30 Gennaio 2024

Domanda elettrica: il supporto pubblico non serve solo a solare ed eolico

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Non solo solare ed eolico necessitano di supporto pubblico, anche la crescita della domanda elettrica. Le politiche di supporto pubblico si sono finora concentrate su solare ed eolico, ma per consentirne la crescita prevista ed auspicata è necessario che vengano rivolte anche alla claudicante crescita della domanda elettrica.

Lo sviluppo delle nuove rinnovabili è l’architrave della lotta ai cambiamenti climatici, contribuendo per il 30% alla complessiva generazione elettrica mondiale. Altre tecnologie potranno – potrebbero – contribuirvi, ma allo stato dell’arte è soprattutto su eolico e solare che si va puntando.

Nel 2023 la potenza elettrica dell’insieme delle rinnovabili è aumentata di circa il 50% a 510 GW. Dei 3.700 GW che l’Agenzia di Parigi (AIE) stima siano costruiti tra 2023 e 2028 – così da raggiungere a fine periodo una potenza complessiva di 7.300 GW – il 95% è rappresentato da queste due tecnologie (AIE, Renewables 2023).

La prospettiva di triplicare la capacità delle rinnovabili elettriche entro fine decennio, come sostenuto alla recente COP28, appare sempre più verosimile. Restano tuttavia alcuni caveat.

Sostituzione e addizione

Se da una parte questa crescita prospettica è imputabile al processo di sostituzione della fonte più inquinante da cui deriva ancora la maggior parte dell’energia elettrica prodotta nel mondo, il carbone, dall’altra dovrà essere guidata dalla crescita della domanda elettrica negli usi finali di energia.  

Questo secondo fronte dovrebbe essere trainato dalla crescita della mobilità elettrica e del riscaldamento tramite pompe di calore, entrambi con una percentuale nella complessiva domanda elettrica di appena lo 0,5%.

La gran parte degli scenari prospettato al 2050 una crescita della quota elettrica tale da raggiungere oltre la metà della complessiva domanda di energia rispetto al 20% stagnante da un decennio.

Nello scenario Stated Policies (a politiche annunciate) dell’ultimo World Energy Outlook dell’Agenzia di Parigi la domanda elettrica mondiale dovrebbe crescere da qui al 2050 ad un tasso medio annuo del 2,1%, cui dovrebbero contribuire soprattutto le rinnovabili con una crescita annua più che doppia, del 5,4%.

La domanda elettrica mondiale è cresciuta nel 2023 intorno al 2%, con correlato aumento dell’1% delle emissioni di CO2, grazie interamente alla crescita in Cina, India, Sudest asiatico, mentre nei paesi avanzati è calata.

La domanda elettrica cresce nei paesi in via di sviluppo

Ed è proprio il fronte occidentale a presentare le principali criticità. Nell’Unione Europea la domanda è prevista crescere del 60% entro metà secolo, con un formidabile effetto di trascinamento delle rinnovabili, che dovrebbero aumentare di oltre 3 volte rispetto al livello attuale.

Eppure, nello scorso biennio 2022-2023 si è osservata una riduzione del 6,5% rispetto all’andamento nel precedente quinquennio regredendo ai livelli di vent’anni fa (si veda l’analisi ICIS, Understanding european power demand, Part 1: What Happened in 2023?).

La ragione sta in gran parte nel forte calo della domanda nelle industrie (-12% 2022-2023). Che essa possa riprendere in tempi brevi è molto arduo, tanto che la stessa ICIS per il  2024 prevede un recupero della domanda elettrica solo “tiepido” (si veda l’analisi ICIS, Understanding european power demand, Part 2: Forecasting recovery)

Anche l’AIE (Electricity 2024. Analysis and forecast to 2026) vede la domanda elettrica nei paesi avanzati progredire solo in maniera graduale e imputa la gran parte della crescita nel prossimo triennio soprattutto ai paesi non avanzati (85%), grazie ad un miglior quadro macroeconomico, al raddoppio degli impieghi dei data center che già oggi consumano 460 TWh, all’elettrificazione nel residenziale e trasporti.

