clô è Professore Associato presso il Dipartimento di Scienze per l’Economia e l’Impresa dell’Università di Firenze
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