Nell’arco di tre anni scomparirà ogni traccia di prezzi finali regolati da Arera sul mercato elettrico. Per il mercato del gas, la scomparsa è invece prevista dal prossimo gennaio, sarà immediata e quasi totale. Chi ne sarà avvantaggiato? Alcune considerazioni su mercato, prezzi, consumatori e operatori.
È vero, tra le misure previste nel PNRR è inserita la “riforma” del mercato elettrico. In pratica, è l’ultimo pezzo della liberalizzazione iniziata con la prima direttiva europea del 1996. Non è un pezzo determinante e non è un pezzo obbligato dalla normativa europea.
La prima cosa la sostengono economisti dell’energia di vaglia come Batlle, Rodilla e Mastropietro: “it was, and still is, unclear which additional benefits retail market liberalization could entail compared to those derived from the implementation of well-designed, sufficient, and not politically interfered regulated end user rates”.
La seconda cosa la saprebbero i deputati italiani se leggessero con attenzione la documentazione preparata per loro. (Camera dei deputati XIX LEGISLATURA – Documentazione e ricerche, “La liberalizzazione del mercato elettrico”, n. 39, 12 maggio 2023).
Tuttavia, l’ennesimo rinvio di una decisione che nessuna parte politica ha mai messo seriamente in discussione dal 2007 sarebbe stato francamente ridicolo. (Non si tratterebbe della prima misura del PNRR a essere rivista dal governo italiano e me ne aspetto molte altre in futuro ad esempio quelle legate alla filiera dell’idrogeno che adesso pare meno attraente di un paio di anni fa).
Così nell’arco di tre anni scomparirà ogni traccia di prezzi finali regolati da Arera. È questo il tempo massimo consentito ai clienti domestici renitenti al mercato per rimanere con fornitori che non saranno ancora scelti da loro ma saranno selezionati in un’asta imminente.
Non è invece inserita nel PNRR la stessa riforma del mercato del gas: qui la scomparsa prevista dal prossimo gennaio sarà immediata e quasi totale. I clienti domestici che non passeranno entro il 31 dicembre 2023 al mercato libero passeranno automaticamente a una tariffa Placet sorvegliata da Arera, ma solo per un anno. (In relazione al servizio di tutela gas, la legge 124/17, come da ultimo novellata dal decreto-legge 176/22, ne prevede la rimozione a far data dal 10 gennaio 2024, prorogando di un anno la previgente scadenza fissata dal decreto-legge 183/20).
I numeri in ballo
Secondo i dati dell’ultima relazione Arera relativi al 2022 circa un terzo dei punti di consegna gas domestici (6,8 milioni su 20,6 milioni) era ancora servito nel mercato tutelato. Il resto dei punti di consegna e dei relativi consumi era già migrato nel mercato libero. La situazione era abbastanza simile nel mercato elettrico. Poco più di un terzo dei punti di prelievo domestici era rimasto in maggior tutela: circa 10,6 milioni su 30 milioni.
È bene notare che nel settore del gas circa la metà dei punti di prelievo domestici ha un consumo annuo inferiore a 480 mc, con circa il 20% inferiore a 120 mc. Dati sovrapponibili al 42% dei punti complessivi di prelievo dalle reti di distribuzione che preleva gas a uso cottura e/o per il riscaldamento acqua e copre complessivamente una quota minima dei volumi erogati dalle reti di distribuzione: appena il 6,5% (vedi Tavola 3.14). Nel settore elettrico non esiste una situazione lontanamente paragonabile.
Nel passaggio al mercato libero qualunque consumatore deve considerare le due componenti di prezzo non regolate: la materia prima e i costi di commercializzazione.
Chi utilizza gas solo per cucinare dovrebbe prestare quasi più attenzione al costo fisso annuo di commercializzazione che al prezzo, fisso o variabile, applicato ai metri cubi consumati. Un incremento di alcune decine di euro rispetto a quanto incluso a copertura di questi costi nella tutela è abbastanza frequente nelle offerte presenti nel portale e incide in modo apprezzabile sulla spesa complessiva annua, che lo stesso portale stima per la tutela gas in una forchetta compresa tra 160 euro e 220 euro nell’intervallo di consumo tra 50 e 120 mc anno.
Il problema è ovviamente noto ad Arera che lo ha segnalato nella memoria presentata alla X Commissione Attività Produttive, Commercio e Turismo della Camera dei Deputati il 22 novembre 2023 scorso: “Il monitoraggio dei valori di tale componente ha evidenziato che la quasi totalità dei venditori ha fissato per tale componente un valore superiore alla componente di commercializzazione nei servizi di tutela (attualmente pari 63,36 €/PdR/anno per i clienti domestici e 83,20 €/PdR/anno per i condomini); a partire dal gennaio 2024 i clienti domestici che non avranno effettuato alcuna scelta sul mercato libero pagheranno in media una componente PFIX di 89,78 €/PdR/anno, mentre la componente varrà in media 115,80 €/PdR/anno per i condomini.”
