11 Marzo 2024

Le emissioni continuano a crescere? Investire nel Sud del mondo

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Le emissioni globali hanno toccato un nuovo record, spinte da quelle nel Sud del mondo che hanno più che compensato il calo di quelle nel Nord. Se non si abbassa la curva crescente delle emissioni nel Sud del mondo non si riuscirà a piegare quella delle emissioni globali. Per farlo servono investimenti.

Vale ribadirlo, i cambiamenti climatici sono un fenomeno globale e non locale. Gli eventi estremi che flagellano molte aree del mondo non dipendono solo dalle loro emissioni dirette di anidride carbonica, ma anche e spesso soprattutto da quelle rilasciate in tutto il mondo. Da cui, un aumento della loro concentrazione in atmosfera che origina l’effetto serra.

Le politiche climatiche dell’Unione Europea non salvano quindi i paesi membri dai rischi di eventi estremi, ma contribuiscono a ridurre la concentrazione delle emissioni, anche se in misura, si sa, alquanto limitata. Piuttosto che niente, verrebbe da dire, meglio piuttosto. Ma è proprio così?

Due opposte tendenze

Guardando alla geografia delle emissioni (IEA, CO2 Emissions in 2023) emerge una divaricante tendenza: da un lato, la strutturale decrescita delle emissioni nelle aree avanzate, dall’altro lato, una dinamica opposta nelle aree emergenti, originata dalla crescita della domanda di energia per lo più soddisfatta dalle fonti fossili, specie dal carbone. Domanda alimentata dall’incremento demografico e dalla crescita del reddito pro-capite, due dei 4 fattori dell’Identità di Kaya che determinano la crescita delle emissioni.

emissioni sud mondo
emissioni sud mondo

Enfatizzare la prima tendenza, generalizzandola su scala globale, trascurando la seconda non aiuta a capire quel che accadrà, in scenari dove gli auspici vanno ben al di là dei fatti. Soprattutto, non aiuta a capire quel che si dovrebbe fare.

Nuovo record di emissioni

Nel 2023 le emissioni mondiali sono aumentate dell’1,1%, segnando un nuovo massimo storico, a fronte di una crescita del reddito mondiale del 3%, con un sensibile declino quindi della sua intensità carbonica.

emissioni sud mondo

La crescita delle emissioni globali dell’1,1% è la risultante netta di un calo delle emissioni del 4,5% nei paesi avanzati (tornate ai livelli di mezzo secolo fa) e di un aumento del 6,6% nei paesi in via di sviluppo, con uno scarto quindi superiore a due punti percentuali.

Morale: se non si abbassa la curva crescente delle emissioni nel Sud del mondo non si riuscirà a piegare quella delle emissioni globali.

Questo non sta avvenendo. Non tenerne conto – come accade per la più parte degli scenari previsivi – alimenta solo false illusioni. Per riuscirvi, bisognerebbe aumentare di molto gli investimenti nel Sud del mondo che restano incredibilmente bassi, per molte ragioni non facilmente superabili

Solo il 15% degli investimenti green nel Sud del mondo

Gli investimenti green a livello mondiale nel 2023 sono ammontati a 1.800 miliardi di dollari, per l’85% realizzati nei paesi avanzati e in Cina e solo per il 15% nel mondo relativamente povero, nonostante esso conti per un terzo del reddito mondiale e per i due terzi della popolazione mondiale (IEA, Reducing the cost of capital, 2024).

Per conseguire gli obiettivi fissati dai governi, gli investimenti nel Sud del mondo dovrebbero aumentare annualmente – per ridurre le emissioni e soddisfare la crescente domanda di energia – entro il 2030 di oltre tre volte rispetto al dato del 2023, dagli attuali 270 miliardi di dollari (contro i 475 miliardi investiti nelle fossili) a 870 miliardi, e di circa 6 volte a 1.600 miliardi per orientare la curva delle emissioni vero l’obiettivo di 1,5°.

Tra le ragioni che spiegano il basso flusso degli investimenti ne prevalgono due.

Primo: la ridotta disponibilità finanziaria degli Stati, che contribuiscono per circa la metà ai progetti green, non alleviata dai contributi che il mondo avanzato da anni promette ma non fornisce.

Secondo: il molto maggior costo di capitale degli investimenti green: oltre due volte quello in similari progetti nei paesi avanzati. Un maggior costo del capitale, in progetti già di per sé ad elevata intensità di capitale, ne aumenta il costo complessivo riducendone la redditività.

Meglio, allora, in una logica privatistica investire in centrali a carbone, come sta avvenendo in un gran numero di paesi emergenti, ad iniziare dalla Cina con una potenza addizionale a carbone in costruzione o progettata che non si discosta gran che dalle previsioni di crescita dell’insieme di rinnovabili in tutta l’Europa nel prossimo quinquennio (circa 400 GW vs 530 GW).

La conclusione che bisognerebbe trarre dall’asimmetria nella transizione energetica mondiale tra dove si investe prevalentemente, nei paesi avanzati, e dove si dovrebbe investire, in quelli emergenti, è la necessità di una riallocazione degli investimenti verso il Sud del mondo.

In sintesi: è più importante investire grandi somme in Europa, per ridurre di poco o niente le emissioni globali, a fronte di impatti negativi sulle economie, o non sarebbe meglio farlo nell’altra metà del mondo con risultati che sarebbero molto più consistenti?


Alberto Clò è direttore di ENERGIA e RivistaEnergia.it


Foto: Agbara Industrial dumping site - Wikimedia Commons

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