La fine del mercato tutelato dell’elettricità è realtà, chi ne trarrà beneficio? L’articolo di Carlo Stagnaro sul trimestrale 4.23 della rivista ENERGIA analizza lo stato dell’arte dei mercati retail dell’energia elettrica per i piccoli consumatori, soffermandosi sugli effetti della crisi energetica del 2022 e sulle misure eccezionali adottate per farvi fronte.
Si inaugura la fase del servizio a tutele graduali, ma la fine del mercato tutelato dell’elettricità è ormai realtà. Inizialmente prevista per il 2019, l’apertura del mercato elettrico retail è stata più volte rimandata. Da ultimo, si è rischiato un ennesimo rinvio politico per le famiglie anche nel 2023, che si è invece tradotto in una semplice proroga per i clienti domestici non vulnerabili dal primo aprile al primo luglio 2024 decisa da Arera al fine di assicurare il tempo necessario agli utenti per esser informati.
Per le piccole imprese questo passaggio era già terminato nel 2021. Per le microimprese invece, il servizio di maggior tutela si è concluso ad aprile 2023. La loro esperienza mostra che il risparmio è il primo e più tangibile esito delle aste sostiene Carlo Stagnaro (Istituto Bruno Leoni) che affronta il tema sul trimestrale 4.23 della rivista ENERGIA.
L’articolo analizza lo stato dell’arte dei mercati retail dell’energia elettrica per i piccoli consumatori, in particolare le famiglie. Si sofferma sugli effetti della crisi energetica del 2022, incluse le misure eccezionali adottate per farvi fronte, e sulle modalità di superamento della maggior tutela attraverso procedure competitive per l’assegnazione del cosiddetto «servizio a tutele graduali».
Servizio a tutele graduali (Stg), vi saranno assegnati i clienti domestici non vulnerabili che ancora non avranno scelto il mercato libero al momento del “fine tutela”
“I consumatori italiani hanno la possibilità di scegliere liberamente il fornitore di gas dal 2003 e di energia elettrica dal 2007. Questa facoltà deriva dalle direttive europee. La ratio di tale scelta sta nel fatto che, da un lato, la vendita di prodotti energetici non ha alcuna caratteristica del monopolio naturale, né pare strutturalmente esposta a qualche forma di fallimento del mercato; dall’altro, l’apertura dei mercati a valle era (ed è) ritenuta strumentale per promuovere l’integrazione dei mercati europei ed è coerente coi principi della libertà di stabilimento. Inoltre, a livello europeo si è consolidata la convinzione che la concorrenza a livello retailpossa essere uno strumento di empowerment del consumatore funzionale alla transizione energetica.
Il percorso di liberalizzazione dei mercati elettrici, in particolare, è iniziato nell’Unione Europea col cosiddetto «primo pacchetto» del 1996. Esso ha investito la governancedei sistemi elettrici in modo molto profondo sotto vari aspetti, dalla separazione verticale delle reti alla creazione di mercati all’ingrosso, dall’introduzione di regolatori indipendenti alla facoltà riconosciuta alle varie tipologie di consumatori di scegliere fornitori e contratti (Goldoni 2020). Tuttavia, a dispetto dell’enfasi sulla quantità e qualità delle informazioni da mettere a disposizione dei consumatori per facilitarne le scelte (Vitiello et al. 2022), proprio il segmento retailè quello che ha incontrato i maggiori ostacoli, sia dal punto di vista pratico, sia da quello politico (Littlechild 2021)”.
Stagnaro muove la sua analisi sulla fine del mercato tutelato dell’elettricità dall’inquadramento europeo (par. 1). “Aver identificato in modo così preciso e ambizioso gli obiettivi della liberalizzazione dei mercati retail impone di interrogarsi se tali fini siano stati raggiunti. La risposta è più complessa di quel che potrebbe apparire, per una serie di ragioni, la più importante delle quali è che le modalità con cui i diversi paesi hanno aperto il mercato finale della vendita e le normative di dettaglio (per esempio, in materia di protezione dei consumatori) spesso divergono in maniera significativa”.