Se questa componente dovesse crescere ulteriormente (non mancano offerte dove questi costi arrivano a 120-140 euro all’anno) i tanti che preferiscono ancora il gas per cuocere i loro cibi quando dovranno sostituire il loro piano cottura valuteranno la convenienza di un piano a induzione, confrontando l’aumento della loro bolletta per adeguare la potenza contrattuale e pagare i maggiori consumi elettrici con i risparmi derivanti dalla chiusura definitiva del loro punto di prelievo gas.
Gli interrogativi che suscita questa prospettiva sono almeno tre:
1) si tratta di un effetto secondario voluto del superamento della tutela gas per stimolare l’elettrificazione dei consumi e per rendere più salubri gli ambienti in cui viviamo?;
2) nel medio termine, le reti di distribuzione elettriche dei grandi centri urbani saranno adeguate a reggere picchi di richieste concentrati nelle ore dei pasti (penso in particolare alle cene nei mesi estivi)?
3) i gestori delle reti di distribuzione gas e il regolatore sanno come affrontare gli effetti sulle tariffe della potenziale chiusura di alcuni milioni di punti di prelievo?
L’efficienza dei mercati
Prima di commentare gli andamenti volubili dei prezzi regolati rispetto ai prezzi di mercato vorrei riportare un dato che giudico rappresentativo del livello di competizione (e quindi di efficienza) con cui operano i mercati retail del gas e dell’energia elettrica: la numerosità e la tipologia degli operatori attivi nel retail.
In entrambi i settori il loro numero è in costante aumento anche nei periodi di crisi. Nel settore gas tra il 2018 e il 2022 essi sono passati da 417 a 512. L’incremento dell’ultimo anno coincide più o meno con il saldo tra 50 nuove entrate nella categoria piccolissimi e la cessazione di 24 operatori nel segmento piccoli. Nel settore elettrico siamo passati da 410 nel 2018 a 560 nel 2022 (fonte Arera).
A titolo di confronto si riporta la figura elaborata da Ofgem da cui si evince che il numero complessivo dei fornitori di gas ed energia elettrica nel mercato domestico è inferiore a 100 ed è significativamente calato nell’ultimo periodo di crisi.
Secondo Arera la crescita del numero di operatori sarebbe positiva anche se:
“Al fine di valutare correttamente gli impatti dell’incremento del numero degli operatori e l’entità delle eventuali barriere alla crescita, potrebbe essere interessante approfondire anche la capacità dei nuovi entranti di soddisfare i requisiti tecnici, di natura finanziaria e di onorabilità che garantiscono l’affidabilità degli operatori. Tali requisiti, infatti, rappresentano il fondamento di una crescita sostenibile e duratura della base clienti e pertanto determinano l’efficacia della pressione concorrenziale esercitata dai nuovi entranti nel mercato”.
La realtà che emerge è diversa. Sono i grandi operatori ad accrescere le loro quote di mercato libero per tutte le tipologie di clientela nel settore elettrico e nel settore del gas naturale. (Arera: Monitoraggio Retail settore elettrico – Rapporto 2022 ).
Non mi risulta infatti che da questo affollamento di operatori siano usciti outsider come Octopus e OVO che nel Regno Unito hanno conquistato in pochi anni fette significative del mercato domestico sia elettrico sia gas (tra il 10 e 20%) grazie a un mix di efficienza e offerte innovative.
Per alcune considerazioni sulle ragioni della numerosità nel settore del gas rimando all’illuminante nota di Marco Branda apparsa sul Blog di Energia ad agosto e al suo eloquente titolo: Grasso che cola: nota sugli oltre 700 venditori di gas in Italia.
Le integro con le parole scritte da Alberto Clò nel 2019 su RivistaEnergia.it in riferimento al retail elettrico: “Come ha insegnato Paolo Sylos Labini nel volume Oligopolio e Progresso Tecnico (1964, Einaudi), «non è la numerosità delle imprese che di per sé rende i mercati concorrenziali, specie quando a dominare è un oligopolio concentrato cui conviene far vivere operatori minori e meno efficienti con prezzi fissati immediatamente al di sopra del loro ‘prezzo di esclusione’ in grado cioè di assicurare un minimo saggio di profitto. Il punto dirimente è, comunque, che nel mercato elettrico, specie retail, non può dirsi operi un’effettiva workable competition».
Aggiungo per completare il quadro che aspetta la “liberazione” dei clienti renitenti al mercato che tra fine giugno e fine novembre le pagine con l’elenco dei venditori di energia elettrica sono passate da 15 a 20. Avendo tempo a disposizione sarebbe interessante un’analisi approfondita dei requisiti tecnici, di natura finanziaria e di onorabilità dichiarati dagli ultimi arrivati.
