21 Febbraio 2024

La rischiosa scommessa dell’Italia sui terminal GNL

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La scommessa dell’Italia sui terminal GNL potrebbe rivelarsi rischiosa dato che la domanda in Europa di gas e GNL si avvicina al suo picco. Lo confermano i nuovi dati dell’European LNG tracker dell’istituto IEEFA.

Nel 2023 il consumo di gas in Europa è sceso al livello più basso degli ultimi 10 anni, grazie in parte all’aumento delle misure nel campo dell’efficientamento energetico e alla diffusione delle energie rinnovabili, in parte alla distruzione della domanda industriale e alle temperature da record.

Una nuova analisi dell’Institute for Energy Economics and Financial Analysis (IEEFA) rivela che il consumo di GNL in Europa dovrebbe raggiungere un picco nel 2025.

A seguito dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, i mercati Europei hanno rapidamente ridotto la loro dipendenza dal gas russo. IEEFA aveva previsto che le importazioni di GNL sarebbero aumentate nel 2023 per compensare il deficit; tuttavia, la domanda di GNL in Europa, su base annua, è stata in realtà piatta.

La domanda di gas è diminuita del 20% in tutto il continente europeo

Nei due anni successivi all’invasione, la domanda di gas è diminuita del 20% in tutto il continente europeo. Tale calo è stato determinato principalmente dalla minore importazione da parte della Germania, Italia e Regno Unito.

In particolare, l’Italia ha dimostrato una grande leadership, riducendo il consumo di gas di 14,4 miliardi di metri cubi. Tuttavia, l’ambizione del Paese di diventare un hub europeo del gas ha influenzato la pianificazione di nuovi terminali GNL entro il 2030, nonostante il rischio di un loro sottoutilizzo. 

Nonostante la riduzione della domanda interna di gas, l’Italia aumenterà infatti la sua capacità di importazione di GNL del 62% fino al 2026, grazie alla realizzazione di due nuovi terminali: un’unità galleggiante di stoccaggio e rigassificazione (FSRU) che dovrebbe essere operativa entro il 2024 al largo di Ravenna e un terminale GNL offshore previsto a Porto Empedocle nel 2026.

L’Italia aumenterà infatti la sua capacità di importazione di GNL del 62% fino al 2026

Il nuovo terminale GNL di Piombino, entrato in funzione nel maggio dello scorso anno, ha registrato, nel 2023, un tasso di utilizzo di appena il 42%, il che induce concrete riflessioni sulla necessità di espandere ulteriormente l’infrastruttura di importazione. La scommessa dell’Italia sui terminal di GNL potrebbe rivelarsi alquanto rischiosa.

I prezzi del GNL sono sempre più volatili e influenzati dagli eventi globali e, quindi, non tranquillizzanti per un continente che cerca stabilità e sicurezza energetica a lungo termine. Conseguentemente, solo una sostanziale riduzione del consumo di gas da parte dei paesi importatori potrebbe mitigare il rischio di insostenibilità del sistema. 

I Paesi europei hanno speso più di 170 miliardi di euro per l’importazione di GNL nel 2022 e 2023, di cui 75,15 miliardi di euro in favore degli Stati Uniti, 23,84 miliardi di euro  e 23,80 miliardi di euro al Qatar: i principali esportatori di GNL verso i Paesi dell’UE.  

Segnatamente, l’Italia, per le importazioni di GNL, nel 2023 ha speso oltre 9,5 miliardi di euro, di cui la maggior parte versati al Qatar (5,62 miliardi di euro) e agli Stati Uniti (3,76 miliardi di euro). L’anno scorso l’Italia è stata il maggior importatore di GNL del Qatar.

Invece, nello stesso anno, le importazioni italiane di GNL dalla Russia, che sono aumentate dell’11% in tutta Europa, sono scese a meno di 1 miliardo di metri cubi. Tuttavia, come già evidenziato dall’IEEFA, è probabile che i Paesi europei importino ulteriori volumi di GNL russo attraverso passaggi intermedi tra paesi terzi.

13 nuovi terminal dovrebbero essere operativi in Europa entro il 2030

L’Italia non è l’unica ad espandere la propria infrastruttura di importazione di GNL. In tutta Europa, otto nuovi terminali sono entrati in funzione dal febbraio 2022 e altri 13 progetti dovrebbero essere operativi entro il 2030. Questo nonostante il tasso di utilizzo medio dei terminali di importazione dell’Unione Europea sia stato, lo scorso anno, solo del 58,5%.

Questi progetti dovrebbero far raggiungere all’Europa una potenziale capacità di importazione di GNL pari a 405 miliardi di metri cubi. Secondo le previsioni dell’IEEFA, la domanda europea di GNL nel 2030 non supererà i 135 miliardi di metri cubi, il che solleva oggettive perplessità in merito alla necessità di realizzare ulteriori impianti.

E ciò a prescindere dalle problematiche connesse all’utilizzo dei combustibili fossili che andrebbero, invece, considerate nell’ottica, più che drammaticamente incombente, di una prospettiva di cambiamento radicale dell’attuale, e purtroppo anche progettuale, prassi di approvvigionamento energetico, volgendo una maggiore e imprescindibile attenzione alle fonti rinnovabili.


Ana Maria Jaller-Makarewicz, Lead Energy Analyst di IEEFA in Europa


Foto: Unsplash

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