Al calo della domanda osservato in tutti i paesi europei, configurandosi in molte situazioni come sua strutturale distruzione, hanno contribuito più ragioni, non tutte positive. In particolare:

(a) il forte aumento dei prezzi dell’elettricità, solo in parte rientrato, a livelli nelle industrie energy-intensive doppi di quelli americani o cinesi, con una loro forte perdita di competitività;
(b) l’insoddisfacente andamento delle economie;
(c) la riduzione della produzione industriale, che contribuisce per oltre 1/3 alla domanda elettrica.

In Italia nel 2023 si è avuta una contrazione della domanda delle industrie di circa il 4%. Alcune di queste ragioni sono temporanee, altre strutturali, come i processi di deindustrializzazione e di delocalizzazione della produzione in aree relativamente più convenienti. I settori della chimica e dei metalli sono stati quelli più colpiti dall’aumento dei costi energetici, dal calo della loro domanda, da delocalizzazioni.

Non dare per acquisiti i successi di solare ed eolico trascurandone le difficoltà

Va da sé che la minor domanda ha comportato un aumento ancor più rilevante nel grado di penetrazione delle rinnovabili, ma compiacersene è in parte errato. L’insoddisfacente e comunque incerta dinamica della domanda elettrica aggiunge infatti un’ulteriore difficoltà allo sviluppo delle rinnovabili.

Difficolta che potrebbero minare le prospettive di crescita attese delle rinnovabili e che abbiamo più volte trattato su questo blog (si vedano i miei post 3 ostacoli delle rinnovabili e Ancora sugli ostacoli alle rinnovabili, quello di Emiliano Morgia 3 fattori che soffiano contro l’eolico)ma di cui è conscia anche la stessa AIE che nel citato rapporto Renewables 2023 le raggruppa in 4 categorie:

1) incertezze politiche e sfavorevole situazione macroeconomica (alti tassi interesse e tassi inflazione);
2) insufficienti investimenti nelle reti elettriche;
3) barriere amministrative;
4) insufficienti finanziamenti e investimenti nel mondo emergente.

L’inversione nel calo dei costi ha ridotto la marginalità e reso meno remunerativi gli investimenti, specie nell’eolico offshore (con capex unitari aumentati del 20%). Da qui la richiesta di ulteriori sostegni pubblici.

Il sostegno pubblico serve (anche) alla domanda

Le politiche pubbliche e l’intervento dello Stato nell’energia si confermano ancora una volta l’architrave del Nuovo Ordine Energetico e che abbiamo da ultimo riscontrato sul fronte della regolazione dei mercati elettrici nell’articolo di Giovanni Goldoni sul trimestrale 4.23 della rivista ENERGIA che perviene a un’importante conclusione: abbiamo assistito al «progressivo avanzamento della regolazione nel terreno che la liberalizzazione aveva consegnato ai mercati», con un simmetrico allargamento dello spazio occupato dal decisore centrale a detrimento del mercato. 

Le politiche pubbliche dovranno favorire sia la crescita di solare ed eolico, ma anche quella della domanda elettrica negli usi finali di energia.

Sul fronte delle rinnovabili, nonostante la forte riduzione dei costi di investimento e produzione registrata negli scorsi decenni, sostiene l’AIE che nell’87% dei casi resta il supporto pubblico resta il driver dominante della crescita. Supporto che rischia – aggiungiamo noi – di scontrarsi con la sempre più diffusa ostilità da parte dell’opinione pubblica, per lo meno in Europa, verso le politiche climatiche e i loro costi.

Non meno importante che le politiche pubbliche tengano in conto dell’importanza del secondo fronte, quello della crescita della domanda elettrica.

Quanto mai opportuno sarebbe un riorientamento del baricentro del supporto pubblico dal perdurante sostegno alle nuove rinnovabili (solare ed eolico) verso le altre tecnologie e, soprattutto, i settori di consumo. Senza la crescita della domanda elettrica, anche le prospettive di crescita di solare ed eolico saranno compromesse.


Alberto Clò è direttore di ENERGIA e RivistaEnergia.it


Foto: Pixabay

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