Prezzi e clienti
Una ragione importante del passaggio al mercato libero per un cliente domestico è sempre stata la possibilità di trovare forniture a prezzo fisso, che sono più facili da comprendere, comparare e prevedere. Il confronto dei prezzi tra mercato libero e regimi tutelati è stato certamente a netto vantaggio del mercato nel 2022, ma è chiaramente condizionato dalla storica prevalenza dei contratti a prezzo fisso nel mercato libero, che ha molto premiato i clienti in occasione dell’eccezionale incremento dei prezzi all’ingrosso:
“La parte della bolletta a copertura dei costi della materia energia, nel 2022, è aumentata in media del 161% rispetto all’anno precedente nel servizio di maggior tutela e del 62%, nel mercato libero. La predominanza nel mercato libero dei contratti a prezzo bloccato ha, invero, contenuto o ritardato, almeno nell’immediato, gli effetti sui clienti finali degli enormi rialzi delle quotazioni nei mercati all’ingrosso evidenziati in precedenza.” (Memoria Arera 2023).
Nel primo semestre del 2023, come si può notare in tabella, la storica tendenza è stata ribaltata e nei nuovi contratti stipulati prevalgono nettamente le offerte a prezzo variabile, che al netto della componente di commercializzazione, non dovrebbero avere avuto andamenti molto dissimili dai prezzi tutelati.
Nella sua memoria Arera informa degli esiti poco promettenti di una prima ricognizione delle reazioni dei consumatori alla rimozione della tutela gas, da cui emerge che “il cliente gas ha difficoltà a comprendere il processo in corso” (Arera novembre 2023). Si rileva, inoltre, che in molti dei casi esaminati la scelta operata dal cliente non è la più conveniente tra le diverse offerte sottoscrivibili.
Oltre che dalla scarsa competenza diffusa tra i clienti domestici, il comportamento più collusivo che competitivo tra i venditori trae linfa anche dall’incapacità del regolatore di essere credibile nei loro confronti.
La vicenda delle offerte Placet è esemplare.
In questi giorni Arera ha spiegato così la loro ragion d’essere: “sono pensate per assicurare al consumatore la possibilità di scegliere una fornitura a condizioni contrattuali regolate dall’Autorità in modo del tutto analogo a quello del servizio di tutela, sebbene con un prezzo liberamente fissato dal venditore. Purtroppo, spesso i venditori scelgono deliberatamente di porre fuori mercato le offerte Placet, caratterizzandole con prezzi particolarmente alti; per tale motivo, queste offerte non risultano prese in considerazione.” (Arera, memoria novembre 2023)
Nel novembre 2018 il regolatore giustamente osservava: “solo se [il cliente] ha a disposizione informazioni affidabili, chiare, facilmente comprensibili ed accessibili riesce a essere attivo nel mercato e a cogliere le opportunità di risparmio che esso offre. Diversamente, il cliente rischierebbe di subire l’esercizio di potere di mercato da parte del fornitore” (Monitoraggio Retail per l’anno 2017).
L’attivazione del portale delle offerte e la disciplina delle offerte Placet risalgono a quella stagione. Nello spirito della deliberazione 555/2017/R/com59 le offerte a “Prezzo Libero A Condizioni Equiparate di Tutela” avevano però una finalità sottilmente diversa da quella ricordata in questi giorni da Arera in cui era determinante insieme alla facilità di comprensione quella di comparazione.
Se si consente ai venditori di fissare deliberatamente le offerte più facili da confrontare a livelli di prezzo fuori mercato allora il regolatore non può stupirsi delle difficoltà e degli errori dei clienti e anche i commentatori più favorevoli al mercato dovrebbero calmare i loro entusiasmi.
Post scriptum personale
La mia prima esperienza di lavoro risale al 1987, quando partecipai a un’indagine sull’offerta nazionale di beni per il risparmio energetico. Da allora ho mantenuto un’inclinazione al contenimento dei miei consumi energetici grazie al mix noto di comportamenti attenti e investimenti efficienti, che mi consente di rimanere sotto la soglia dei 600 kWh/anno.
A un amico che fu amministratore delegato di un’importante società di vendita di energia elettrica e gas chiesi un giorno per pura curiosità quale poteva essere il valore di clienti come me in un’ipotetica acquisizione. La sua risposta fu “praticamente zero”, anche se effettivamente usò un’espressione più scherzosa. Agli operatori di mercato seri, clienti come me interessano assai poco.
La tutela mi ha evitato di dovere stare attento, oltre ai miei consumi, a non finire nelle grinfie di operatori poco seri.
Giovanni Goldoni è professore presso l’Università di Verona e membro del Comitato Scientifico della rivista Energia
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Foto: Pixabay
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