Segue il paragrafo la maggior tutela e il libero mercato (par. 2) nel quale Stagnaro ripercorre la successione degli eventi proponendo riflessione sulla diversa esperienza dei mercati del gas ed elettrico e sui risultati conseguiti “a dispetto di questa resistenza regolatoria”.
“Vale però la pena sottolineare tre punti:
– mentre i prezzi di tutela prevedono la mera fornitura di energia, senza servizi accessori, a prezzo variabile, la maggior parte dei contratti sottoscritti sul libero mercato contiene servizi aggiuntivi e/o sono a prezzo fisso (ARERA 2023a). In particolare, coloro che hanno sottoscritto contratti a prezzo fisso hanno probabilmente pagato bollette più salate in anni come il 2020, ma hanno risparmiato cifre considerevoli nel 2022 in corrispondenza della crisi energetica;
– il continuo aumento dei clienti che scelgono un fornitore sul mercato libero, l’esiguo tasso dei rientri in tutela e il fatto che i consumi medi dei clienti sul libero mercato siano superiori ai consumi medi dei clienti in tutela lasciano intendere che i consumatori percepiscano una maggiore soddisfazione;
– la maggior parte dei clienti in tutela non ha mai cambiato fornitore. Tuttavia, i clienti che hanno cambiato fornitore almeno una volta tendono a farlo nuovamente, il che suggerisce che vi sia un meccanismo di apprendimento, confermato dall’esperienza del superamento della maggior tutela per piccole-medie imprese (Pmi) e microimprese (si veda par. 4)”.
La terza parte dell’articolo è dedicata alle misure transitorie del 2021-2022 (par. 3) e come queste abbiano impattato “non solo su livello o dinamica dei prezzi, ma anche su comportamento e incentivi di operatori e consumatori”.
Le tutele graduali sono l’oggetto del quarto paragrafo e in particolare gli esiti delle aste che “hanno coinvolto circa 242 mila Pmi con un consumo complessivo di circa 6 TWh (divise in nove aree territoriali)(15) e 1,6 milioni di microimprese con un consumo complessivo di 4,3 TWh (divise in dodici aree territoriali)(16)”.
“La Tab. 2 riporta gli esiti delle gare per aree territoriali. Sebbene le offerte siano differenziate per aree territoriali – a riflettere, presumibilmente, la percezione della diversa rischiosità di questi clienti – in linea con altre scelte della regolazione la componente tariffaria corrispondente sarà uguale su tutto il territorio nazionale, sulla base dei prezzi di aggiudicazione.
Sotto il profilo economico, ARERA considera questa procedura un successo, in quanto essa ha consentito di garantire la transizione ordinata al libero mercato di circa due milioni di clienti, tra Pmi e microimprese, a condizione vantaggiose per ciascuno”.
Le aste per le utenze domestiche non vulnerabili sono invece giunte ad articolo pubblicato e l’autore le ha commentate sul suo profilo X (già Twitter).
“Alle aste hanno partecipato 20 operatori. In ballo c’era la fornitura di energia elettrica a 4,5 milioni di clienti domestici non vulnerabili divisi in 26 lotti. Nessuno poteva aggiudicarsi più del 30 per cento del totale (quindi: 7 lotti) (…) Due operatori (Enel e Hera) si sono aggiudicati il numero massimo di lotti (7), seguiti da EdisonNews (4), Illumia (3), Iren (2), A2A (2) e E.On Italia (1).
Non conosciamo i prezzi di aggiudicazione: ciascun operatore ha fatto un’offerta specifica per ogni lotto, ma i consumatori pagheranno un prezzo unico a livello nazionale, senza alcuna differenziazione territoriale. L’Arera pubblicherà un rapporto completo il 6 febbraio. Dal commento di Besseghini e dalla domanda di Repubblica (che parla addirittura di “offerte in perdita” o “predatorie”) si può dedurre che i consumatori coinvolti vedranno sicuramente le proprie bollette diminuire rispetto alla Maggior Tutela.
