29 Gennaio 2024

Nucleare in Italia, il contesto giuridico è un ostacolo?

LinkedInTwitterFacebookEmailPrint

Due referendum, una revisione costituzionale, diverse disposizioni europee: il contesto giuridico costituisce un ostacolo al rientro dell’Italia nel nucleare? Su ENERGIA 4.23, Raffaele Bifulco (Università di Roma Luiss Guido Carli) argomenta come l’attuale cornice normativa possa considerarsi neutrale rispetto a una riconsiderazione del riavvio della produzione di energia nucleare in Italia.

Il nucleare sta attirando a sé sempre maggiori attenzioni, per il contributo che potrebbe fornire alla duplice, per molti versi inconciliabile, sfida di contrastare i cambiamenti climatici e rafforzare la sicurezza energetica.

Le attenzioni sono rivolte sia al futuro – alla fusione, in primis, i cui progressi di tanto in tanto occupano le prime pagine dei quotidiani, come nel caso del NIF, e che è ancora saldamente tema di ricerca, ma anche ai reattori di quarta generazione e di piccola scala, nonostante il recente fallimento di NuScale – sia alle tecnologie attualmente disponibili.

Nonostante la non trascurabile contraddizione con la sua esclusione dal regime di aiuti di Stato, che alcuni hanno ricondotto a uno “sgambetto industriale” della Germania nei confronti della Francia, l’Unione Europea ha incluso questa tecnologia nella Tassonomia delle attività ecosostenibili per il suo contributo nel processo di decarbonizzazione dell’economia.

Nucleare, tra emergenza climatica e sicurezza energetica

L’auspicio di un forte sviluppo del nucleare è giunto peraltro anche dalla COP28 tenutasi a Dubai negli Emirati Arabi da parte di una ventina di paesi (tra cui Stati Uniti e Francia) con la richiesta di triplicare la potenza nucleare civile entro metà secolo rispetto al 2020.

Anche l’Italia non è esente da questo ritorno di fiamma verso la tecnologia nucleare. Da qualche tempo si è ripreso a parlare di rientro del nostro Paese e subito si è riacceso un duro scontro tra opposte fazioni. Lo scorso 21 settembre, il Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha convocato la prima riunione della Piattaforma nazionale per un nucleare sostenibile.

Vi sono però domande da cui partire e alle quali fornire adeguate risposte. Non affrontarle equivale, non è un paradosso, ad essere nei fatti antinuclearisti. La rivista ENERGIA, più che schierarsi, mira a chiarire queste condizioni esogene. A partire da quelle giuridiche, con un articolo del giurista Raffaele Bifulco, professore ordinario di Diritto costituzionale nel Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Roma Luiss Guido Carli pubblicato sul trimestrale 4.23.

L’articolo di Bifulco contestualizza il quadro giuridico italiano nel quale si calerebbe un’eventuale ripresa dell’industria nucleare, dalla riforma costituzionale in materia ambientale all’esito positivo del referendum abrogativo svoltosi nel 2011.

Bifulco muove dal rapporto tra cambiamento climatico e nucleare (par. 1). “Il fatto nuovo è appunto la caratterizzazione emergenziale del profilo climatico per quanto essa ha, allo stesso tempo, di simbolico e di effettivo. Il materializzarsi di eventi climatici catastrofici in giro per il mondo ha spinto verso la drammatizzazione del fattore climatico e verso la sua trasformazione in emergenza permanente(2)”.

Nell’interesse delle future generazioni

È in questa sede che il giurista contestualizza le recenti disposizioni europee in materia. “La Commissione, sulla base della valutazione degli esperti, giunge alla conclusione che l’energia nucleare, in ragione delle sue caratteristiche, può contribuire, e in maniera determinante, all’abbattimento delle emissioni di anidride carbonica e al raggiungimento dell’obiettivo della neutralità climatica. Naturalmente deve restare chiaro che il Regolamento lascia liberi gli Stati di scegliere l’opzione nucleare oppure di perseguire altre strade”.

“Passando dal piano normativo dell’Unione Europea a quello nazionale, occorre sottolineare una rilevante novità di rango costituzionale” (par. 2 – Il nucleare nella riforma costituzionale in materia ambientale). Si tratta dell’inserimento della tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi nei «principi fondamentali» della Carta e nella «costituzione economica» del cui potenziale impatto su ENERGIA abbiamo iniziato a discutere nei numeri 4.22 e 1.23 con i contributi del giurista Stefano Grassi, degli avvocati Andrea Leonforte e Lorenzo Parola e del professor Andrea Morrone.

Bifulco analizza la questione sotto tre profili: la questione climatica, il rapporto tra lo sviluppo dell’energia nucleare e la biodiversità, il rapporto tra produzione di energia nucleare e l’iniziativa economica (nuovo art. 41, c. 3, Cost). Vi trova spazio anche unadigressionesui rifiuti nucleari in una recentissima decisione del Consiglio costituzionale francese (par. 2.1).

“In punto di diritto, dunque, la riforma costituzionale del 2022 non rappresenta un ostacolo ad una decisione politica che si intesti l’opzione nucleare. Tutt’altra storia è quanto effettivamente la politica sia pronta e matura per una tale scelta”.

Oltre la legge, accettabilità sociale e condizioni economiche

Neppure i referendum dell’1987 e del 2011 costituiscono secondo Bifulco degli ostacoli normativi per la produzione di energia nucleare in Italia (par. 3). “L’attuale cornice normativa può dunque considerarsi neutrale rispetto a una riconsiderazione del riavvio della produzione di energia nucleare in Italia. L’abrogazione delle norme preesistenti impedisce certo una ripartenza immediata. Non vi sono però ostacoli normativi che si oppongono alla ripartenza della programmazione e della produzione di energia nucleare. Tuttavia, a tal fine, due presupposti appaiono indispensabili nel caso in cui Parlamento e Governo dovessero avviare un ripensamento in materia di energia nucleare”.  

Il primo è di fornire all’opinione pubblica un’adeguata informazione sui vantaggi del nucleare nella lotta al cambiamento climatico e nell’approvvigionamento energetico. Chiarendo le ragioni che spiegano la grave incapacità del nostro Paese di dar una definitiva soluzione all’annoso problema della sistemazione dei rifiuti radioattivi. Come ebbe a scrivere sulla pagine di ENERGIA Fabio Pistella nel 2021, l’accettabilità sociale è presupposto imprescindibile per evitare ulteriori costose delusioni come quelle patite in passato. Tema che verrà ripreso nel prossimo numero dal professor Luigi De Paoli.

Il secondo presupposto, ancor più critico, è di elaborare un’adeguata normativa, che sappia disegnare procedimenti autorizzativi capaci di conciliare efficienza e certezza per gli investitori – superando nel tempo la mutabilità e imprevedibilità della politica – e adeguati meccanismi di partecipazione dei cittadini. Le condizioni economiche (convenienza e finanziabilità) saranno la vera cartina di tornasole che decreterà il rientro o meno del nostro Paese nel nucleare, e lo affronteremo nel corso dell’anno sempre su ENERGIA e sempre grazie al contributo di Luigi De Paoli.


Il post presenta l’articolo di Raffaele Bifulco Contesto normativo di un possibile ritorno al nucleare pubblicato su ENERGIA 4.23 (pp. 46-51)

Raffaele Bifulco, Università di Roma Luiss «Guido Carli»



0 Commenti

Nessun commento presente.


Login