Non è curioso che, dopo aver detto per mesi che i prezzi sarebbero aumentati, adesso il problema sia se ne sono usciti prezzi troppo bassi?
(…) L’obiettivo delle aste non era solo garantire prezzi più convenienti, ma anche di “assicurare la concorrenza e la pluralità di fornitori e di offerte nel libero mercato”. Infatti inizialmente il primo operatore ha una quota di mercato attorno al 60%. A partire dal 1° luglio, la concentrazione sarà molto ridotta, visto che circa tre milioni di clienti sono usciti dal perimetro dell’incumbent. La situazione sarebbe ancora migliore se i vulnerabili non fossero stati esclusi dal beneficio di prezzi inferiori.
E ora? Le nuove forniture partiranno il 1° luglio. L’esperienza delle Pmi e delle microimprese suggerisce che aumenteranno i tassi di switching. Anche questo era un obiettivo della misura.
È importante che tutti siano correttamente informati di quello che accadrà e come. Il ministro Pichetto ha parlato per mesi della necessità di una campagna informativa ma al momento non ce n’è traccia, se non nello stanziamento di un milione di euro (basterà?). La campagna va lanciata il prima possibile. (…)
Il 6 febbraio sapremo i risultati delle aste, le assegnazioni dei lotti e i prezzi. Chi annunciava cataclismi è stato smentito. Aspettiamo i dati per chiedere conto agli avvelenatori di pozzi dell’enorme danno alla reputazione del settore e alla fiducia dei consumatori”.
120 euro pro capite e 1,2 miliardi complessivi, le nuove stime del risparmio mancato a causa del rinvio nel 2022 della piena liberalizzazione del mercato elettrico
La quinta ed ultima parte dell’articolo sulla fine del mercato tutelato dell’elettricità è invece dedicata alle conclusioni (par. 5). “Si può stimare il risparmio che sarebbe derivato dalla piena liberalizzazione per i clienti domestici (circa 10 milioni, di cui 5,7 non vulnerabili), se essa fosse stata perseguita come previsto già a decorrere dall’anno 2022. Nel corso di tale esercizio, assumendo uno sconto sui corrispettivi di maggior tutela attorno al 40% (in linea con quanto osservato per Pmi e microimprese), il mancato risparmio aggregato è stato almeno di 200,1 milioni di euro (di cui 114,5 per i soli clienti non vulnerabili).
Si può tuttavia fare un’assunzione più aggressiva, anche sulla base di quanto dichiarato dal presidente di ARERA nel corso della presentazione della relazione annuale 2023 (…). In tale prospettiva il ribasso potrebbe essere anche più significativo: assumendo uno sconto del 75%, si arriverebbe a 376 milioni di euro (di cui 215 per i soli clienti non vulnerabili). Se ne può dedurre che la scelta di rinviare, nel 2022 e forse anche nel 2023, la piena liberalizzazione del mercato elettrico ha comportato un trasferimento di risorse dalle famiglie alle imprese esercenti il servizio di maggior tutela tra i duecentocinquanta e più di quattrocento milioni di euro, come riassume la Tab. 3”.
Stime che, alla luce di indiscrezioni sull’esito delle aste sopracitate, l’autore ci ha comunicato potrebbero risultare significativamente superiori, collocandosi come risparmio pro capite nei dintorni di 120 euro (su base annua) e come risparmio complessivo di 1,2 miliardi di euro (considerando il totale della platea, vulnerabili + non vulnerabili).
Il post presenta l’articolo di Carlo Stagnaro Maggior tutela: un beneficio per chi? pubblicato su ENERGIA 4.23 (pp. 36-45)
Carlo Stagnaro è direttore ricerche e studi dell’Istituto Bruno Leoni e membro del Comitato Scientifico della rivista ENERGIA
Foto: Unsplash
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